I dati di letteratura sembrano suggerire una fondamentale inaccessibilità del modello della gravità a livello cognitivo coerentemente con gli studi sulla così detta “fisica ingenua”. Quando si chiede ad un soggetto, anche esperto delle leggi della fisica, di rispondere, senza aver tempo per riflettere, sul moto di un oggetto, esso commette regolarmente degli errori di valutazione interpretabili come l'utilizzo istintivo di una forma di conoscenza interna delle leggi della fisica simile a quella medioevale dell'Impeto. (Kozhevnikov & Hegarty 2001, Zago & Lacquaniti 2005). Questi studi hanno messo in luce come la nostra conoscenza del mondo esterno sia dissociata in tre forme. La conoscenza implicita motoria è quella istintiva, motoria, che agisce a-priori e che ci permette di interagire correttamente con il moto accelerato terrestre (McIntyre et al. 2001, Indovina et al. 2005), ma non altrettanto bene in condizioni microgravitazionali. La conoscenza implicita percettiva, che si basa sulla ricostruzione che noi facciamo in modo intuitivo del mondo attraverso i nostri sensi e che è quindi limitata dei difetti delle nostre percezioni; essa è, quindi, la raccolta delle nostre conoscenze intuitive del mondo ed è ciò che noi usiamo per prevedere quel che può avvenire intorno a noi. L'ultima forma di conoscenza è la conoscenza esplicita. Essa è la summa cognitiva della nostra conoscenza del mondo, per i più esperti si fonda sugli studi fatti sulle leggi della fisica, per i meno esperti si basa sulle conoscenze intuitive. Ma essendo comunque una forma di conoscenza cognitiva essa non ha accesso a sistemi di elaborazioni intuitivi ed inconsci a basso livello (e per questo veloci), ma sfrutta le aree di elaborazione mentale ad alto livello (e per questo lente) per effettuare elaborazioni ad alta definizione come l'immaginazione visiva (rotazione mentale di oggetti, riconoscimento di forme, esplorazione mentale di mappe ed immagini). I risultati che abbiamo ottenuto sembrano suggerire che l’immaginazione mentale del moto fisico degli oggetti occupi una posizione a se stante nel contesto delle rappresentazioni neurali. Infatti, i risultati hanno mostrato come nella maggior parte dei soggetti la durata immaginata del moto della pallina virtuale obbedisce assai da vicino alle leggi della fisica, sia per moti immaginati a velocità costante (0g) che per moti soggetti alla forza di gravità terrestre (1g). Bisogna sottolineare come la relazione tra la durata del moto e la velocità di lancio impartita sia caratterizzata da una forte non linearità. Tale non linearità non è prevista né da rappresentazioni di fisica ingenua del tipo di quelle precedentemente rivelate negli studi di conoscenza esplicita verbalizzabile, né da rappresentazioni delle leggi di moto governate dalla gravità terrestre, quali quelle utilizzate dal sistema motorio in compiti di prensione di oggetti in caduta libera. Inoltre, i risultati hanno mostrato come i soggetti tendano ad utilizzare velocità di lancio sistematicamente più basse per palline non soggette alla gravità rispetto alle quelle utilizzate per palline soggette alla gravità terrestre. Solo un cervello che “conosca” le leggi di Newton sarebbe in grado di sfruttare la possibilità di utilizzare velocità più basse per moti 0g, risparmiando energia meccanica e metabolica, così come solo un cervello che abbia internalizzata la legge di gravità sarebbe in grado di usare velocità superiore ad un valore soglia (funzione dell’altezza di lancio immaginata) per moti 1g.
Gravano, S. (2009). Immaginazione e percezione della gravità [10.58015/gravano-silvio_phd2009-04-14].
Immaginazione e percezione della gravità
GRAVANO, SILVIO
2009-04-14
Abstract
I dati di letteratura sembrano suggerire una fondamentale inaccessibilità del modello della gravità a livello cognitivo coerentemente con gli studi sulla così detta “fisica ingenua”. Quando si chiede ad un soggetto, anche esperto delle leggi della fisica, di rispondere, senza aver tempo per riflettere, sul moto di un oggetto, esso commette regolarmente degli errori di valutazione interpretabili come l'utilizzo istintivo di una forma di conoscenza interna delle leggi della fisica simile a quella medioevale dell'Impeto. (Kozhevnikov & Hegarty 2001, Zago & Lacquaniti 2005). Questi studi hanno messo in luce come la nostra conoscenza del mondo esterno sia dissociata in tre forme. La conoscenza implicita motoria è quella istintiva, motoria, che agisce a-priori e che ci permette di interagire correttamente con il moto accelerato terrestre (McIntyre et al. 2001, Indovina et al. 2005), ma non altrettanto bene in condizioni microgravitazionali. La conoscenza implicita percettiva, che si basa sulla ricostruzione che noi facciamo in modo intuitivo del mondo attraverso i nostri sensi e che è quindi limitata dei difetti delle nostre percezioni; essa è, quindi, la raccolta delle nostre conoscenze intuitive del mondo ed è ciò che noi usiamo per prevedere quel che può avvenire intorno a noi. L'ultima forma di conoscenza è la conoscenza esplicita. Essa è la summa cognitiva della nostra conoscenza del mondo, per i più esperti si fonda sugli studi fatti sulle leggi della fisica, per i meno esperti si basa sulle conoscenze intuitive. Ma essendo comunque una forma di conoscenza cognitiva essa non ha accesso a sistemi di elaborazioni intuitivi ed inconsci a basso livello (e per questo veloci), ma sfrutta le aree di elaborazione mentale ad alto livello (e per questo lente) per effettuare elaborazioni ad alta definizione come l'immaginazione visiva (rotazione mentale di oggetti, riconoscimento di forme, esplorazione mentale di mappe ed immagini). I risultati che abbiamo ottenuto sembrano suggerire che l’immaginazione mentale del moto fisico degli oggetti occupi una posizione a se stante nel contesto delle rappresentazioni neurali. Infatti, i risultati hanno mostrato come nella maggior parte dei soggetti la durata immaginata del moto della pallina virtuale obbedisce assai da vicino alle leggi della fisica, sia per moti immaginati a velocità costante (0g) che per moti soggetti alla forza di gravità terrestre (1g). Bisogna sottolineare come la relazione tra la durata del moto e la velocità di lancio impartita sia caratterizzata da una forte non linearità. Tale non linearità non è prevista né da rappresentazioni di fisica ingenua del tipo di quelle precedentemente rivelate negli studi di conoscenza esplicita verbalizzabile, né da rappresentazioni delle leggi di moto governate dalla gravità terrestre, quali quelle utilizzate dal sistema motorio in compiti di prensione di oggetti in caduta libera. Inoltre, i risultati hanno mostrato come i soggetti tendano ad utilizzare velocità di lancio sistematicamente più basse per palline non soggette alla gravità rispetto alle quelle utilizzate per palline soggette alla gravità terrestre. Solo un cervello che “conosca” le leggi di Newton sarebbe in grado di sfruttare la possibilità di utilizzare velocità più basse per moti 0g, risparmiando energia meccanica e metabolica, così come solo un cervello che abbia internalizzata la legge di gravità sarebbe in grado di usare velocità superiore ad un valore soglia (funzione dell’altezza di lancio immaginata) per moti 1g.File | Dimensione | Formato | |
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