Ricercare una comune metodologia quali-quantitativa coerente con le necessità espresse dal Consiglio UE nel 2011 per la stima della coesione territoriale è un impegno fondamentale della ricerca geografico-economica, al fine di individuare le misure concrete da adottare per rendere efficace la Strategia Europe 2020 in Italia utilizzando i potenziali territoriali regionali. Coerentemente con le ricerche in corso (la coesione è sempre localizzata; è dunque possibile misurarne la dimensione territoriale che la lega al comportamento dei sistemi socio-economici regionali: Prezioso, 2008), il paper svilupperà l’obiettivo trattando la coesione come mezzo, strumento e fine della politica territoriale regionale per misurare gli squilibri economico-sociali, ambientali e culturali (variabili strutturali del capitale territoriale regionale e locale) rispetto ai target europei fissati per rilanciare la crescita sulla base delle diversità territoriali. Questo carattere, già presente in Brunhes e Vallaux (1921), Jaia (1938), Schumpeter (1954), Sombart (1967), George (1967), Lo Monaco (1983), ne ha fatto, insieme a quello del capitale territoriale attuale e potenziale (Martin in Lennert 2006; Lennert 2010; Camagni 2010; Prezioso 2011), il tema centrale della ricerca geografico-economica europea più recente in materia di new regionalisation, superando le tradizionali interpretazioni (Porter, 1990; Storper, 1997) di capacità regionale. Per questo la coesione territoriale, già principale obiettivo della programmazione regionale europea 2013, è stata rilanciata nel 2011 (Cohesion Policy Programme of Polish Precidency of the Council of European Union) come necessaria all’attuazione della Strategia Europe 2020 (Barca Report, 2009; V Cohesion Report, 2010; Territorial Agenda, 2011), considerandola il mezzo e lo strumento con cui affrontare l’attuale periodo di stagnazione e crisi e generare diversi e originali modelli geografico-economico competitivi, policentrici, sostenibili (ESPON 2013). In molte regioni la Strategia 2020 deve rispondere ad una scarsa resilienza e all’aumento della vulnerabilità agli effetti prodotti dalle grandi “questioni”: Climate Change, Energy, Demography Change, Globalisation. La rinnovata Agenda Territoriale 2011 rilancia questi target evidenziando la necessità di sviluppare indicatori territoriali comparabili delle risorse reali e potenziali a scala regionale all’interno di una metodologia condivisa per rendere immediatamente efficaci ed efficiente le azioni di sviluppo. Alcuni metodi (Prezioso, 2006, 2008; Capello, 2008; Radej, 2008; Evers, 2009, Camagni, 2010), dopo un’iniziale sperimentazione, sembrano oggi in grado di misurare più di altri la coesione attraverso la valutazione d'impatto ex ante, stimando le relazioni di interdipendenza tra variabili socioeconomiche e ambientali, sommandole ai tradizionale indicatori del benessere regionale (PIL, occupazione, produttività) (Faludi, 2010).
Prezioso, M. (2012). Come sviluppare e valutare le politiche di coesione territoriale nella prospettiva 2020. In Istituzioni, reti territoriali e sistema Paese: la governance delle relazioni locali – nazionali. AISRe.
Come sviluppare e valutare le politiche di coesione territoriale nella prospettiva 2020
PREZIOSO, MARIA
2012-09-01
Abstract
Ricercare una comune metodologia quali-quantitativa coerente con le necessità espresse dal Consiglio UE nel 2011 per la stima della coesione territoriale è un impegno fondamentale della ricerca geografico-economica, al fine di individuare le misure concrete da adottare per rendere efficace la Strategia Europe 2020 in Italia utilizzando i potenziali territoriali regionali. Coerentemente con le ricerche in corso (la coesione è sempre localizzata; è dunque possibile misurarne la dimensione territoriale che la lega al comportamento dei sistemi socio-economici regionali: Prezioso, 2008), il paper svilupperà l’obiettivo trattando la coesione come mezzo, strumento e fine della politica territoriale regionale per misurare gli squilibri economico-sociali, ambientali e culturali (variabili strutturali del capitale territoriale regionale e locale) rispetto ai target europei fissati per rilanciare la crescita sulla base delle diversità territoriali. Questo carattere, già presente in Brunhes e Vallaux (1921), Jaia (1938), Schumpeter (1954), Sombart (1967), George (1967), Lo Monaco (1983), ne ha fatto, insieme a quello del capitale territoriale attuale e potenziale (Martin in Lennert 2006; Lennert 2010; Camagni 2010; Prezioso 2011), il tema centrale della ricerca geografico-economica europea più recente in materia di new regionalisation, superando le tradizionali interpretazioni (Porter, 1990; Storper, 1997) di capacità regionale. Per questo la coesione territoriale, già principale obiettivo della programmazione regionale europea 2013, è stata rilanciata nel 2011 (Cohesion Policy Programme of Polish Precidency of the Council of European Union) come necessaria all’attuazione della Strategia Europe 2020 (Barca Report, 2009; V Cohesion Report, 2010; Territorial Agenda, 2011), considerandola il mezzo e lo strumento con cui affrontare l’attuale periodo di stagnazione e crisi e generare diversi e originali modelli geografico-economico competitivi, policentrici, sostenibili (ESPON 2013). In molte regioni la Strategia 2020 deve rispondere ad una scarsa resilienza e all’aumento della vulnerabilità agli effetti prodotti dalle grandi “questioni”: Climate Change, Energy, Demography Change, Globalisation. La rinnovata Agenda Territoriale 2011 rilancia questi target evidenziando la necessità di sviluppare indicatori territoriali comparabili delle risorse reali e potenziali a scala regionale all’interno di una metodologia condivisa per rendere immediatamente efficaci ed efficiente le azioni di sviluppo. Alcuni metodi (Prezioso, 2006, 2008; Capello, 2008; Radej, 2008; Evers, 2009, Camagni, 2010), dopo un’iniziale sperimentazione, sembrano oggi in grado di misurare più di altri la coesione attraverso la valutazione d'impatto ex ante, stimando le relazioni di interdipendenza tra variabili socioeconomiche e ambientali, sommandole ai tradizionale indicatori del benessere regionale (PIL, occupazione, produttività) (Faludi, 2010).File | Dimensione | Formato | |
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