Il volume su Spazi e tempi del gioco nel Settecento raccoglie gli atti di uno degli incontri annuali della Società italiana di studi sul secolo XVIII. Suddiviso in quattro sezioni (Calcolo e azzardo; Corruzione ed educazione; Gioco della seduzione, seduzione del gioco; Gioco di società, giochi proibiti), il libro instaura un dialogo a più voci. Al suo interno, infatti, studiosi di varie discipline si confrontano su un’attività edonistica, la quale, soprattutto nel Settecento, diventa espressione di tutte le manifestazioni della vita associata. Philosophes e moralisti, libertini, giocatori e legislatori si contrappongono sullo sfondo di un secolo in cui, dalla Francia all’Inghilterra, da Napoli a Venezia, i confini tra gioco, teatro, sociabilità ed eros si rarefanno, fino a scomparire. La concatenazione della voce «Jeu» dell'Encyclopédie è una delle più ricche e conta 28 entrate. Come di consueto, alcune di queste sono semplici rinvii ad altre voci: 1/ Jeu, lusus. (Bell. lett.) Voyez Jouer & Jeux ; 2/ Jeu de théâtre, (en poësie.) Voyez Drame, Tragédie, Comédie, &c.; 3/ Jeux (Salle de). Voyez Théâtre, Amphithéâtre, &c.: 4/ Jeux Eléuthériens, voyez Jeux de la Liberté; 5/ Jeux de hasard. Voyez l'article Jouer; 6/ Jeu de voiles. Voyez Jet de voiles. Senza contare le numerose voci, di lemmi diversi che hanno il «gioco» per oggetto – «Marziali, giochi», «Plebei, giochi»; «Olimpici, giochi» ecc. – dei quali contiamo ben 33 entrate, di argomento per lo più erudito (antichità greche e romane), e in gran parte opera del cavaliere Louis De Jaucourt (1704-1780), l'instancabile poligrafo autore di migliaia di lemmi. J. Lough contò, come è noto, oltre due milioni di parole partorite dalla penna del cavaliere. Di queste voci, solo alcune, poche invero, presentano un reale interesse filosofico, degno dell'attenzione dello storico. L'articolo di testa della concatenazione ragionata, non firmato, porta come designanti, tra parentesi, «(Droit naturel & Morale)». L'approccio è del tipo edonistico proprio di tante voci dell'Encyclopédie, che non deve tuttavia indurci ad attribuire l'articolo, senza meno, a Diderot, anche se c'è un accenno all'hasard che si lega al plaisir del gioco, come tratto antropologico costitutivo dell'attività ludica, molto coerente con la visione antifinalistica e materialistica del mondo e della morale propria del Philosophe. La restante parte dell'articolo «Jeu», dopo una breve digressione sulla funzione storica del gioco nella società greco-romana, prende spunto per le proprie considerazioni dalle filosofie di due grandi autori, l'abate Jean-Baptiste Du Bos, autore delle Réflexions critiques sur la poésie et sur la peinture, 3 vol., 2e nouvelle édition revue, corrigée & considérablement augmentée, Paris, 1733 (17191), che ebbe numerosissime ristampe lungo tutto il corso del secolo XVIII; e il barone di Montesquieu. Entrambi insistono sul fattore hasard come componente-chiave del piacere del gioco. L'abbandono alla definalizzazione del caso – esemplificato nel lancio dei dadi – è il tratto «naturale» di ogni esperienza ludica, al di qua delle differenze d'ordine storico-culturale. Giocare, nella forma più naturale e universale constatabile, è, secondo il redattore dell'Encyclopédie, il «giocare d'azzardo», ossia giocare con il caso, ma non «a caso», bensì seguendo delle regole.
Quintili, P. (2011). Giochi della natura» nell'Encyclopédie. Jaucourt, D'Holbach, Diderot. In Spazi e tempi del gioco nel Settecento, a cura di B. Alfonzetti e R. Turchi (pp.35-48). Roma : Edizioni di Storia e Letteratura.
Giochi della natura» nell'Encyclopédie. Jaucourt, D'Holbach, Diderot
QUINTILI, PAOLO
2011-09-01
Abstract
Il volume su Spazi e tempi del gioco nel Settecento raccoglie gli atti di uno degli incontri annuali della Società italiana di studi sul secolo XVIII. Suddiviso in quattro sezioni (Calcolo e azzardo; Corruzione ed educazione; Gioco della seduzione, seduzione del gioco; Gioco di società, giochi proibiti), il libro instaura un dialogo a più voci. Al suo interno, infatti, studiosi di varie discipline si confrontano su un’attività edonistica, la quale, soprattutto nel Settecento, diventa espressione di tutte le manifestazioni della vita associata. Philosophes e moralisti, libertini, giocatori e legislatori si contrappongono sullo sfondo di un secolo in cui, dalla Francia all’Inghilterra, da Napoli a Venezia, i confini tra gioco, teatro, sociabilità ed eros si rarefanno, fino a scomparire. La concatenazione della voce «Jeu» dell'Encyclopédie è una delle più ricche e conta 28 entrate. Come di consueto, alcune di queste sono semplici rinvii ad altre voci: 1/ Jeu, lusus. (Bell. lett.) Voyez Jouer & Jeux ; 2/ Jeu de théâtre, (en poësie.) Voyez Drame, Tragédie, Comédie, &c.; 3/ Jeux (Salle de). Voyez Théâtre, Amphithéâtre, &c.: 4/ Jeux Eléuthériens, voyez Jeux de la Liberté; 5/ Jeux de hasard. Voyez l'article Jouer; 6/ Jeu de voiles. Voyez Jet de voiles. Senza contare le numerose voci, di lemmi diversi che hanno il «gioco» per oggetto – «Marziali, giochi», «Plebei, giochi»; «Olimpici, giochi» ecc. – dei quali contiamo ben 33 entrate, di argomento per lo più erudito (antichità greche e romane), e in gran parte opera del cavaliere Louis De Jaucourt (1704-1780), l'instancabile poligrafo autore di migliaia di lemmi. J. Lough contò, come è noto, oltre due milioni di parole partorite dalla penna del cavaliere. Di queste voci, solo alcune, poche invero, presentano un reale interesse filosofico, degno dell'attenzione dello storico. L'articolo di testa della concatenazione ragionata, non firmato, porta come designanti, tra parentesi, «(Droit naturel & Morale)». L'approccio è del tipo edonistico proprio di tante voci dell'Encyclopédie, che non deve tuttavia indurci ad attribuire l'articolo, senza meno, a Diderot, anche se c'è un accenno all'hasard che si lega al plaisir del gioco, come tratto antropologico costitutivo dell'attività ludica, molto coerente con la visione antifinalistica e materialistica del mondo e della morale propria del Philosophe. La restante parte dell'articolo «Jeu», dopo una breve digressione sulla funzione storica del gioco nella società greco-romana, prende spunto per le proprie considerazioni dalle filosofie di due grandi autori, l'abate Jean-Baptiste Du Bos, autore delle Réflexions critiques sur la poésie et sur la peinture, 3 vol., 2e nouvelle édition revue, corrigée & considérablement augmentée, Paris, 1733 (17191), che ebbe numerosissime ristampe lungo tutto il corso del secolo XVIII; e il barone di Montesquieu. Entrambi insistono sul fattore hasard come componente-chiave del piacere del gioco. L'abbandono alla definalizzazione del caso – esemplificato nel lancio dei dadi – è il tratto «naturale» di ogni esperienza ludica, al di qua delle differenze d'ordine storico-culturale. Giocare, nella forma più naturale e universale constatabile, è, secondo il redattore dell'Encyclopédie, il «giocare d'azzardo», ossia giocare con il caso, ma non «a caso», bensì seguendo delle regole.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.