Da alcuni anni il concetto di sviluppo sostenibile, formalizzato nel Rapporto Brundtland (WCED, 1987), ha progressivamente coinvolto una pluralità di attori, sia pubblici sia privati (Giovannini, 2018), fino a permeare il contesto accademico, stimolandolo a ripensare la propria Mission e a porre la sostenibilità al centro del suo agire (Sterling, 2004; Leal Filho et al., 2015). Un segnale tangibile di questo impegno è rappresentato dall’elevato numero di università che, a livello mondiale, hanno formalmente sottoscritto, dal 1990 in poi, dichiarazioni volte ad integrare la sostenibilità nelle proprie politiche e pratiche (Wright, 2004). A tale dinamica, si aggiungono i numerosi network internazionali che danno forma a reti di “università sostenibili”, impegnate a realizzare pratiche innovative, iniziative specifiche o progetti pilota con un significativo impatto a livello gestionale e curricolare (Lozano et al., 2013). Tuttavia, la letteratura internazionale sottolinea come, nonostante questi segnali positivi, il ruolo delle università nella diffusione di principi e approcci sostenibili non possa essere circoscritto esclusivamente all’ambito della ricerca scientifica o delle pratiche gestionali, ma debba necessariamente estendersi anche alla dimensione educativa (Barth et al., 2007). In quanto agenti di formazione delle future generazioni di cittadini, decisori, politici e professionisti, le università sono chiamate a promuovere una trasformazione culturale profonda che integri la sostenibilità all’interno dei processi di insegnamento e apprendimento (Rieckmann, 2012). In particolare, al mondo accademico è richiesto di rapportarsi con la sostenibilità nelle sue molteplici prospettive, nella consapevolezza che l’offerta formativa erogata dagli atenei risponda maggiormente alle istanze di una società in rapida e continua trasformazione e di un mondo del lavoro che richiede professionisti non solo con competenze disciplinari specifiche, ma inquadrate in una prospettiva sistemica, basata anche sulla conoscenza di aspetti trasversali e transdisciplinari, anche nell’ottica di quanto richiesto dall’Agenda 2030. In questo contesto, l’Università di Roma Tor Vergata ha intrapreso un percorso di riorientamento della propria offerta formativa, integrando, attraverso la combinazione di iniziative centralizzate e percorsi specifici, i principi dell’Agenda 2030 nei curricula accademici. Il presente studio si propone di analizzare il grado di allineamento dell’offerta formativa dell’Ateneo con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), mediante una mappatura dettagliata degli insegnamenti. I risultati dell’analisi, basata su un campione di 138 corsi, evidenziano una prevalenza dell’SDG 4 (Istruzione di qualità), seguita dagli SDG 3 (Salute e benessere), 11 (Città e comunità sostenibili), 12 (Produzione e consumo responsabili) e 13 (Lotta contro il cambiamento climatico). Seguono l’Obiettivo 7 (Energia pulita e accessibile), 9 (Industria, innovazione e infrastrutture), 15 (Vita sulla terra). Tali risultati possono essere letti alla luce della natura degli insegnamenti considerati e degli ambiti disciplinari da cui essi provengono, evidenziando una maggiore incidenza dei corsi delle aree STEM e sanitarie rispetto a quelle economico-giuridiche e umanistiche. Ciò suggerisce la necessità di un ulteriore sforzo per promuovere un’integrazione trasversale della sostenibilità in tutte le discipline universitarie, al fine di formare cittadini e professionisti capaci di affrontare le sfide globali in maniera consapevole e responsabile.
Di Gerio, C., Fiorani, G., Maurizi, G. (2025). L’integrazione della sostenibilità nei curricula universitari: il caso dell’Università di Roma Tor Vergata. ??????? it.cilea.surplus.oa.citation.tipologie.CitationProceedings.prensentedAt ??????? Convegno RUS “Educazione allo Sviluppo Sostenibile nelle Università della RUS. Sfide, Approcci e Prospettive Future”, Milano.
L’integrazione della sostenibilità nei curricula universitari: il caso dell’Università di Roma Tor Vergata
Di Gerio Chiara;Fiorani Gloria;Gioia Maurizi
2025-05-19
Abstract
Da alcuni anni il concetto di sviluppo sostenibile, formalizzato nel Rapporto Brundtland (WCED, 1987), ha progressivamente coinvolto una pluralità di attori, sia pubblici sia privati (Giovannini, 2018), fino a permeare il contesto accademico, stimolandolo a ripensare la propria Mission e a porre la sostenibilità al centro del suo agire (Sterling, 2004; Leal Filho et al., 2015). Un segnale tangibile di questo impegno è rappresentato dall’elevato numero di università che, a livello mondiale, hanno formalmente sottoscritto, dal 1990 in poi, dichiarazioni volte ad integrare la sostenibilità nelle proprie politiche e pratiche (Wright, 2004). A tale dinamica, si aggiungono i numerosi network internazionali che danno forma a reti di “università sostenibili”, impegnate a realizzare pratiche innovative, iniziative specifiche o progetti pilota con un significativo impatto a livello gestionale e curricolare (Lozano et al., 2013). Tuttavia, la letteratura internazionale sottolinea come, nonostante questi segnali positivi, il ruolo delle università nella diffusione di principi e approcci sostenibili non possa essere circoscritto esclusivamente all’ambito della ricerca scientifica o delle pratiche gestionali, ma debba necessariamente estendersi anche alla dimensione educativa (Barth et al., 2007). In quanto agenti di formazione delle future generazioni di cittadini, decisori, politici e professionisti, le università sono chiamate a promuovere una trasformazione culturale profonda che integri la sostenibilità all’interno dei processi di insegnamento e apprendimento (Rieckmann, 2012). In particolare, al mondo accademico è richiesto di rapportarsi con la sostenibilità nelle sue molteplici prospettive, nella consapevolezza che l’offerta formativa erogata dagli atenei risponda maggiormente alle istanze di una società in rapida e continua trasformazione e di un mondo del lavoro che richiede professionisti non solo con competenze disciplinari specifiche, ma inquadrate in una prospettiva sistemica, basata anche sulla conoscenza di aspetti trasversali e transdisciplinari, anche nell’ottica di quanto richiesto dall’Agenda 2030. In questo contesto, l’Università di Roma Tor Vergata ha intrapreso un percorso di riorientamento della propria offerta formativa, integrando, attraverso la combinazione di iniziative centralizzate e percorsi specifici, i principi dell’Agenda 2030 nei curricula accademici. Il presente studio si propone di analizzare il grado di allineamento dell’offerta formativa dell’Ateneo con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), mediante una mappatura dettagliata degli insegnamenti. I risultati dell’analisi, basata su un campione di 138 corsi, evidenziano una prevalenza dell’SDG 4 (Istruzione di qualità), seguita dagli SDG 3 (Salute e benessere), 11 (Città e comunità sostenibili), 12 (Produzione e consumo responsabili) e 13 (Lotta contro il cambiamento climatico). Seguono l’Obiettivo 7 (Energia pulita e accessibile), 9 (Industria, innovazione e infrastrutture), 15 (Vita sulla terra). Tali risultati possono essere letti alla luce della natura degli insegnamenti considerati e degli ambiti disciplinari da cui essi provengono, evidenziando una maggiore incidenza dei corsi delle aree STEM e sanitarie rispetto a quelle economico-giuridiche e umanistiche. Ciò suggerisce la necessità di un ulteriore sforzo per promuovere un’integrazione trasversale della sostenibilità in tutte le discipline universitarie, al fine di formare cittadini e professionisti capaci di affrontare le sfide globali in maniera consapevole e responsabile.| File | Dimensione | Formato | |
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