È esperienza corrente dei Chirurghi Ortopedici che la rimozione dei mezzi di sintesi può rivelarsi un intervento molto più indaginoso del precedente impianto, soprattutto nel caso di chiodi endomidollari, e che talora si conclude con un fallimento completo o parziale. In genere questo non comporta particolari problemi se l'intervento viene eseguito in elezione e consente di lasciare in sede l'intero mezzo di sintesi o una sua parte che risultino ben tollerati. I problemi possono essere invece molto seri se la rimozione si rende indispensabile per far fronte ad una complicazione come la rifrattura, l'infezione o l'intolleranza, ed assumono particolari connotazioni se è una carenza della struttura e dello strumentario di un determinato mezzo di sintesi ad aumentare il rischio di fallimento della rimozione. La nostra esperienza, soprattutto a seguito di alcuni casi emblematici che mostriamo, ci induce a fare alcune considerazioni su quelli che dovrebbero essere i requisiti ottimali di un mezzo di sintesi ai fini della rimozione, con particolare riguardo ai chiodi endomidollari: a) le teste delle viti e le relative chiavi dovrebbero avere una conformazione ed una robustezza tali da garantire una presa che sopporti coppie torsionali consistenti senza cedere (necessario standardizzare le prove al banco); b) le viti cefaliche dovrebbero avere la porzione liscia dello stelo di diametro uguale o solo leggermente inferiore al diametro della filettatura, in modo che la filettatura non debba scavarsi a ritroso per intero il percorso nell'osso durante l'estrazione; c) gli estrattori ed i cacciaviti dovrebbero essere muniti di snodo cardanico, in modo da potersi sempre orientare in modo ottimale nella direzione delle impanature e degli incassi; d) gli estrattori avvitati dovrebbero inoltre essere modulari, con l'elemento filettato corto ed indipendente che possa essere avvitato nell'impanatura del chiodo limitando il conflitto con le strutture anatomiche circostanti; . e) i chiodi dovrebbero essere sempre muniti di un tappo che protegga l'aggancio per l'estrattore dall'osteointegrazione (tra l'altro, il chiodo in questione ne è sprovvisto e ciò ha contribuito a complicare gli interventi); f) all'epoca dell'impianto, non andrebbero mai lasciate in sede le componenti la cui permanenza non è strettamente necessaria, come le viti di coartazione; g) ad impianto ultimato, tutte le parti con gli agganci per gli strumenti di rimozione dovrebbero rimanere facilmente repertabili ed accessibili senza costringere a demolizioni ossee, a costo di lasciarle protrudere sia pure entro i limiti della tollerabilità da parte dei tessuti circostanti. È auspicabile che i problemi incontrati nel corso della rimozione di determinati mezzi di sintesi, che al momento dell'impianto si dimostrano invece affidabili, vengano segnalati alle Società Specialistiche, in modo che queste facciano pressione sulle Aziende produttrici per ottenere le opportune modifiche, e nel contempo mettano in guardia i Chirurghi che si accingono alla rimozione o all'impianto dei mezzi di sintesi a rischio. Nessun mezzo di sintesi va considerato a perdere e nessuna rimozione di mezzi di sintesi va presa troppo alla leggera.

Cannata, G., Oliva, F., Iundusi, R., Lecce, D., Tarantino, U. (2005). Razionale sulle indicazioni, sui limiti e sulle possibili complicazioni nella rimozione di mezzi di sintesi. In Libro degli Atti del 96° Congresso della Società di Ortopedia e Traumatologia dell'Italia Meridionale ed Insulare (S.O.T.I.M.I.). Quartu Sant'Elena, Cagliari.

Razionale sulle indicazioni, sui limiti e sulle possibili complicazioni nella rimozione di mezzi di sintesi

CANNATA, GIUSEPPE;TARANTINO, UMBERTO
2005-01-01

Abstract

È esperienza corrente dei Chirurghi Ortopedici che la rimozione dei mezzi di sintesi può rivelarsi un intervento molto più indaginoso del precedente impianto, soprattutto nel caso di chiodi endomidollari, e che talora si conclude con un fallimento completo o parziale. In genere questo non comporta particolari problemi se l'intervento viene eseguito in elezione e consente di lasciare in sede l'intero mezzo di sintesi o una sua parte che risultino ben tollerati. I problemi possono essere invece molto seri se la rimozione si rende indispensabile per far fronte ad una complicazione come la rifrattura, l'infezione o l'intolleranza, ed assumono particolari connotazioni se è una carenza della struttura e dello strumentario di un determinato mezzo di sintesi ad aumentare il rischio di fallimento della rimozione. La nostra esperienza, soprattutto a seguito di alcuni casi emblematici che mostriamo, ci induce a fare alcune considerazioni su quelli che dovrebbero essere i requisiti ottimali di un mezzo di sintesi ai fini della rimozione, con particolare riguardo ai chiodi endomidollari: a) le teste delle viti e le relative chiavi dovrebbero avere una conformazione ed una robustezza tali da garantire una presa che sopporti coppie torsionali consistenti senza cedere (necessario standardizzare le prove al banco); b) le viti cefaliche dovrebbero avere la porzione liscia dello stelo di diametro uguale o solo leggermente inferiore al diametro della filettatura, in modo che la filettatura non debba scavarsi a ritroso per intero il percorso nell'osso durante l'estrazione; c) gli estrattori ed i cacciaviti dovrebbero essere muniti di snodo cardanico, in modo da potersi sempre orientare in modo ottimale nella direzione delle impanature e degli incassi; d) gli estrattori avvitati dovrebbero inoltre essere modulari, con l'elemento filettato corto ed indipendente che possa essere avvitato nell'impanatura del chiodo limitando il conflitto con le strutture anatomiche circostanti; . e) i chiodi dovrebbero essere sempre muniti di un tappo che protegga l'aggancio per l'estrattore dall'osteointegrazione (tra l'altro, il chiodo in questione ne è sprovvisto e ciò ha contribuito a complicare gli interventi); f) all'epoca dell'impianto, non andrebbero mai lasciate in sede le componenti la cui permanenza non è strettamente necessaria, come le viti di coartazione; g) ad impianto ultimato, tutte le parti con gli agganci per gli strumenti di rimozione dovrebbero rimanere facilmente repertabili ed accessibili senza costringere a demolizioni ossee, a costo di lasciarle protrudere sia pure entro i limiti della tollerabilità da parte dei tessuti circostanti. È auspicabile che i problemi incontrati nel corso della rimozione di determinati mezzi di sintesi, che al momento dell'impianto si dimostrano invece affidabili, vengano segnalati alle Società Specialistiche, in modo che queste facciano pressione sulle Aziende produttrici per ottenere le opportune modifiche, e nel contempo mettano in guardia i Chirurghi che si accingono alla rimozione o all'impianto dei mezzi di sintesi a rischio. Nessun mezzo di sintesi va considerato a perdere e nessuna rimozione di mezzi di sintesi va presa troppo alla leggera.
Congresso della Società di ortopedia e traumatologia dell'Italia meridionale ed insulare
Quartu Sant'Elena (Italy)
2005
96.
Società di Ortopedia e Traumatologia dell'Italia Meridionale ed Insulare (S.O.T.I.M.I.)
Rilevanza nazionale
contributo
2005
2005
Settore MED/33 - MALATTIE APPARATO LOCOMOTORE
Italian
mezzi di sintesi; rimozione; complicazioni
Intervento a convegno
Cannata, G., Oliva, F., Iundusi, R., Lecce, D., Tarantino, U. (2005). Razionale sulle indicazioni, sui limiti e sulle possibili complicazioni nella rimozione di mezzi di sintesi. In Libro degli Atti del 96° Congresso della Società di Ortopedia e Traumatologia dell'Italia Meridionale ed Insulare (S.O.T.I.M.I.). Quartu Sant'Elena, Cagliari.
Cannata, G; Oliva, F; Iundusi, R; Lecce, D; Tarantino, U
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