Possiamo definire la città un insieme di paesaggi in continua transizione. È, infatti, dalla molteplicità dei suoi ‘paesaggi’ e dall’impronta dei suoi ‘passaggi’, delle sue mutazioni, che la città prende forma. Quando si parla di traduzione, o tradizione, si fa cenno alla medesima radice etimologica di tradimento, una radice che inevitabilmente troviamo anche in ‘transizione’, poiché nel passaggio avviene necessariamente un atto critico, una selezione, compiuta dal tempo o dall’uomo, che contamina e tradisce, che trasmuta. La città, quindi, è il risultato di un continuo processo di traduzioni, transizioni e tradimenti che definiscono nuove configurazioni e significazioni. Nelle pieghe di questa plastica materia si annidano le sedimentazioni di una memoria collettiva e le radici di ciò che sarà. Ed è proprio per questo che la città è, e rimane, sempre con-temporanea, laddove l’aggettivo ‘con-temporaneo’ non va inteso comunemente come ‘odierno’, ma come espressione di una composizione sintattica di tempi–intervalli – diversi ma simultanei. D’altronde la città, né antica né nuova, è nell’oggi ed è una. A partire da ciò, il saggio propone un estratto del progetto sviluppato per la riqualificazione del centro storico di Larissa, di cui l’autrice è stata parte del team di progettazione1, al fine di un’indagine sulle possibili strategie di valorizzazione e rigenerazione del patrimonio come ‘architettura del contemporaneo’. Il nuovo disegno dell’area archeologica, in tale direzione, si pone come vitale centralità della città di Larissa e, al contempo, come dispositivo connettivo paesaggistico della rete ecologica territoriale. La rigenerazione dell’antica acropoli diviene risorsa collettiva tanto per lo sviluppo economico-turistico della città, quanto per la tutela e la valorizzazione di un’eredità culturale, identitaria e condivisa, da ‘transitare’ verso il futuro. Perché, se per archeologie intendiamo architetture che hanno concluso il loro ciclo di vita, allora sta a noi fare delle archeologie, nuove architetture.
Fiorelli, A. (2022). Tradizione, traduzione e tradimento: il teatro antico di Larissa. In Transizioni: l’avvenire della didattica e della ricerca per il progetto di architettura: book of abstracts (pp.193-193). ProArch.
Tradizione, traduzione e tradimento: il teatro antico di Larissa
Angela Fiorelli
2022-01-01
Abstract
Possiamo definire la città un insieme di paesaggi in continua transizione. È, infatti, dalla molteplicità dei suoi ‘paesaggi’ e dall’impronta dei suoi ‘passaggi’, delle sue mutazioni, che la città prende forma. Quando si parla di traduzione, o tradizione, si fa cenno alla medesima radice etimologica di tradimento, una radice che inevitabilmente troviamo anche in ‘transizione’, poiché nel passaggio avviene necessariamente un atto critico, una selezione, compiuta dal tempo o dall’uomo, che contamina e tradisce, che trasmuta. La città, quindi, è il risultato di un continuo processo di traduzioni, transizioni e tradimenti che definiscono nuove configurazioni e significazioni. Nelle pieghe di questa plastica materia si annidano le sedimentazioni di una memoria collettiva e le radici di ciò che sarà. Ed è proprio per questo che la città è, e rimane, sempre con-temporanea, laddove l’aggettivo ‘con-temporaneo’ non va inteso comunemente come ‘odierno’, ma come espressione di una composizione sintattica di tempi–intervalli – diversi ma simultanei. D’altronde la città, né antica né nuova, è nell’oggi ed è una. A partire da ciò, il saggio propone un estratto del progetto sviluppato per la riqualificazione del centro storico di Larissa, di cui l’autrice è stata parte del team di progettazione1, al fine di un’indagine sulle possibili strategie di valorizzazione e rigenerazione del patrimonio come ‘architettura del contemporaneo’. Il nuovo disegno dell’area archeologica, in tale direzione, si pone come vitale centralità della città di Larissa e, al contempo, come dispositivo connettivo paesaggistico della rete ecologica territoriale. La rigenerazione dell’antica acropoli diviene risorsa collettiva tanto per lo sviluppo economico-turistico della città, quanto per la tutela e la valorizzazione di un’eredità culturale, identitaria e condivisa, da ‘transitare’ verso il futuro. Perché, se per archeologie intendiamo architetture che hanno concluso il loro ciclo di vita, allora sta a noi fare delle archeologie, nuove architetture.File | Dimensione | Formato | |
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