Nel corso di circa cinquanta anni la ricerca etnomusicologica ha messo in luce una grande varietà di tradizioni musicali polifoniche in Italia. Tra queste si riscontrano, specialmente nel mondo contadino-pastorale, alcune interessanti forme di polivocalità a due voci che pongono diversi problemi di descrizione e analisi (ad esempio il canto “a vatoccu” diffuso in Umbria e Marche, o il canto “a pennese” del Lazio). L’etnomusicologia italiana ha studiato in genere questi stili vocali utilizzando la trascrizione su pentagramma ed ha fatto spesso ricorso a termini tratti dalla storia della musica europea, tra cui “discanto”, “contrappunto”, “diafonia”. Questo tipo di analisi e di terminologie, nate in riferimento alle tradizioni musicali scritte, rischiano in certi casi di non cogliere quegli elementi che in una tradizione orale possono risultare decisivi per il formalizzarsi della struttura musicale: 1) l’interazione acustica tra le voci, 2) gli aspetti psicoacustici, 3) gli elementi cognitivi e percettivi specifici della cultura in esame. Nel contributo sono quindi presentati alcuni significativi esempi di polivocalità registrati sul campo in Italia proponendone una nuova interpretazione formale basata sull'analisi del suono e sulle terminologie interne alla cultura.
Adamo, G. (2005). Aspekte der Zweistimmigkeit in der Volksmusik Italiens. In Mehrstimmigkeit und Heterophonie. Bericht zur Tagung in Wien 11. bis 12. Dezember 1999 (pp.153-167). Frankfurt am Main : Peter Lang.
Aspekte der Zweistimmigkeit in der Volksmusik Italiens
ADAMO, GIORGIO
2005-01-01
Abstract
Nel corso di circa cinquanta anni la ricerca etnomusicologica ha messo in luce una grande varietà di tradizioni musicali polifoniche in Italia. Tra queste si riscontrano, specialmente nel mondo contadino-pastorale, alcune interessanti forme di polivocalità a due voci che pongono diversi problemi di descrizione e analisi (ad esempio il canto “a vatoccu” diffuso in Umbria e Marche, o il canto “a pennese” del Lazio). L’etnomusicologia italiana ha studiato in genere questi stili vocali utilizzando la trascrizione su pentagramma ed ha fatto spesso ricorso a termini tratti dalla storia della musica europea, tra cui “discanto”, “contrappunto”, “diafonia”. Questo tipo di analisi e di terminologie, nate in riferimento alle tradizioni musicali scritte, rischiano in certi casi di non cogliere quegli elementi che in una tradizione orale possono risultare decisivi per il formalizzarsi della struttura musicale: 1) l’interazione acustica tra le voci, 2) gli aspetti psicoacustici, 3) gli elementi cognitivi e percettivi specifici della cultura in esame. Nel contributo sono quindi presentati alcuni significativi esempi di polivocalità registrati sul campo in Italia proponendone una nuova interpretazione formale basata sull'analisi del suono e sulle terminologie interne alla cultura.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.