Il lavoro dell’insegnante richiede preparazione emozionale, affettiva e persino fisica, esige serietà e non è disgiunto dall’apprendimento. Secondo Paulo Freire, la dimensione affettiva è parte integrante del processo ed è necessaria una ben sviluppata capacità di amare. Tale verbo, lungi da discorsi melensi, è un invito a essere coscienti che il processo di insegnamento/apprendimento si affronta con tutto il proprio essere. Per insegnare sono perciò necessari amore, competenza, creatività e disposizione a lottare per la libertà, senza la quale l’insegnamento è destinato a fallire. A fronte di questo impegno professionale, il fatto di chiamare “zia” la maestra comporta una possibile ombra ideologica: bisogna capire cosa si intenda per “maestra” e cosa per “zia”, non per opporre i termini l’uno all’altro, bensì perché una maestra può essere anche zia nella vita privata, ma nessuna è zia per lavoro. La comparazione semantica sembra celare una sorta di trappola ideologica per cui, sminuendo il ruolo professionale a ruolo simil-parentale, si insinua l’idea che le maestre debbano assumere un atteggiamento mansueto e, quindi, sottomesso.
Ferrari, M. (2019). Maestra sì, “zia” no: equivoci sul ruolo docenti nella scuola brasiliana secondo Paulo Freire. IL NODO, 49(supplemento).
Maestra sì, “zia” no: equivoci sul ruolo docenti nella scuola brasiliana secondo Paulo Freire
Ferrari Marco
2019-12-01
Abstract
Il lavoro dell’insegnante richiede preparazione emozionale, affettiva e persino fisica, esige serietà e non è disgiunto dall’apprendimento. Secondo Paulo Freire, la dimensione affettiva è parte integrante del processo ed è necessaria una ben sviluppata capacità di amare. Tale verbo, lungi da discorsi melensi, è un invito a essere coscienti che il processo di insegnamento/apprendimento si affronta con tutto il proprio essere. Per insegnare sono perciò necessari amore, competenza, creatività e disposizione a lottare per la libertà, senza la quale l’insegnamento è destinato a fallire. A fronte di questo impegno professionale, il fatto di chiamare “zia” la maestra comporta una possibile ombra ideologica: bisogna capire cosa si intenda per “maestra” e cosa per “zia”, non per opporre i termini l’uno all’altro, bensì perché una maestra può essere anche zia nella vita privata, ma nessuna è zia per lavoro. La comparazione semantica sembra celare una sorta di trappola ideologica per cui, sminuendo il ruolo professionale a ruolo simil-parentale, si insinua l’idea che le maestre debbano assumere un atteggiamento mansueto e, quindi, sottomesso.File | Dimensione | Formato | |
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2019 - [articolo rivista] Il Nodo - Maestra sì zia no - Supplemento 3 anno 2019 n 49.pdf
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