La crisi mondiale causata dalla pandemia ha evidenziato grandi problemi nella preparazione collettiva alle emergenze sanitarie. Ogni Paese ha risposto all’emergenza epidemiologica in modo diverso, delineando una forte differenza tra macro-regioni, secondo un asse Est-Ovest: l’Est, da cui è partita la pandemia, è riuscito a contenere e, in alcuni casi, a fermare la diffusione del virus; mentre l’Ovest, nonostante un certo vantaggio temporale nell’arrivo della prima ondata di contagi, è stato colpito duramente e ancora è soggetto a ondate di ritorno, cui riesce a far fronte solo con grosse difficoltà. La Repubblica Popolare Cinese, epicentro della pandemia, seguita da Singapore, Corea del Sud e Giappone, dopo l’inizio disastroso dell’emergenza ha messo in campo risorse materiali e umane in tempi molto rapidi, contando sulla disciplina delle popolazioni e rafforzando la risposta collettiva su più livelli. L’Italia, e in seguito gli USA, la Francia, il Brasile et alii, ha pagato altissimi costi umani e sociali, nonché economici, dalla difficoltà costante nella pianificazione di una risposta adeguata, dovendo scontrarsi con la diffidenza di una parte della popolazione verso misure restrittive necessarie, ma percepite come una violazione delle libertà individuali, se non addirittura una farsa, un pretesto per dare luogo a scenari distopici. In cosa la macro-regione dell’Ovest sembra essere in difficoltà, rispetto alla macro-regione dell’Est? Una risposta univoca sarebbe di certo riduttiva e inadeguata; ma tra i molti campi in cui è possibile ravvisare un gap, vi è la generica concezione dell’educazione come un processo anzitutto individuale e solo in secondo piano sociale.
Ferrari, M. (2021). Dicotomie pedagogiche nello stato di emergenza: libertà individuale versus responsabilità collettiva. In R. Smolla – L. Albino (a cura di), Diritto ed economia nello stato di emergenza: mutamenti strutturali nella / della realtà sociale. CEDAM.
Dicotomie pedagogiche nello stato di emergenza: libertà individuale versus responsabilità collettiva
ferrari marco
2021-06-01
Abstract
La crisi mondiale causata dalla pandemia ha evidenziato grandi problemi nella preparazione collettiva alle emergenze sanitarie. Ogni Paese ha risposto all’emergenza epidemiologica in modo diverso, delineando una forte differenza tra macro-regioni, secondo un asse Est-Ovest: l’Est, da cui è partita la pandemia, è riuscito a contenere e, in alcuni casi, a fermare la diffusione del virus; mentre l’Ovest, nonostante un certo vantaggio temporale nell’arrivo della prima ondata di contagi, è stato colpito duramente e ancora è soggetto a ondate di ritorno, cui riesce a far fronte solo con grosse difficoltà. La Repubblica Popolare Cinese, epicentro della pandemia, seguita da Singapore, Corea del Sud e Giappone, dopo l’inizio disastroso dell’emergenza ha messo in campo risorse materiali e umane in tempi molto rapidi, contando sulla disciplina delle popolazioni e rafforzando la risposta collettiva su più livelli. L’Italia, e in seguito gli USA, la Francia, il Brasile et alii, ha pagato altissimi costi umani e sociali, nonché economici, dalla difficoltà costante nella pianificazione di una risposta adeguata, dovendo scontrarsi con la diffidenza di una parte della popolazione verso misure restrittive necessarie, ma percepite come una violazione delle libertà individuali, se non addirittura una farsa, un pretesto per dare luogo a scenari distopici. In cosa la macro-regione dell’Ovest sembra essere in difficoltà, rispetto alla macro-regione dell’Est? Una risposta univoca sarebbe di certo riduttiva e inadeguata; ma tra i molti campi in cui è possibile ravvisare un gap, vi è la generica concezione dell’educazione come un processo anzitutto individuale e solo in secondo piano sociale.File | Dimensione | Formato | |
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