Il concetto di totalitarismo riscontra nelle grandi dittature europee alcuni punti in comune rispetto all’organizzazione politico-sociale: controllo pervasivo della vita dei cittadini, partito unico al potere, ideologia come progetto d’azione per l’intera società civile, efficiente apparato repressivo, irreggimentazione dei giovani. L’omologazione identitaria, conseguente al tentativo di definire la fisionomia della comunità e dei suoi membri, si basa sul principio di esclusione, per cui la diversità di opinioni, di razza, di ceto e via dicendo, è negata. In questo sistema fortemente strutturato, l’educazione è un mezzo di enorme importanza per la formazione del cittadino-modello. L’educazione totalitaria annulla i diritti e le aperture democratiche, subordina i bisogni individuali a quelli del regime e si estende oltre la scuola, per organizzare anche il tempo libero degli studenti. Lo Stato, nei regimi totalitari, viene esaltato ed esasperato nelle sue qualità e nei suoi limiti, come apparato unificante del pensiero e dell’azione; l’educazione e le pratiche pedagogiche sono perciò tutt’uno con i programmi di sviluppo economico, politico e sociale, portando la pianificazione nazionale a livelli mai raggiunti prima a cavallo tra XIX e XX secolo. In questo ambito, l’attenzione al tempo libero come momento di educazione e indottrinamento ulteriore, costituisce uno dei punti più originali, ancorché coercitivi, della formazione extrascolastica totalitaria. A tutto ciò si contrappone il principio di inclusione della scuola multiculturale nelle odierne democrazie, pur con tutte le difficoltà che la sua costruzione incontra.

Ferrari, M. (2019). Il principio di esclusione nell’educazione totalitaria e l’inclusione multiculturale nella scuola democratica. IL NODO, Supplemento al n 49.

Il principio di esclusione nell’educazione totalitaria e l’inclusione multiculturale nella scuola democratica

ferrari marco
2019-12-01

Abstract

Il concetto di totalitarismo riscontra nelle grandi dittature europee alcuni punti in comune rispetto all’organizzazione politico-sociale: controllo pervasivo della vita dei cittadini, partito unico al potere, ideologia come progetto d’azione per l’intera società civile, efficiente apparato repressivo, irreggimentazione dei giovani. L’omologazione identitaria, conseguente al tentativo di definire la fisionomia della comunità e dei suoi membri, si basa sul principio di esclusione, per cui la diversità di opinioni, di razza, di ceto e via dicendo, è negata. In questo sistema fortemente strutturato, l’educazione è un mezzo di enorme importanza per la formazione del cittadino-modello. L’educazione totalitaria annulla i diritti e le aperture democratiche, subordina i bisogni individuali a quelli del regime e si estende oltre la scuola, per organizzare anche il tempo libero degli studenti. Lo Stato, nei regimi totalitari, viene esaltato ed esasperato nelle sue qualità e nei suoi limiti, come apparato unificante del pensiero e dell’azione; l’educazione e le pratiche pedagogiche sono perciò tutt’uno con i programmi di sviluppo economico, politico e sociale, portando la pianificazione nazionale a livelli mai raggiunti prima a cavallo tra XIX e XX secolo. In questo ambito, l’attenzione al tempo libero come momento di educazione e indottrinamento ulteriore, costituisce uno dei punti più originali, ancorché coercitivi, della formazione extrascolastica totalitaria. A tutto ciò si contrappone il principio di inclusione della scuola multiculturale nelle odierne democrazie, pur con tutte le difficoltà che la sua costruzione incontra.
dic-2019
Pubblicato
Rilevanza nazionale
Articolo
Sì, ma tipo non specificato
Settore M-PED/01 - PEDAGOGIA GENERALE E SOCIALE
Italian
educazione, totalitarismo, esclusione, indottrinamento, multiculturalismo
Ferrari, M. (2019). Il principio di esclusione nell’educazione totalitaria e l’inclusione multiculturale nella scuola democratica. IL NODO, Supplemento al n 49.
Ferrari, M
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