Il volume è suddiviso in due parti: la prima si articola in quattro capitoli che affrontano i temi che hanno animato il dibattito storico e filosofico, con evidenti e incisive ripercussioni su quelle rappresentazioni della Shoah che sono oggetto della seconda parte. L’unicità della Shoah, la sua “dicibilità” , il rapporto con la modernità e il negazionismo sono alcuni dei nodi problematici analizzati nel testo Hurban. Le riflessioni e il dibattito acceso intorno ai tanti aspetti conflittuali del tema hanno influenzato i modi in cui le società hanno scelto di ricordare. La storia della rimozione e dell’elaborazione del lutto della Shoah, che è poi anche la storia del suo racconto e delle rappresentazioni identitarie dei singoli gruppi è insieme spia e specchio di quelle stesse società. Se c’è un campo in cui risulta più evidente il contrasto tra i due approcci alla Shoah propri della cultura contemporanea – da una parte quello della difficile dicibilità, dall’altra la teatralizzazione, l’esigenza costante di narrare, celebrare – questo è il cinema che, come evidenziato nel capitolo, Cinema e Shoah, ha stimolato il discorso pubblico ed esercitato un ruolo fondamentale nella costruzione della memoria collettiva, anche se talvolta senza aiutarlo a maturare un reale processo di comprensione. Il grande schermo è memoria, e lo è d’altra parte, e in molteplici modi, l’architettura – come evidenzia l’ultimo capitolo, Memoria e architettura – che attraverso i musei, i monumenti, i memoriali inscrive il passato nello spazio pubblico, con le forme scelte dai singoli paesi e dalle loro specifiche politiche, che rispecchiano le due declinazioni narrative della Shoah. Quando la memoria non potrà più essere veicolata dai diretti testimoni, sarà affidata proprio a tutte queste altre forme di comunicazione: architetture, film, musei interattivi, luoghi di commemorazione. Per questo il volume s’interroga in particolare su come le riflessioni teoriche abbiano influenzato la percezione collettiva, le rappresentazioni artistiche, il discorso pubblico e persino la negazione dell’esistenza della Shoah e sul rischio che la proliferazione di commemorazioni di ogni sorta comporta.
Hassan, C. (2016). Hurban: Shoah e rappresentazioni sociali... Firenze : LIbri Liberi.
Hurban: Shoah e rappresentazioni sociali..
Hassan, Claudia
Writing – Review & Editing
2016-01-01
Abstract
Il volume è suddiviso in due parti: la prima si articola in quattro capitoli che affrontano i temi che hanno animato il dibattito storico e filosofico, con evidenti e incisive ripercussioni su quelle rappresentazioni della Shoah che sono oggetto della seconda parte. L’unicità della Shoah, la sua “dicibilità” , il rapporto con la modernità e il negazionismo sono alcuni dei nodi problematici analizzati nel testo Hurban. Le riflessioni e il dibattito acceso intorno ai tanti aspetti conflittuali del tema hanno influenzato i modi in cui le società hanno scelto di ricordare. La storia della rimozione e dell’elaborazione del lutto della Shoah, che è poi anche la storia del suo racconto e delle rappresentazioni identitarie dei singoli gruppi è insieme spia e specchio di quelle stesse società. Se c’è un campo in cui risulta più evidente il contrasto tra i due approcci alla Shoah propri della cultura contemporanea – da una parte quello della difficile dicibilità, dall’altra la teatralizzazione, l’esigenza costante di narrare, celebrare – questo è il cinema che, come evidenziato nel capitolo, Cinema e Shoah, ha stimolato il discorso pubblico ed esercitato un ruolo fondamentale nella costruzione della memoria collettiva, anche se talvolta senza aiutarlo a maturare un reale processo di comprensione. Il grande schermo è memoria, e lo è d’altra parte, e in molteplici modi, l’architettura – come evidenzia l’ultimo capitolo, Memoria e architettura – che attraverso i musei, i monumenti, i memoriali inscrive il passato nello spazio pubblico, con le forme scelte dai singoli paesi e dalle loro specifiche politiche, che rispecchiano le due declinazioni narrative della Shoah. Quando la memoria non potrà più essere veicolata dai diretti testimoni, sarà affidata proprio a tutte queste altre forme di comunicazione: architetture, film, musei interattivi, luoghi di commemorazione. Per questo il volume s’interroga in particolare su come le riflessioni teoriche abbiano influenzato la percezione collettiva, le rappresentazioni artistiche, il discorso pubblico e persino la negazione dell’esistenza della Shoah e sul rischio che la proliferazione di commemorazioni di ogni sorta comporta.File | Dimensione | Formato | |
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