Il saggio vuole porsi alcuni interrogativi sulle dinamiche ideologiche, estetiche e culturali che hanno presieduto alla canonizzazione del cinema muto italiano da parte della storiografia nazionale, dal declino degli anni Venti agli anni Sessanta (prima quindi del “mutamento di fase” degli anni Settanta): quando è che il cinema muto italiano ha acquisito una dimensione storica suscettibile di canonizzazione? A quando risale la sua prima canonizzazione? Com’è andata evolvendosi in ulteriori passaggi epocali, per poi differenziarsi in canoni parzialmente divergenti? Quali opere-emblema (Cabiria versus Sperduti nel buio), luoghi (Torino vs. Roma), momenti, personaggi, generi e stilemi sono stati selezionati,con quali ragioni e modalità, a svantaggio di altri, per codificare una tradizione storiografica con i suoi principi, i suoi giudizi di valore e le sue gerarchie? Quali sono stati gli eventi, i testi, le politiche culturali che nell’arco di circa quarant’anni hanno concorso alla definizione e alla divulgazione pubblica di questo canone storiografico? Quali sono stati i soggetti e i prodotti (pionieri, critici, storici, cineteche e musei, editoria, produzioni cinematografiche e televisive ecc.) che hanno “autorizzato” e promosso una certa canonizzazione del cinema muto italiano? Quali opzioni teoriche hanno espresso questi soggetti, e con quali forme narrative hanno configurato la loro codificazione storiografica? E quali sono i condizionamenti storico-culturali (il declino della produzione, la nascita di una cineteca nazionale, la battaglia realista, la riflessione sul cinema popolare ecc.) che hanno reso possibile la definizione, la ricezione e il riconoscimento sociale di questo canone? Il tentativo di individuare una prima possibile risposta a questi interrogativi passa attraverso un’ipotesi di ricostruzione diacronica dello sviluppo del canone che privilegia essenzialmente tre tempi: i primi anni Venti (con le incipienti canonizzazioni stilistiche di Cabiria e di Lucio D’Ambra), gli anni Trenta (con la nascita del Centro Sperimentale, la fondazione del mito di Sperduti nel buio, il decollo della cinefilia e la battaglia per un cinema nazionale) e gli anni Cinquanta (con il boom dell’editoria storiografica, l’apertura del Museo del Cinema di Torino e la ri-mediazione in chiave popolare del muto italiano, realizzata tramite film di finzione o di montaggio e documentari televisivi).

Alovisio, S., Mazzei, L. (2011). “The Star That Never Sets.” : The historiographic canonization of silent Italian cinema. In Il canone cinematografico = The Film Canon (pp.393-404). Udine : Forum.

“The Star That Never Sets.” : The historiographic canonization of silent Italian cinema

MAZZEI, LUCA
2011-01-01

Abstract

Il saggio vuole porsi alcuni interrogativi sulle dinamiche ideologiche, estetiche e culturali che hanno presieduto alla canonizzazione del cinema muto italiano da parte della storiografia nazionale, dal declino degli anni Venti agli anni Sessanta (prima quindi del “mutamento di fase” degli anni Settanta): quando è che il cinema muto italiano ha acquisito una dimensione storica suscettibile di canonizzazione? A quando risale la sua prima canonizzazione? Com’è andata evolvendosi in ulteriori passaggi epocali, per poi differenziarsi in canoni parzialmente divergenti? Quali opere-emblema (Cabiria versus Sperduti nel buio), luoghi (Torino vs. Roma), momenti, personaggi, generi e stilemi sono stati selezionati,con quali ragioni e modalità, a svantaggio di altri, per codificare una tradizione storiografica con i suoi principi, i suoi giudizi di valore e le sue gerarchie? Quali sono stati gli eventi, i testi, le politiche culturali che nell’arco di circa quarant’anni hanno concorso alla definizione e alla divulgazione pubblica di questo canone storiografico? Quali sono stati i soggetti e i prodotti (pionieri, critici, storici, cineteche e musei, editoria, produzioni cinematografiche e televisive ecc.) che hanno “autorizzato” e promosso una certa canonizzazione del cinema muto italiano? Quali opzioni teoriche hanno espresso questi soggetti, e con quali forme narrative hanno configurato la loro codificazione storiografica? E quali sono i condizionamenti storico-culturali (il declino della produzione, la nascita di una cineteca nazionale, la battaglia realista, la riflessione sul cinema popolare ecc.) che hanno reso possibile la definizione, la ricezione e il riconoscimento sociale di questo canone? Il tentativo di individuare una prima possibile risposta a questi interrogativi passa attraverso un’ipotesi di ricostruzione diacronica dello sviluppo del canone che privilegia essenzialmente tre tempi: i primi anni Venti (con le incipienti canonizzazioni stilistiche di Cabiria e di Lucio D’Ambra), gli anni Trenta (con la nascita del Centro Sperimentale, la fondazione del mito di Sperduti nel buio, il decollo della cinefilia e la battaglia per un cinema nazionale) e gli anni Cinquanta (con il boom dell’editoria storiografica, l’apertura del Museo del Cinema di Torino e la ri-mediazione in chiave popolare del muto italiano, realizzata tramite film di finzione o di montaggio e documentari televisivi).
Convegno Internazionale di Studi sul Cnema
Udine
2010
17
Università degli Studi Udine
Rilevanza internazionale
contributo
16-mar-2011
2011
Settore L-ART/06 - CINEMA, FOTOGRAFIA E TELEVISIONE
English
Cinema Muto Italiano; Storiografia del Cinema Muto Italiano
Intervento a convegno
Alovisio, S., Mazzei, L. (2011). “The Star That Never Sets.” : The historiographic canonization of silent Italian cinema. In Il canone cinematografico = The Film Canon (pp.393-404). Udine : Forum.
Alovisio, S; Mazzei, L
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