Tra la seconda metà del primo decennio del Novecento e la fine degli anni Dieci, l’Italia è luogo di emersione di figure di intellettuali che, in modo transitorio, ma sempre assai rilevante negli esiti, iniziarono a riflettere sui processi di percezione e interpretazione delle immagini cinematografiche. Queste riflessioni, pur nella diversità delle premesse culturali e nel variabile spessore delle argomentazioni teoriche, sono accomunate dalla convinzione che l’esperienza della sala rappresenti un momento decisivo per la formazione e l’orientamento dell’esperienza psicologica dell’uomo moderno. Se le riflessioni sull’esperienza filmica firmate da voci autorevoli come il critico d’arte Enrico Thovez, i teorici d’avanguardia di area futurista, i narratori e drammaturghi di rilievo internazionale come Luigi Pirandello sono già stati oggetto di studi approfonditi, altri interventi, altrettanto significativi, attendono invece un’adeguata valorizzazione e problematizzazione e sollecitano un riarticolazione dell’analisi del contesto culturale da cui le differenti posizioni presero vita. E’ il caso dei contributi di elzeviristi dimenticati come Mario Maffei (1907), di filosofi come Giovanni Papini (1907) e Francesco Orestano (1913-’14), di psicologi sperimentali come Mario Ponzo (1911), di psichiatri come Giuseppe D’Abundo (1911), di illustratori e poligrafi come Emanuele Toddi (1918). Lo scopo della dissertazione è proprio quello di rivolgere l’attenzione a questi utlimi interventi (quasi del tutto sconosciuti alla comunità scientifica internazionale), contestualizzandoli e re-interpretandoli alla luce di alcuni snodi che informano e articolano le relazioni tra modernità ed esperienza dello spettatore: in primis l’attenzione (come condizione percettiva che predispone a una visione “diversa” del reale), lo shock (come trauma percettivo che mette in crisi l’esperienza tradizionale), la multisensorialità, l’illusione (come confusione tra presenza e rappresentazione), la memoria involontaria e la vita “postuma” delle immagini”, il potere suggestivo e performante di quest’ultime; in seconda istanza, l’incrocio con passaggi culturali su cui la cultura italiana di quegli anni si stava ri-informando, temi quali il confronto serrato tra il tramontante positivismo e le nuove prospettive (allora, ancora multiformi ed eversive) dell’idealismo, e l’oscillare, nelle riflessioni psicologiche, fra gli studi sull’attenzione di James e quelli, di matrice wundtiana, improntati invece all’associazionismo.

Alovisio, S., Mazzei, L., Spinosa, D. (2010). Reception Theories in Early Italian Cinema. In Dall'inizio, alla fine = In the Very Beginnig, at The Very End (pp.45-59). Udine : Forum.

Reception Theories in Early Italian Cinema

MAZZEI, LUCA;
2010-01-01

Abstract

Tra la seconda metà del primo decennio del Novecento e la fine degli anni Dieci, l’Italia è luogo di emersione di figure di intellettuali che, in modo transitorio, ma sempre assai rilevante negli esiti, iniziarono a riflettere sui processi di percezione e interpretazione delle immagini cinematografiche. Queste riflessioni, pur nella diversità delle premesse culturali e nel variabile spessore delle argomentazioni teoriche, sono accomunate dalla convinzione che l’esperienza della sala rappresenti un momento decisivo per la formazione e l’orientamento dell’esperienza psicologica dell’uomo moderno. Se le riflessioni sull’esperienza filmica firmate da voci autorevoli come il critico d’arte Enrico Thovez, i teorici d’avanguardia di area futurista, i narratori e drammaturghi di rilievo internazionale come Luigi Pirandello sono già stati oggetto di studi approfonditi, altri interventi, altrettanto significativi, attendono invece un’adeguata valorizzazione e problematizzazione e sollecitano un riarticolazione dell’analisi del contesto culturale da cui le differenti posizioni presero vita. E’ il caso dei contributi di elzeviristi dimenticati come Mario Maffei (1907), di filosofi come Giovanni Papini (1907) e Francesco Orestano (1913-’14), di psicologi sperimentali come Mario Ponzo (1911), di psichiatri come Giuseppe D’Abundo (1911), di illustratori e poligrafi come Emanuele Toddi (1918). Lo scopo della dissertazione è proprio quello di rivolgere l’attenzione a questi utlimi interventi (quasi del tutto sconosciuti alla comunità scientifica internazionale), contestualizzandoli e re-interpretandoli alla luce di alcuni snodi che informano e articolano le relazioni tra modernità ed esperienza dello spettatore: in primis l’attenzione (come condizione percettiva che predispone a una visione “diversa” del reale), lo shock (come trauma percettivo che mette in crisi l’esperienza tradizionale), la multisensorialità, l’illusione (come confusione tra presenza e rappresentazione), la memoria involontaria e la vita “postuma” delle immagini”, il potere suggestivo e performante di quest’ultime; in seconda istanza, l’incrocio con passaggi culturali su cui la cultura italiana di quegli anni si stava ri-informando, temi quali il confronto serrato tra il tramontante positivismo e le nuove prospettive (allora, ancora multiformi ed eversive) dell’idealismo, e l’oscillare, nelle riflessioni psicologiche, fra gli studi sull’attenzione di James e quelli, di matrice wundtiana, improntati invece all’associazionismo.
Permanent Seminar on History of Film Theories
Udine
Forum
I
Università di Udine
Rilevanza internazionale
contributo
mar-2009
2010
Settore L-ART/06 - CINEMA, FOTOGRAFIA E TELEVISIONE
English
Cinema Muto Italiano; Storia delle Teorie Cinematografiche; Studi sulla ricezione cinmeatografica; Cinema e psicologia; Cinema e Filosofia
Intervento a convegno
Alovisio, S., Mazzei, L., Spinosa, D. (2010). Reception Theories in Early Italian Cinema. In Dall'inizio, alla fine = In the Very Beginnig, at The Very End (pp.45-59). Udine : Forum.
Alovisio, S; Mazzei, L; Spinosa, D
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2108/19004
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