Nuovo capitalismo piccole e grandi communities: come Internet e i new media hanno cambiato il rapporto mediatico fra le organizzazioni, i singoli e le comunità

La progressiva globalizzazione, le riforme regolatrici insieme alle continue deregolamentazioni, le innovazioni tecnologiche dirompenti e i conseguenti cambiamenti sociali hanno generato l’esito che l’economia dei media, letta sia a livello macroeconomico e aggregato sia micro e del management come a livello individuale dell’esistenza quotidiana, debba essere esaminata attraverso un amplissimo spettro di indagine e ricerca. Essa percorre, infatti, molte aree del sapere e livelli di attività operativa realizzando uno degli argomenti maggiormente olistici nella letteratura (accademica e non) come nella pratica professionale. Si completa pertanto la visione dei media nella presenza di prospettive che stanno abbandonando la visione per singoli “punti di vista”, ovvero la visione verticale dei saperi, dei settori industriali coinvolti (si parli di giornali come di televisione, di cinema come di internet proprietario o dei social co-generati come i blog o i social networks) così come la visione per funzioni aziendali, tipicamente quella finanziaria a fronte di quella produttiva nonché distributiva nei media, come l’altrettanto obsoleta suddivisione fra old e new media nella trattazione dei media stessi. Televisione, radio, giornali ed editoria, cinema oggi sono diventati – attraverso la digitalizzazione – linguaggi e contenuti globali dunque un tutt’uno con le molteplici piattaforme tecnologiche, internet, social e mobile, che le distribuiscono. L’approccio per piattaforme convergenti di tipo tecnologico, relazionali, industriale, distributivo di offerta di prodotti e servizi, ed organizzativo, è una valida chiave interpretativa per una lettura più consistente oggi del fenomeno mediatico e della industria globale della produzione e distribuzione di contenuti, che è quella che qui particolarmente interessa.