Introduzione: Scopo di questo studio è descrivere caratteristiche e risultati delle opzioni chirurgiche nei pazienti affetti da neoplasia con indicazione ad exeresi radicale, nella recente esperienza di un singolo centro di Chirurgia Vascolare ed identificare i fattori che ne influenzano l’outcome Materiale e Metodi: Tra il 2007 e il 2010, presso la nostra Divisione di Chirurgia Vascolare, sono stati trattati 22 pazienti neoplastici, con un’età media di 44 anni (range 14-67 anni). Nella nostra esperienza le donne rappresentavano il 54,55 % (12/22) dei casi, mentre il restante 45,45% erano uomini. Lo studio preoperatorio ha previsto un esame bioptico della lesione da trattare. È stato inoltre eseguito esame ultrasonografico ed Angio-TC con ricostruzioni multiplanari per la valutazione dei rapporti tra le strutture muscolo-scheletriche e vascolari. Un’attenta nvalutazione oncologica è stata effettuata per identificare l’adeguato iter terapeutico, ivi compresa eventuale chemio o radioterapia, anche intraoperatoria (fig 2). La maggior parte delle neoplasie era localizzata a livello del collo (5/22), seguita dagli arti inferiori (5/22), e dagli arti superiori (4/22). Gli interventi di escissione tumorale con coinvolgimento vascolare sono stati in totale 23. Il tumore che si è presentato alla nostro osservazione con maggiore frequenza è stato il sarcoma dell’apparato osteo-articolare (8/22). Risultati: La più giovane paziente aveva 14 anni, di sesso femminile, presentava un sarcoma di Ewing ed è stata sottoposta a ricostruzione sia arteriosa che venosa. Non abbiamo avuto mortalità a 30 giorni. A distanza di 12 mesi non sono state osservati decessi correlati con la rivascolarizzazione. La ricostruzione dei vasi degli arti inferiori è stata attuata in 9/22 utilizzando principalmente la vena safena autologa contro-laterale. L’utilizzo delle protesi in politetrafluoroetilene (PTFE) è stato attuato in 4 casi (fig.3) per la sostituzione della arteria carotide comuneinterna e per l’arteria femorale comune. In un caso è stato effettuato un innesto con Dacron K per sostituire una carotide comune coinvolta in una recidiva di neoplasia tiroidea (fig.1). L’area di resezione e la protesi stessa viene ricoperta da fibre muscolari o da lembi cutanei. In caso di comparsa di edema di gamba è stato eseguito bendaggio elasto-compressivo. Il follow up post-operatorio è stato effettuato a 30 giorni, e successivamente a sei mesi ed un anno. Discussione: La complessità di questi casi rappresenta una sfida per il chirurgo vascolare. Un approccio multidisciplinare e lo studio accurato della vascolarizzazione dellla sede anatomica della neoplasia sono fattori cruciali per ottenere buoni risultati con bassa morbilità postoperatoria. La mortalità a distanza è condizionata dalla prognosi della neoplasia. Conclusioni: E’ necessaria una valutazione a lungo termine per determinare le implicazioni a distanza nei pazienti sottoposti ad intervento di exeresi radicale di neoplasia in cui siano necessarie competenze di chirurgia vascolare.
ASCOLI MARCHETTI, A., Patacconi, D., Morelli, M., DI GIULIO, L., Battistini, M., Ippoliti, A. (2010). I risultati delle ricostruzioni arteriose e venose associate alla resezione di neoplasie: analisi di uno studio monocentrico. In Poster Convegno SICVE.
I risultati delle ricostruzioni arteriose e venose associate alla resezione di neoplasie: analisi di uno studio monocentrico
ASCOLI MARCHETTI, ANDREA;DI GIULIO, LORENZO;BATTISTINI, MARTINA;IPPOLITI, ARNALDO
2010-09-28
Abstract
Introduzione: Scopo di questo studio è descrivere caratteristiche e risultati delle opzioni chirurgiche nei pazienti affetti da neoplasia con indicazione ad exeresi radicale, nella recente esperienza di un singolo centro di Chirurgia Vascolare ed identificare i fattori che ne influenzano l’outcome Materiale e Metodi: Tra il 2007 e il 2010, presso la nostra Divisione di Chirurgia Vascolare, sono stati trattati 22 pazienti neoplastici, con un’età media di 44 anni (range 14-67 anni). Nella nostra esperienza le donne rappresentavano il 54,55 % (12/22) dei casi, mentre il restante 45,45% erano uomini. Lo studio preoperatorio ha previsto un esame bioptico della lesione da trattare. È stato inoltre eseguito esame ultrasonografico ed Angio-TC con ricostruzioni multiplanari per la valutazione dei rapporti tra le strutture muscolo-scheletriche e vascolari. Un’attenta nvalutazione oncologica è stata effettuata per identificare l’adeguato iter terapeutico, ivi compresa eventuale chemio o radioterapia, anche intraoperatoria (fig 2). La maggior parte delle neoplasie era localizzata a livello del collo (5/22), seguita dagli arti inferiori (5/22), e dagli arti superiori (4/22). Gli interventi di escissione tumorale con coinvolgimento vascolare sono stati in totale 23. Il tumore che si è presentato alla nostro osservazione con maggiore frequenza è stato il sarcoma dell’apparato osteo-articolare (8/22). Risultati: La più giovane paziente aveva 14 anni, di sesso femminile, presentava un sarcoma di Ewing ed è stata sottoposta a ricostruzione sia arteriosa che venosa. Non abbiamo avuto mortalità a 30 giorni. A distanza di 12 mesi non sono state osservati decessi correlati con la rivascolarizzazione. La ricostruzione dei vasi degli arti inferiori è stata attuata in 9/22 utilizzando principalmente la vena safena autologa contro-laterale. L’utilizzo delle protesi in politetrafluoroetilene (PTFE) è stato attuato in 4 casi (fig.3) per la sostituzione della arteria carotide comuneinterna e per l’arteria femorale comune. In un caso è stato effettuato un innesto con Dacron K per sostituire una carotide comune coinvolta in una recidiva di neoplasia tiroidea (fig.1). L’area di resezione e la protesi stessa viene ricoperta da fibre muscolari o da lembi cutanei. In caso di comparsa di edema di gamba è stato eseguito bendaggio elasto-compressivo. Il follow up post-operatorio è stato effettuato a 30 giorni, e successivamente a sei mesi ed un anno. Discussione: La complessità di questi casi rappresenta una sfida per il chirurgo vascolare. Un approccio multidisciplinare e lo studio accurato della vascolarizzazione dellla sede anatomica della neoplasia sono fattori cruciali per ottenere buoni risultati con bassa morbilità postoperatoria. La mortalità a distanza è condizionata dalla prognosi della neoplasia. Conclusioni: E’ necessaria una valutazione a lungo termine per determinare le implicazioni a distanza nei pazienti sottoposti ad intervento di exeresi radicale di neoplasia in cui siano necessarie competenze di chirurgia vascolare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.