Il discorso su Gerusalemme non può che essere molteplice, svilupparsi su piani differenti perché siamo di fronte ad una città che raramente è stata solo una città, con i suoi abitanti, i suoi monumenti, la sua storia. Siamo di fronte ad un luogo che è stato per secoli e continua ad essere, in un modo o nell’altro, riferimento, simbolo, centro per i credenti dei tre grandi monoteismi. Di qui l’opportunità di fare riferimento alle fonti storico letterarie e alle loro rappresentazioni della città perché sia i resoconti degli storici che le descrizioni dei viaggiatori e dei geografi trasmettono, non meno dei riferimenti della storia sacra e delle eulogie di Gerusalemme (fad ā’il al-Quds), l’immagine di quella che era, e per molti aspetti ancora è, Gerusalemme per i musulmani, di fatto la sua emblematicità. Sulla base di questa scelta metodologica si delinea quella che nel tempo è stata la percezione della città da parte dei musulmani a partire da prima della conquista (VII secolo), il senso della sua santità, per poi descrivere, facendo riferimento alle diverse interpretazioni storiografiche, le fasi e le modalità della conquista e della dominazione prima sotto il califfato degli Omayyadi e poi con gli ‘Abbasidi, e infine soffermarsi sul tema della monumentalizzazione dei luoghi sacri. Tutto considerato, appare chiaro che l’immagine di Gerusalemme nell’Islam fu creata sostanzialmente durante i primi due secoli dell’Egira. Tale immagine consisteva contemporaneamente nella continuità con l’antica eredità di Ebraismo e Cristianesimo e nell’esplicita volontà di distinguersi chiaramente da loro. Legami con i Profeti biblici e con l’eredità ebraica erano correlati a tradizioni che descrivevano Gerusalemme come “l’ombelico del mondo”, frase attribuita ad un ḥadīth narrato dal famoso compagno di Muḥammad, Anas ibn Mālik: “Il Paradiso brama Gerusalemme, e la Roccia di Gerusalemme viene dal Paradiso, ed esso è l’ombelico della terra”. Il testo si conclude con una scelta di passi fortemente evocativi tratti da un autore di osservanza sciita che descrisse la sua città tra la fine del X e gli inizi dell’XI secolo : al-Muqaddasi.
Stasolla, M.g. (2014). I Musulmani e Gerusalemme (7.-11. sec.) Percezioni, normativa, prassi. In "Una Città fra Terra e Cielo. Gerusalemme" (pp.223-252). Città del Vaticano : Libreria Editrice Vaticana.
I Musulmani e Gerusalemme (7.-11. sec.) Percezioni, normativa, prassi
STASOLLA, MARIA GIOVANNA
2014-12-01
Abstract
Il discorso su Gerusalemme non può che essere molteplice, svilupparsi su piani differenti perché siamo di fronte ad una città che raramente è stata solo una città, con i suoi abitanti, i suoi monumenti, la sua storia. Siamo di fronte ad un luogo che è stato per secoli e continua ad essere, in un modo o nell’altro, riferimento, simbolo, centro per i credenti dei tre grandi monoteismi. Di qui l’opportunità di fare riferimento alle fonti storico letterarie e alle loro rappresentazioni della città perché sia i resoconti degli storici che le descrizioni dei viaggiatori e dei geografi trasmettono, non meno dei riferimenti della storia sacra e delle eulogie di Gerusalemme (fad ā’il al-Quds), l’immagine di quella che era, e per molti aspetti ancora è, Gerusalemme per i musulmani, di fatto la sua emblematicità. Sulla base di questa scelta metodologica si delinea quella che nel tempo è stata la percezione della città da parte dei musulmani a partire da prima della conquista (VII secolo), il senso della sua santità, per poi descrivere, facendo riferimento alle diverse interpretazioni storiografiche, le fasi e le modalità della conquista e della dominazione prima sotto il califfato degli Omayyadi e poi con gli ‘Abbasidi, e infine soffermarsi sul tema della monumentalizzazione dei luoghi sacri. Tutto considerato, appare chiaro che l’immagine di Gerusalemme nell’Islam fu creata sostanzialmente durante i primi due secoli dell’Egira. Tale immagine consisteva contemporaneamente nella continuità con l’antica eredità di Ebraismo e Cristianesimo e nell’esplicita volontà di distinguersi chiaramente da loro. Legami con i Profeti biblici e con l’eredità ebraica erano correlati a tradizioni che descrivevano Gerusalemme come “l’ombelico del mondo”, frase attribuita ad un ḥadīth narrato dal famoso compagno di Muḥammad, Anas ibn Mālik: “Il Paradiso brama Gerusalemme, e la Roccia di Gerusalemme viene dal Paradiso, ed esso è l’ombelico della terra”. Il testo si conclude con una scelta di passi fortemente evocativi tratti da un autore di osservanza sciita che descrisse la sua città tra la fine del X e gli inizi dell’XI secolo : al-Muqaddasi.File | Dimensione | Formato | |
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