Nel contributo l'A. si interroga sull’ampiezza dei poteri regionali di disciplina dei beni pubblici, traendone la conclusione che, alla luce dell'esperienza applicativa della riforma costituzionale del 2001, si tratti di uno dei profili maggiormente deludenti per l’autonomia regionale. Infatti, nonostante il rovesciamento della clausola enumerativa e la diversa formulazione dell’art. 119 Cost., in ordine al patrimonio di Comuni Province, Città metropolitane e Regioni, la disciplina dei beni pubblici ha offerto allo Stato, anche alla stregua dell'orientamento accolto dalla giurisprudenza costituzionale, un ulteriore strumento di compressione dell’autonomia delle Regioni. A condizionare l’assetto concreto delle competenze regionali convergono ora il fatto della titolarità (statale) dei beni, ora, la ricostruzione, di quello dei beni pubblici, come autonomo oggetto di disciplina, comunque spettante al legislatore statale. A questi elementi si aggiunge l’argomento della correlazione tra principi generali di attribuzione del patrimonio regionale e “coordinamento della finanza pubblica” che sembrerebbe determinare, ai danni delle Regioni, una radicale dissociazione tra funzioni di gestione e situazione dominicale.
Mabellini, S. (2013). La disciplina dei beni pubblici tra Stato e Regioni alla luce della giurisprudenza costituzionale: dalla «valorizzazione funzionale» alla «valorizzazione finanziaria». RASSEGNA PARLAMENTARE, 55(4), 857-877.
La disciplina dei beni pubblici tra Stato e Regioni alla luce della giurisprudenza costituzionale: dalla «valorizzazione funzionale» alla «valorizzazione finanziaria»
MABELLINI, STEFANIA
2013-01-01
Abstract
Nel contributo l'A. si interroga sull’ampiezza dei poteri regionali di disciplina dei beni pubblici, traendone la conclusione che, alla luce dell'esperienza applicativa della riforma costituzionale del 2001, si tratti di uno dei profili maggiormente deludenti per l’autonomia regionale. Infatti, nonostante il rovesciamento della clausola enumerativa e la diversa formulazione dell’art. 119 Cost., in ordine al patrimonio di Comuni Province, Città metropolitane e Regioni, la disciplina dei beni pubblici ha offerto allo Stato, anche alla stregua dell'orientamento accolto dalla giurisprudenza costituzionale, un ulteriore strumento di compressione dell’autonomia delle Regioni. A condizionare l’assetto concreto delle competenze regionali convergono ora il fatto della titolarità (statale) dei beni, ora, la ricostruzione, di quello dei beni pubblici, come autonomo oggetto di disciplina, comunque spettante al legislatore statale. A questi elementi si aggiunge l’argomento della correlazione tra principi generali di attribuzione del patrimonio regionale e “coordinamento della finanza pubblica” che sembrerebbe determinare, ai danni delle Regioni, una radicale dissociazione tra funzioni di gestione e situazione dominicale.File | Dimensione | Formato | |
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