Il libro di Claudio Gambini su Ettore Reina è un libro molto importante; non solo importante dal punto di vista della storiografia, ma anche e soprattutto importante dal punto di vista dell’attualità politica. L’attualità del lavoro di Gambini è contro ogni apparenza (come accade per tutte le cose vere), anzi, a prima vista nulla sembrerebbe più inattuale che dare conto (con una ricerca difficile, appassionata, documentatissima) della vita e della militanza di un quadro dirigente del Partito Socialista e del sindacato il quale ha svolto la parte cruciale della sua attività negli anni a cavallo fra Otto e Novecento, in un contesto produttivo e politico-sociale certo assai diverso dal nostro. Ma l’interesse e l’attualità politica del lavoro di Gambini consiste in due elementi: anzitutto si tratta in questo libro di un inizio, cioè del momento liminare in cui una massa disgregata di uomini e donne oppressi e sfruttati, «un volgo disperso che nome non ha», si guarda in volto, si riconosce, alza la testa, si organizza, produce suoi intellettuali organici, insomma diventa una classe. Io credo che non si possa guardare a questo processo collettivo senza interesse e, se posso dirlo, senza commozione. Un tempo, quando subivamo ancora l’egemonia ideale del progressismo evoluzionista ed ottimista (la vera causa delle nostre sconfitte – come ci ha insegnato Benjamin) potevamo anche credere che quel processo non ci riguardasse più, e forse potevamo anche sorridere paternalisticamente di quegli incerti e difficoltosi inizi; ora invece capiamo che non c’è nulla del nostro passato che non sia anche nel nostro presente e nel nostro futuro e, di più!, sappiamo che nessuna conquista è mai definitiva e consolidata irreversibilmente, e anzi che la lotta di classe e le conquiste dei lavoratori somigliano ad un elastico, che se non è più tenuto in tensione dalle lotte del presente tende a ritornare indietro, allo status quo ante, e talvolta assai dolorosamente... E siamo così al secondo elemento dell’importanza del lavoro di Gambini: la sua capacità di far rivivere almeno uno (fra i tanti) protagonisti di «una storia senza eroi». Proprio questa storia senza eroi è, mi sembra, quella di cui abbiamo bisogno, perché essa è l’altra storia, o, se si vuole, l’unica storia vera, cioè quella «tradizione degli oppressi» che la storiografia ufficiale trascura, e vuole trascurare, perché – come scrive Benjamin – essa è «la storiografia dei vincitori», cioè del potere che celebra e giustifica se stesso. Per poter far questo, cioè per celebrare il bottino dei potenti, la storia con la s maiuscola deve costruire e diffondere l’oblio sulle vicende degli uomini e delle donne vere, senza nome, che però sono quelli che costruiscono la vera storia del mondo, la vicenda secolare e interminata della fuoruscita dalla subalternità. (dalla Prefazione di Raul Mordenti)

Mordenti, R., Gambini, C., Cordova, F. (2013). Prefazione. In Una storia senza eroi. «Ettore Riina e il sindacalismo riformista nell'Italia giolittiana» (pp. 5-8). Roma : Edizioni Punto Rosso.

Prefazione

MORDENTI, RAUL;
2013-07-31

Abstract

Il libro di Claudio Gambini su Ettore Reina è un libro molto importante; non solo importante dal punto di vista della storiografia, ma anche e soprattutto importante dal punto di vista dell’attualità politica. L’attualità del lavoro di Gambini è contro ogni apparenza (come accade per tutte le cose vere), anzi, a prima vista nulla sembrerebbe più inattuale che dare conto (con una ricerca difficile, appassionata, documentatissima) della vita e della militanza di un quadro dirigente del Partito Socialista e del sindacato il quale ha svolto la parte cruciale della sua attività negli anni a cavallo fra Otto e Novecento, in un contesto produttivo e politico-sociale certo assai diverso dal nostro. Ma l’interesse e l’attualità politica del lavoro di Gambini consiste in due elementi: anzitutto si tratta in questo libro di un inizio, cioè del momento liminare in cui una massa disgregata di uomini e donne oppressi e sfruttati, «un volgo disperso che nome non ha», si guarda in volto, si riconosce, alza la testa, si organizza, produce suoi intellettuali organici, insomma diventa una classe. Io credo che non si possa guardare a questo processo collettivo senza interesse e, se posso dirlo, senza commozione. Un tempo, quando subivamo ancora l’egemonia ideale del progressismo evoluzionista ed ottimista (la vera causa delle nostre sconfitte – come ci ha insegnato Benjamin) potevamo anche credere che quel processo non ci riguardasse più, e forse potevamo anche sorridere paternalisticamente di quegli incerti e difficoltosi inizi; ora invece capiamo che non c’è nulla del nostro passato che non sia anche nel nostro presente e nel nostro futuro e, di più!, sappiamo che nessuna conquista è mai definitiva e consolidata irreversibilmente, e anzi che la lotta di classe e le conquiste dei lavoratori somigliano ad un elastico, che se non è più tenuto in tensione dalle lotte del presente tende a ritornare indietro, allo status quo ante, e talvolta assai dolorosamente... E siamo così al secondo elemento dell’importanza del lavoro di Gambini: la sua capacità di far rivivere almeno uno (fra i tanti) protagonisti di «una storia senza eroi». Proprio questa storia senza eroi è, mi sembra, quella di cui abbiamo bisogno, perché essa è l’altra storia, o, se si vuole, l’unica storia vera, cioè quella «tradizione degli oppressi» che la storiografia ufficiale trascura, e vuole trascurare, perché – come scrive Benjamin – essa è «la storiografia dei vincitori», cioè del potere che celebra e giustifica se stesso. Per poter far questo, cioè per celebrare il bottino dei potenti, la storia con la s maiuscola deve costruire e diffondere l’oblio sulle vicende degli uomini e delle donne vere, senza nome, che però sono quelli che costruiscono la vera storia del mondo, la vicenda secolare e interminata della fuoruscita dalla subalternità. (dalla Prefazione di Raul Mordenti)
31-lug-2013
Settore L-FIL-LET/14 - CRITICA LETTERARIA E LETTERATURE COMPARATE
Italian
Rilevanza internazionale
Prefazione
Ettore Reina; Partito socialista; capitalismo
Mordenti, R., Gambini, C., Cordova, F. (2013). Prefazione. In Una storia senza eroi. «Ettore Riina e il sindacalismo riformista nell'Italia giolittiana» (pp. 5-8). Roma : Edizioni Punto Rosso.
Mordenti, R; Gambini, C; Cordova, F
Contributo in libro
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2108/93184
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact