La ricerca parte dall’esame del principio organizzativo introdotto dalla novella del 2003 all’art. 2380-bis c.c., che attribuisce agli amministratori di s.p.a. una competenza esclusiva nella gestione imprenditoriale, al fine di evidenziare i caratteri che consentono di configurare la gestione come attività inautonoma e, quindi, oggetto di una “funzione”. In tale prospettiva, instaurato un parallelismo tra la nozione economica di shareholder value e quella giuridica di interesse sociale, si è cercato di ridimesionare le recenti opinioni dottrinarie secondo le quali, a seguito della riforma del diritto societario, sarebbe venuta meno la possibilità di individuare un unico criterio guida dell’attività degli amministratori a causa della frammentazione dell’interesse sociale tra diverse categorie di finanziatori della società, portatori di interessi confliggenti che gli amministratori sarebbero chiamati a comporre in maniera discrezionale. Confermata la perdurante validità della ricostruzione della gestione imprenditoriale nella s.p.a. in termini di funzione, si è cercato attraverso il contributo della teoria dell’agenzia di individuare possibili correttivi organizzativi alle intrinseche inefficienze del c.d. modello manageriale. Partendo dal principio dell’accountability gestoria, concetto economico collegato alla configurazione del rendiconto come strumento di controllo retrospettivo del merito della gestione svolta dell’agent, è stato evidenziato, ricorrendo alla c.d. teoria dei giochi, come l’efficienza del controllo gestorio si atteggi in maniera diversa nei rapporti di carattere istantaneo e in quelli di durata (nei quali rientra la gestione dell’impresa): in questa tipologia di relazioni gestorie è infatti necessario affiancare alla valutazione retrospettiva del merito della gestione, garantita dal rendiconto, anche una vigilanza continuativa, da esercitarsi attraverso appositi poteri istruttori. L’indagine si è dunque spostata sul tema controlli c.d. interni sulla gestione dell’impresa azionaria, al fine di verificare quale tra i diversi moduli di controllo risponda alle suddette caratteristiche di ‘vigilanza’ e ‘valutazione’, rilevando come nella s.p.a. la dimensione necessariamente collettiva del controllo gestorio porti a configurare quest’ultimo come “funzione” al pari dell’attività controllata. Il conseguente problema dell’allocazione della “funzione” di controllo all’interno dell’organizzazione societaria ha poi suggerito di confrontare i due principali modelli organizzativi di tale funzione presenti nell’esperienza comparatistica, il modello dualistico e quello monistico. Da tale confronto è emerso che nel modello dualistico l’esistenza di un organo di controllo separato da quello investito della gestione induce ad attenuare la netta separazione tra i due organi attraverso il coinvolgimento del consiglio di sorveglianza nella gestione strategica dell’impresa: coinvolgimento realizzato attraverso apposite figure organizzative – l’autorizzazione e la ‘mera’ approvazione – che consentono di non infrangere la riserva della funzione gestoria a favore del management board. Nel sistema monistico assume invece rilievo una diversa figura organizzativa, la delega gestoria, che consente di realizzare, all’interno di una funzione originariamente unitaria, una scissione tra competenze di gestione operativa, trasferite agli organi delegati, e competenze di controllo e indirizzo strategico che permangono in capo al consiglio di amministrazione.

Lopreiato, S. (2009). Gestione dell'impresa e governance della s.p.a.

Gestione dell'impresa e governance della s.p.a.

2009-03-19

Abstract

La ricerca parte dall’esame del principio organizzativo introdotto dalla novella del 2003 all’art. 2380-bis c.c., che attribuisce agli amministratori di s.p.a. una competenza esclusiva nella gestione imprenditoriale, al fine di evidenziare i caratteri che consentono di configurare la gestione come attività inautonoma e, quindi, oggetto di una “funzione”. In tale prospettiva, instaurato un parallelismo tra la nozione economica di shareholder value e quella giuridica di interesse sociale, si è cercato di ridimesionare le recenti opinioni dottrinarie secondo le quali, a seguito della riforma del diritto societario, sarebbe venuta meno la possibilità di individuare un unico criterio guida dell’attività degli amministratori a causa della frammentazione dell’interesse sociale tra diverse categorie di finanziatori della società, portatori di interessi confliggenti che gli amministratori sarebbero chiamati a comporre in maniera discrezionale. Confermata la perdurante validità della ricostruzione della gestione imprenditoriale nella s.p.a. in termini di funzione, si è cercato attraverso il contributo della teoria dell’agenzia di individuare possibili correttivi organizzativi alle intrinseche inefficienze del c.d. modello manageriale. Partendo dal principio dell’accountability gestoria, concetto economico collegato alla configurazione del rendiconto come strumento di controllo retrospettivo del merito della gestione svolta dell’agent, è stato evidenziato, ricorrendo alla c.d. teoria dei giochi, come l’efficienza del controllo gestorio si atteggi in maniera diversa nei rapporti di carattere istantaneo e in quelli di durata (nei quali rientra la gestione dell’impresa): in questa tipologia di relazioni gestorie è infatti necessario affiancare alla valutazione retrospettiva del merito della gestione, garantita dal rendiconto, anche una vigilanza continuativa, da esercitarsi attraverso appositi poteri istruttori. L’indagine si è dunque spostata sul tema controlli c.d. interni sulla gestione dell’impresa azionaria, al fine di verificare quale tra i diversi moduli di controllo risponda alle suddette caratteristiche di ‘vigilanza’ e ‘valutazione’, rilevando come nella s.p.a. la dimensione necessariamente collettiva del controllo gestorio porti a configurare quest’ultimo come “funzione” al pari dell’attività controllata. Il conseguente problema dell’allocazione della “funzione” di controllo all’interno dell’organizzazione societaria ha poi suggerito di confrontare i due principali modelli organizzativi di tale funzione presenti nell’esperienza comparatistica, il modello dualistico e quello monistico. Da tale confronto è emerso che nel modello dualistico l’esistenza di un organo di controllo separato da quello investito della gestione induce ad attenuare la netta separazione tra i due organi attraverso il coinvolgimento del consiglio di sorveglianza nella gestione strategica dell’impresa: coinvolgimento realizzato attraverso apposite figure organizzative – l’autorizzazione e la ‘mera’ approvazione – che consentono di non infrangere la riserva della funzione gestoria a favore del management board. Nel sistema monistico assume invece rilievo una diversa figura organizzativa, la delega gestoria, che consente di realizzare, all’interno di una funzione originariamente unitaria, una scissione tra competenze di gestione operativa, trasferite agli organi delegati, e competenze di controllo e indirizzo strategico che permangono in capo al consiglio di amministrazione.
19-mar-2009
A.A. 2007/2008
gestione
governance
management
amministrazione
controllo
accountability
Settore IUS/04 - DIRITTO COMMERCIALE
it
Tesi di dottorato
Lopreiato, S. (2009). Gestione dell'impresa e governance della s.p.a.
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