L’economia e la politica urbana attribuiscono alla progettazione architettonica molti teorici scopi: riqualificazione, rigenerazione, inclusione sociale, sostenibilità, coesione, competitività; generando in molti casi conflitti di natura socio-territoriali. Portati all’attenzione della geografia, i risultati di un processo teorico ed empirico, che trovano nella città la scala di attuazione ottimale (Carta di Lipsia 2010), suscitano non poche riflessioni critiche, tra le quali quelle sugli effetti non voluti di gentrification e la “posizione” con cui le istituzioni pubbliche affrontano i meccanismi di formazione delle rendite, la partecipazione dei privati, il processo edilizio, le strategie di piano. Dati per acquisiti alla cultura geografica comune alcuni assunti, discussi in precedenti occasioni di incontro: - l’integrazione a sistema delle multidisciplinarietà nelle scelte progettuali; - il progetto come offerta sussidiaria della domanda di ‘sviluppo dal basso’; - la governance istituzionale per la gestione politico-amministrativa di progetti endogeni; - l’impiego di un’appropriata ed innovativa strumentazione – tecnica e tecnologica - a sostegno del progetto e della sua accoglienza territoriale; verrà analizzato come, allo stato attuale dei progetti di architettura in corso di attuazione nelle grandi città italiane, l’insieme di questi criteri (engagement of common goods) non sono sempre rispettati, al contrario di quanto avviene in Europa, contravvenendo così alle regole e all’arte di costruire il progetto della e per città, dando risalto al ruolo dell’opinion maker, tra cui si ascrive la figura dell’archistar.
Prezioso, M. (2013). Può un’architettura attrarre o confliggere con lo sviluppo economico-territoriale?. In Percorsi creativi di turismo urbano. Beni culturali e riqualificazione nella città contemporanea (pp. 284-291). Bologna : Pàtron.
Può un’architettura attrarre o confliggere con lo sviluppo economico-territoriale?
PREZIOSO, MARIA
2013-04-01
Abstract
L’economia e la politica urbana attribuiscono alla progettazione architettonica molti teorici scopi: riqualificazione, rigenerazione, inclusione sociale, sostenibilità, coesione, competitività; generando in molti casi conflitti di natura socio-territoriali. Portati all’attenzione della geografia, i risultati di un processo teorico ed empirico, che trovano nella città la scala di attuazione ottimale (Carta di Lipsia 2010), suscitano non poche riflessioni critiche, tra le quali quelle sugli effetti non voluti di gentrification e la “posizione” con cui le istituzioni pubbliche affrontano i meccanismi di formazione delle rendite, la partecipazione dei privati, il processo edilizio, le strategie di piano. Dati per acquisiti alla cultura geografica comune alcuni assunti, discussi in precedenti occasioni di incontro: - l’integrazione a sistema delle multidisciplinarietà nelle scelte progettuali; - il progetto come offerta sussidiaria della domanda di ‘sviluppo dal basso’; - la governance istituzionale per la gestione politico-amministrativa di progetti endogeni; - l’impiego di un’appropriata ed innovativa strumentazione – tecnica e tecnologica - a sostegno del progetto e della sua accoglienza territoriale; verrà analizzato come, allo stato attuale dei progetti di architettura in corso di attuazione nelle grandi città italiane, l’insieme di questi criteri (engagement of common goods) non sono sempre rispettati, al contrario di quanto avviene in Europa, contravvenendo così alle regole e all’arte di costruire il progetto della e per città, dando risalto al ruolo dell’opinion maker, tra cui si ascrive la figura dell’archistar.File | Dimensione | Formato | |
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