Gli appunti di lettura che Diderot prende tra il 1774 e il 1782, sulle opere maggiori di naturalisti, medici e fisiologi del tempo – in primo luogo, oltre Buffon e Maupertuis, Haller, Whytt e Bordeu – segnano una tappa importante (e poco nota) degli sviluppi della nascente biologia, alla ricerca di propri, autonomi fondamenti metodologici. Rimasti allo stato di manoscritto – la cui prima edizione vedrà la luce solo nel 1875 –, e pur non avendo avuto alcuna parte nei dibattiti sulle scienze della vita del finire del Settecento, gli Éléments de physiologie costituiscono un'importante testimonianza dello stato delle conoscenze biologiche e dei problemi ad esse attinenti in ordine ai vecchi temi della generazione e della trasmissione dei caratteri ereditari. Attorno a due punti, in particolare, gli storici dibattono, sulla scia della prima edizione critica del testo (éd. J. Mayer, Paris, 1964): 1/ che ruolo svolge l'ipotesi epigenetica, messa recentemente in crisi dalle esperienze di Spallanzani (1765) ? 2/ l'intuizione trasformistica (mutuata da Buffon e Maupertuis) che parte ha nella concezione anti-teleologica dell'essere organico che Diderot tenta di mettere a fuoco? Il materialismo vitalistico (non incompatibile con un meccanicismo della complessità), una concezione laica dell'antropologia e del valore della scienza, concorrono a definire l'originalità della proposta «filosofica» degli Éléments, il cui manoscritto autografo finì, nella primavera del 1794, durante la Rivoluzione, sul tavolo della Commissione d'Istruzione Pubblica, come testo proposto in adozione alla costituenda "École de Médecine".
Quintili, P. (2005). Epigenesi e trasformismo nel Settecento. Gli Eléments de physiologie (1774-1782) di D. Diderot. In S.B. Massimo Stanzione (a cura di), Quaderni della Scuola di Nettuno (pp. 111-120). Cassino : Edizioni dell'Università degli Studi di Cassino.
Epigenesi e trasformismo nel Settecento. Gli Eléments de physiologie (1774-1782) di D. Diderot
QUINTILI, PAOLO
2005-05-01
Abstract
Gli appunti di lettura che Diderot prende tra il 1774 e il 1782, sulle opere maggiori di naturalisti, medici e fisiologi del tempo – in primo luogo, oltre Buffon e Maupertuis, Haller, Whytt e Bordeu – segnano una tappa importante (e poco nota) degli sviluppi della nascente biologia, alla ricerca di propri, autonomi fondamenti metodologici. Rimasti allo stato di manoscritto – la cui prima edizione vedrà la luce solo nel 1875 –, e pur non avendo avuto alcuna parte nei dibattiti sulle scienze della vita del finire del Settecento, gli Éléments de physiologie costituiscono un'importante testimonianza dello stato delle conoscenze biologiche e dei problemi ad esse attinenti in ordine ai vecchi temi della generazione e della trasmissione dei caratteri ereditari. Attorno a due punti, in particolare, gli storici dibattono, sulla scia della prima edizione critica del testo (éd. J. Mayer, Paris, 1964): 1/ che ruolo svolge l'ipotesi epigenetica, messa recentemente in crisi dalle esperienze di Spallanzani (1765) ? 2/ l'intuizione trasformistica (mutuata da Buffon e Maupertuis) che parte ha nella concezione anti-teleologica dell'essere organico che Diderot tenta di mettere a fuoco? Il materialismo vitalistico (non incompatibile con un meccanicismo della complessità), una concezione laica dell'antropologia e del valore della scienza, concorrono a definire l'originalità della proposta «filosofica» degli Éléments, il cui manoscritto autografo finì, nella primavera del 1794, durante la Rivoluzione, sul tavolo della Commissione d'Istruzione Pubblica, come testo proposto in adozione alla costituenda "École de Médecine".I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


