A partire da un minuzioso esame della letteratura internazionale sui diversi versanti che costituiscono gli elementi chiave di questa ricerca (stress lavoro-correlato, burnout, formazione insegnanti) il lavoro vuole analizzare il fenomeno del burnout degli insegnanti come fenomeno multi dimensionale. Si raggiunge questo obiettivo a partire dalla concezione del burnout come risultato di stress lavoro-correlato che si muove su dimensioni plurime, aventi carattere sia soggettivo che organizzativo. Per l’apprezzamento delle prime sono stati utilizzati il Maslach Burnout Inventory (Maslach e Jackson 1986; validazione italiana Sirigatti e Stefanile, 1993); sul versante della salute organizzativa il Multidimensional Organizational Health Questionnaire (MOHQ; F. Avallone e A. Paplomatas 2005); sul versante dei principali sintomi lamentati dal campione di ricerca la Sympton Check List (SCL-90; Derogatis, Phd 1977) e infine sulla percezione di sé Adjective Check List (ACL; Gough 1949; valid. It. Gough, Heilbrun e Fioravanti, 1980) nella modalità di Sé reale . Il campione era costituito da 52 docenti di cui 28 maschi (53,8%) e 24 femmine (46,2%). 50 anni l'età media dei soggetti interpellati. si è osservato che nel gruppo a “rischio burnout”. I fattori che incidono in modo significativo sul burnout degli insegnanti, con aumento della “percezione dei conflitti” e dei “disturbi psicosomatici”, sono il minore comfort dell’ambiente di lavoro, la peggiore percezione del dirigente e dell’efficienza dell’organizzazione. Questo significa che gli insegnanti che rientrano nel gruppo a “rischio burnout”, percepiscono il luogo di lavoro come scarsamente confortevole e poco accogliente anche in termini relazionali. La loro percezione è di una organizzazione lavorativa che non definisce in modo chiaro i ruoli e i compiti professionali. Quello che viene considerato fonte di stress è il modo in cui si stabiliscono i processi decisionali e di controllo nell'ambito lavorativo o meglio la possibilità di partecipare alle decisioni prese all'interno dell'organizzazione. Tale modalità di gestione produce, in queste persone, un vissuto di perdita della libertà di espressione, mancato riconoscimento delle proprie capacità e competenze, e limitazione della possibilità di scelta nei confronti degli eventi del lavoro. Non sono, invece, motivo di stress i vari fattori appartenenti alla tipologia del lavoro (orario prolungato, fatica fisica e mentale dovuta alla didattica, sovraccarico di burocrazia, isolamento). Per quel che riguarda i fattori di personalità, i risultati della ricerca, ottenuti attraverso la somministrazione del Sympton Check List (SCL-90; Derogatis, Phd 1977), mostrano che la variabile Depressione ha valori più alti nel gruppo a “rischio burnout”. Il confronto tra i due profili indica che tali persone vivono uno stato distimico, caratterizzato da insicurezza, irritabilità, pessimismo, disturbi del sonno e scarsa fiducia nelle proprie capacità. L’analisi dei risultati mostra la necessità di soluzioni al problema secondo più dimensioni e anche di una lettura pedagogica del fenomeno nel suo intrecciarsi con le dinamiche alla base della socialità contemporanea. Tale lettura e le soluzioni proposte si inscrivono infatti nel contesto ampio delle trasformazioni che investono a livello globale il mondo dell’istruzione e la società nel suo complesso, generando un disagio che si coagula intorno alla perdita di senso del proprio essere nel mondo, quindi anche sul senso delle attività lavorative e dell’educazione. Il contributo pedagogico è orientato quindi alla ricerca di senso da un lato, e al contrasto a livello istituzionale di pratiche volte a fare dell’educazione un mercato e del suo assessment uno strumento politico. Le soluzioni proposte devono configurarsi nella direzione di azioni specifiche orientate alla formazione degli insegnanti di scuola superiore che privilegi strategie di empowerment volte al fronteggiamento di inevitabili frustrazioni e delusioni lavorative, alla formazione di una dirigenza in grado di esercitare forme di leadership promozionale; una formazione al saper essere a tutti i livelli della scuola e per tutto il personale e infine la promozione di una ricerca di significato che costituisce la base di un vero benessere all’interno della scuola che rimane, nelle dinamiche che si intrecciano all’interno di essa e nella sua configurazione sistemica, un microcosmo sociale.
Botticelli, F., Burla, F., Lozupone, E., Pellegrino, R. (2012). Il disagio degli insegnanti tra psicologia e pedagogia: una indagine multidimensionale sul fenomeno del burnout. INTERNATIONAL JOURNAL OF PSYCHOANALYSIS AND EDUCATION, 1(8), 3-43.
Il disagio degli insegnanti tra psicologia e pedagogia: una indagine multidimensionale sul fenomeno del burnout
LOZUPONE, ELVIRA;
2012-06-01
Abstract
A partire da un minuzioso esame della letteratura internazionale sui diversi versanti che costituiscono gli elementi chiave di questa ricerca (stress lavoro-correlato, burnout, formazione insegnanti) il lavoro vuole analizzare il fenomeno del burnout degli insegnanti come fenomeno multi dimensionale. Si raggiunge questo obiettivo a partire dalla concezione del burnout come risultato di stress lavoro-correlato che si muove su dimensioni plurime, aventi carattere sia soggettivo che organizzativo. Per l’apprezzamento delle prime sono stati utilizzati il Maslach Burnout Inventory (Maslach e Jackson 1986; validazione italiana Sirigatti e Stefanile, 1993); sul versante della salute organizzativa il Multidimensional Organizational Health Questionnaire (MOHQ; F. Avallone e A. Paplomatas 2005); sul versante dei principali sintomi lamentati dal campione di ricerca la Sympton Check List (SCL-90; Derogatis, Phd 1977) e infine sulla percezione di sé Adjective Check List (ACL; Gough 1949; valid. It. Gough, Heilbrun e Fioravanti, 1980) nella modalità di Sé reale . Il campione era costituito da 52 docenti di cui 28 maschi (53,8%) e 24 femmine (46,2%). 50 anni l'età media dei soggetti interpellati. si è osservato che nel gruppo a “rischio burnout”. I fattori che incidono in modo significativo sul burnout degli insegnanti, con aumento della “percezione dei conflitti” e dei “disturbi psicosomatici”, sono il minore comfort dell’ambiente di lavoro, la peggiore percezione del dirigente e dell’efficienza dell’organizzazione. Questo significa che gli insegnanti che rientrano nel gruppo a “rischio burnout”, percepiscono il luogo di lavoro come scarsamente confortevole e poco accogliente anche in termini relazionali. La loro percezione è di una organizzazione lavorativa che non definisce in modo chiaro i ruoli e i compiti professionali. Quello che viene considerato fonte di stress è il modo in cui si stabiliscono i processi decisionali e di controllo nell'ambito lavorativo o meglio la possibilità di partecipare alle decisioni prese all'interno dell'organizzazione. Tale modalità di gestione produce, in queste persone, un vissuto di perdita della libertà di espressione, mancato riconoscimento delle proprie capacità e competenze, e limitazione della possibilità di scelta nei confronti degli eventi del lavoro. Non sono, invece, motivo di stress i vari fattori appartenenti alla tipologia del lavoro (orario prolungato, fatica fisica e mentale dovuta alla didattica, sovraccarico di burocrazia, isolamento). Per quel che riguarda i fattori di personalità, i risultati della ricerca, ottenuti attraverso la somministrazione del Sympton Check List (SCL-90; Derogatis, Phd 1977), mostrano che la variabile Depressione ha valori più alti nel gruppo a “rischio burnout”. Il confronto tra i due profili indica che tali persone vivono uno stato distimico, caratterizzato da insicurezza, irritabilità, pessimismo, disturbi del sonno e scarsa fiducia nelle proprie capacità. L’analisi dei risultati mostra la necessità di soluzioni al problema secondo più dimensioni e anche di una lettura pedagogica del fenomeno nel suo intrecciarsi con le dinamiche alla base della socialità contemporanea. Tale lettura e le soluzioni proposte si inscrivono infatti nel contesto ampio delle trasformazioni che investono a livello globale il mondo dell’istruzione e la società nel suo complesso, generando un disagio che si coagula intorno alla perdita di senso del proprio essere nel mondo, quindi anche sul senso delle attività lavorative e dell’educazione. Il contributo pedagogico è orientato quindi alla ricerca di senso da un lato, e al contrasto a livello istituzionale di pratiche volte a fare dell’educazione un mercato e del suo assessment uno strumento politico. Le soluzioni proposte devono configurarsi nella direzione di azioni specifiche orientate alla formazione degli insegnanti di scuola superiore che privilegi strategie di empowerment volte al fronteggiamento di inevitabili frustrazioni e delusioni lavorative, alla formazione di una dirigenza in grado di esercitare forme di leadership promozionale; una formazione al saper essere a tutti i livelli della scuola e per tutto il personale e infine la promozione di una ricerca di significato che costituisce la base di un vero benessere all’interno della scuola che rimane, nelle dinamiche che si intrecciano all’interno di essa e nella sua configurazione sistemica, un microcosmo sociale.File | Dimensione | Formato | |
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