La critica del linguaggio di Fritz Mauthner (1849-1923), scrittore ebreo-boemo di lingua tedesca, intellettuale eccentrico della Berlino tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, si basa sull’assunto che la parola in quanto tale è metafora, continua trasposizione di termini definiti su impressioni indefinite, chiusa nel cerchio dell’immagine che può soltanto rimandare a un’altra immagine. L’approdo scettico, non semplice esito psicologico della scrittura giornalistica che svela nella parodia la superstizione della parola, trova conferma nel confronto con diverse tradizioni di pensiero. Questo lavoro ricostruisce i fili del continuo confronto critico di Mauthner con gli autori che hanno teorizzato il carattere metaforico del linguaggio. Nella tesi dell’autore confluiscono infatti il racconto delle origini di Vico, la critica empiristica dell’astrazione, la metacritica della ragione di Herder e Hamann, la dinamicizzazione dell’apriori kantiano di von Humboldt e Steinthal, le ricerche sul mutamento semantico di Hermann Paul, la concezione funzionalistica dell’io e della cosa e la teoria del concetto come sistema di operazioni di Ernst Mach e la filosofia della finzione di Vaihinger. La lettura della teoria della metafora di Aristotele, attraverso Bruchmann e Biese e parallela a quella di Gerber e Nietzsche, approfondisce la metafora per analogia e la metafora eidetica, mentre la trattazione della metafora verbale (secondo la classificazione di Morpurgo-Tagliabue) rimanda piuttosto a Jean Paul Richter e a Theodor Vischer. Quest’ultima diventa il perno della tesi di Mauthner che il mutamento semantico si basa essenzialmente sul Witz, sul motto di spirito, sull’arguzia che scorge le somiglianze lontane. La critica del linguaggio si esprime allora nell’umorismo del filosofo che ride di tutto ciò che è sacro nella vita di tutti i giorni, ma sa di appartenere a questa quotidianità senza eroi. Lo stile espressionistico della scrittura riflette nella circolarità di un procedere che non afferra mai l’oggetto in questione l’impianto asistematico e l’esito relativistico. Non stupisce allora la fortuna di Mauthner tra i letterati - Joyce e Borges, per fare due nomi - piuttosto che tra i filosofi, se si fa eccezione per Wittgenstein che, nonostante la citazione del Tractatus, finisce per fare una critica del linguaggio proprio nel senso di Mauthner . In appendice si trova la traduzione di alcuni testi di Mauthner attinenti ai temi analizzati.
Bertolini, L. (2008). La maledizione della parola: linguaggio e metafora in Fritz Mauthner.
La maledizione della parola: linguaggio e metafora in Fritz Mauthner
2008-10-01
Abstract
La critica del linguaggio di Fritz Mauthner (1849-1923), scrittore ebreo-boemo di lingua tedesca, intellettuale eccentrico della Berlino tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, si basa sull’assunto che la parola in quanto tale è metafora, continua trasposizione di termini definiti su impressioni indefinite, chiusa nel cerchio dell’immagine che può soltanto rimandare a un’altra immagine. L’approdo scettico, non semplice esito psicologico della scrittura giornalistica che svela nella parodia la superstizione della parola, trova conferma nel confronto con diverse tradizioni di pensiero. Questo lavoro ricostruisce i fili del continuo confronto critico di Mauthner con gli autori che hanno teorizzato il carattere metaforico del linguaggio. Nella tesi dell’autore confluiscono infatti il racconto delle origini di Vico, la critica empiristica dell’astrazione, la metacritica della ragione di Herder e Hamann, la dinamicizzazione dell’apriori kantiano di von Humboldt e Steinthal, le ricerche sul mutamento semantico di Hermann Paul, la concezione funzionalistica dell’io e della cosa e la teoria del concetto come sistema di operazioni di Ernst Mach e la filosofia della finzione di Vaihinger. La lettura della teoria della metafora di Aristotele, attraverso Bruchmann e Biese e parallela a quella di Gerber e Nietzsche, approfondisce la metafora per analogia e la metafora eidetica, mentre la trattazione della metafora verbale (secondo la classificazione di Morpurgo-Tagliabue) rimanda piuttosto a Jean Paul Richter e a Theodor Vischer. Quest’ultima diventa il perno della tesi di Mauthner che il mutamento semantico si basa essenzialmente sul Witz, sul motto di spirito, sull’arguzia che scorge le somiglianze lontane. La critica del linguaggio si esprime allora nell’umorismo del filosofo che ride di tutto ciò che è sacro nella vita di tutti i giorni, ma sa di appartenere a questa quotidianità senza eroi. Lo stile espressionistico della scrittura riflette nella circolarità di un procedere che non afferra mai l’oggetto in questione l’impianto asistematico e l’esito relativistico. Non stupisce allora la fortuna di Mauthner tra i letterati - Joyce e Borges, per fare due nomi - piuttosto che tra i filosofi, se si fa eccezione per Wittgenstein che, nonostante la citazione del Tractatus, finisce per fare una critica del linguaggio proprio nel senso di Mauthner . In appendice si trova la traduzione di alcuni testi di Mauthner attinenti ai temi analizzati.File | Dimensione | Formato | |
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