Nella letteratura economica non vi è unanimità di giudizi sul se e quanto i vincoli di liquidità incidano nel determinare le scelte di consumo delle famiglie. Nel nostro lavoro abbiamo analizzato le caratteristiche del mercato del credito al consumo in Italia e, dopo una breve rassegna della letteratura teorica ed empirica, abbiamo elaborato un semplice modello teorico poi sottoposto a verifica empirica. In particolare, dato che la rimozione dei vincoli di liquidità determina una minore correlazione tra le variazioni del reddito e quelle dei consumi, l’ipotesi oggetto della verifica empirica è che le famiglie italiane alle quali è stato concesso credito al consumo abbiano una minore correlazione tra queste due variazioni e, essendo così in grado di avere una distribuzione più uniforme dei consumi nel tempo, abbiano raggiunto un livello di benessere più elevato. La stima del modello è stata effettuata utilizzando i dati dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane della Banca d’Italia, che raccoglie informazioni sul reddito, sul lavoro, sui consumi, sugli investimenti, sulle modalità di pagamento e sulla struttura delle famiglie italiane. La banca dati da noi utilizzata comprende 7984 famiglie e il periodo considerato va dal 1987 al 2002. Molteplici sono i risultati ottenuti ma dall’analisi empirica si evince che l’atteggiamento delle famiglie italiane sembra sempre più favorevole che in passato a cogliere le opportunità offerte da un mercato finanziario che offra strumenti atti a consentire una distribuzione dei consumi nel tempo migliore di quella resa possibile dalla distribuzione temporale dei redditi, specialmente in presenza di un’offerta che si preoccupi di stabilire condizioni contrattuali trasparenti e facilmente comprensibili anche a persone che non sono dotate di una particolare cultura economica. Le famiglie italiane fino ad oggi hanno potuto superare i vincoli di liquidità quasi esclusivamente grazie alla ricchezza finanziaria accumulata in precedenza o ad un circuito finanziario informale di tipo familiare. Il futuro dovrebbe offrire anche alle famiglie che non possono far ricorso a questi due strumenti un mezzo per accrescere il livello di benessere, livello che dipende oltre che da “quanto” anche, e in larga misura, da “quando” si può consumare.
Cosci, S., Isopi, A., Meliciani, V., Mirra, L., Pozzolo, A. (2005). Credito al consumo e comportamento economico delle famiglie. ECONOMIA, IMPRESA E MERCATI FINANZIARI(3), 9-83.
Credito al consumo e comportamento economico delle famiglie
MIRRA, LOREDANA;
2005-01-01
Abstract
Nella letteratura economica non vi è unanimità di giudizi sul se e quanto i vincoli di liquidità incidano nel determinare le scelte di consumo delle famiglie. Nel nostro lavoro abbiamo analizzato le caratteristiche del mercato del credito al consumo in Italia e, dopo una breve rassegna della letteratura teorica ed empirica, abbiamo elaborato un semplice modello teorico poi sottoposto a verifica empirica. In particolare, dato che la rimozione dei vincoli di liquidità determina una minore correlazione tra le variazioni del reddito e quelle dei consumi, l’ipotesi oggetto della verifica empirica è che le famiglie italiane alle quali è stato concesso credito al consumo abbiano una minore correlazione tra queste due variazioni e, essendo così in grado di avere una distribuzione più uniforme dei consumi nel tempo, abbiano raggiunto un livello di benessere più elevato. La stima del modello è stata effettuata utilizzando i dati dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane della Banca d’Italia, che raccoglie informazioni sul reddito, sul lavoro, sui consumi, sugli investimenti, sulle modalità di pagamento e sulla struttura delle famiglie italiane. La banca dati da noi utilizzata comprende 7984 famiglie e il periodo considerato va dal 1987 al 2002. Molteplici sono i risultati ottenuti ma dall’analisi empirica si evince che l’atteggiamento delle famiglie italiane sembra sempre più favorevole che in passato a cogliere le opportunità offerte da un mercato finanziario che offra strumenti atti a consentire una distribuzione dei consumi nel tempo migliore di quella resa possibile dalla distribuzione temporale dei redditi, specialmente in presenza di un’offerta che si preoccupi di stabilire condizioni contrattuali trasparenti e facilmente comprensibili anche a persone che non sono dotate di una particolare cultura economica. Le famiglie italiane fino ad oggi hanno potuto superare i vincoli di liquidità quasi esclusivamente grazie alla ricchezza finanziaria accumulata in precedenza o ad un circuito finanziario informale di tipo familiare. Il futuro dovrebbe offrire anche alle famiglie che non possono far ricorso a questi due strumenti un mezzo per accrescere il livello di benessere, livello che dipende oltre che da “quanto” anche, e in larga misura, da “quando” si può consumare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.