Alla luce di alcuni sviluppi nella prassi degli Stati, sembrerebbe possibile intravedere un futuro ravvicinamento tra i sostenitori di posizioni finora radicalmente opposte, che avevano originato la scarna ed apparentemente contraddittoria formulazione delle disposizioni di cui al primo ed al terzo comma dell'articolo 303 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. E' forse, troppo ottimistico ritenere che la via concertata tra Stato di bandiera dei "salvors" e Stati costieri/di origine dei beni nella regolamentazione e controllo delle attività di recupero dei beni culturali sommersi si riveli percorribile e consenta, infine, di superare l'atteggiamento di opposizione alla Convenzione UNESCO del 2001 tenuto dagli Stati sostenitori dell'applicazione del salvage law and law of finds anche ai beni culturali sommersi. Questi ultimi, tuttavia, iniziano a dare segno della consapevolezza che l'applicazione del principio di libertà dei mari nel senso della libertà di caccia e sfruttamento sregolato dei beni culturali sommersi non è più un'opzione praticabile. Ogni specifico caso troverà la sua soluzione attraverso l'accordo o l'acquiescenza, ma l'interpretazione corretta della Convenzione di Montego Bay impone che, nel soppesare gli interessi in gioco, sia tenuto conto innanzitutto dell'interesse dell'intera Comunità internazionale, per sua natura prevalente.
Mucci, F. (2011). Elementi della prassi recente relativa alle attività rivolte al patrimonio culturale subacqueo alla luce dell’articolo 59 della Convenzione di Montego Bay. In Talitha Vassalli di Dachenhausen (a cura di), Atti del Convegno in memoria di Luigi Sico. Napoli : Editoriale Scientifica.
Elementi della prassi recente relativa alle attività rivolte al patrimonio culturale subacqueo alla luce dell’articolo 59 della Convenzione di Montego Bay
MUCCI, FEDERICA
2011-01-01
Abstract
Alla luce di alcuni sviluppi nella prassi degli Stati, sembrerebbe possibile intravedere un futuro ravvicinamento tra i sostenitori di posizioni finora radicalmente opposte, che avevano originato la scarna ed apparentemente contraddittoria formulazione delle disposizioni di cui al primo ed al terzo comma dell'articolo 303 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. E' forse, troppo ottimistico ritenere che la via concertata tra Stato di bandiera dei "salvors" e Stati costieri/di origine dei beni nella regolamentazione e controllo delle attività di recupero dei beni culturali sommersi si riveli percorribile e consenta, infine, di superare l'atteggiamento di opposizione alla Convenzione UNESCO del 2001 tenuto dagli Stati sostenitori dell'applicazione del salvage law and law of finds anche ai beni culturali sommersi. Questi ultimi, tuttavia, iniziano a dare segno della consapevolezza che l'applicazione del principio di libertà dei mari nel senso della libertà di caccia e sfruttamento sregolato dei beni culturali sommersi non è più un'opzione praticabile. Ogni specifico caso troverà la sua soluzione attraverso l'accordo o l'acquiescenza, ma l'interpretazione corretta della Convenzione di Montego Bay impone che, nel soppesare gli interessi in gioco, sia tenuto conto innanzitutto dell'interesse dell'intera Comunità internazionale, per sua natura prevalente.File | Dimensione | Formato | |
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