Recenti proposte parlamentari porpongono di mettere fine ad una discussione sulla città e/o area metropolitana di Roma, confermandone: • una dimensione d’area vasta coincidente con quella della provincia; • la sussidiarietà e la sostenibilità come principi ispiratori ed ordinatori dell’azione di governo del territorio; • le funzioni unitarie e complementari di livello territoriale (programmazione degli interventi per Roma Capitale, le opere di interesse statale, il patrimonio pubblico e privato nazionale ed internazionale, la valorizzazione e la gestione del sistema culturale, ambientale e del turismo, la ricerca e la formazione universitaria, le attività fieristico-congressuali-espositive, l’industria innovativa legata all’ICS); collocando la questione della scelta metropolitana per Roma ad un livello europeo, eppure intermedio tra la scala politica propria della città-capitale e i compiti di programmazione e gestione che il nostro ordinamento costituzionale attribuisce alle province (per l’Europa, le NUT 3). Rispetto a questo obiettivo, Roma non appare in posizione soddisfacente nella mappatura europea delle aree/città capitali metropolitane. Anche se, la spinta al policentrismo impressa dall’Unione potrebbe trovare già una base di corrispondenze nell’organizzazione – soprattutto spontanea - del territorio e dell’economia romana (non solo della Città). Se per un verso, dunque, c’è da augurarsi che attraverso un più stretto recepimento delle indicazioni europee (Cfr. strutture già cooperative su base policentrica), l’area vasta romana, cioè la provincia, diventi nel prossimo periodo 2007-2013 molto più visibile; la mancanza di strumenti appropriati al raggiungimento di questo obiettivo rappresenta un freno alla piena realizzazione di una metropoli diversa dalla semplice somma di progetti ed impostazioni negoziati “dall’alto”, di portata nazionale e regionale, che escludono, ad una lettura “fisica e formale” del territorio, la domanda di integrazione “dal basso”, cioè il riconoscimento, anche economico, delle forme insediative coese riconoscibili romane. In tal senso Roma e la sua provincia rappresentano il livello ideale per una lettura della programmazione territoriale europea, ma anche il livello sussidiario della mediazione tra una visione metropoitana globale e una locale, somma di insediamenti continui, diffusi o nucleari isolati (perirubanizzazione mista ad insediamento puntuale), attualmente privi di orientamento alla governance; lontani cioè da quell’insieme di regole con cui si attua la programmazione spaziale e fisica richiesta dall’Unione, entro cui ogni NUT offre il proprio contributo alla creazione di uno spazio integrato, anche attraverso scelte sussidiarie di metropolitanizzazione (cfr. Territorial Agenda 2007).
Cucunnato, P., Barrera, P., Prezioso, M., Zingaretti, N. (2011). Area metropolitana e citta' diffusa: potenzialita' e limiti di un modello urbano [Working paper].
Area metropolitana e citta' diffusa: potenzialita' e limiti di un modello urbano
PREZIOSO, MARIA;
2011-01-01
Abstract
Recenti proposte parlamentari porpongono di mettere fine ad una discussione sulla città e/o area metropolitana di Roma, confermandone: • una dimensione d’area vasta coincidente con quella della provincia; • la sussidiarietà e la sostenibilità come principi ispiratori ed ordinatori dell’azione di governo del territorio; • le funzioni unitarie e complementari di livello territoriale (programmazione degli interventi per Roma Capitale, le opere di interesse statale, il patrimonio pubblico e privato nazionale ed internazionale, la valorizzazione e la gestione del sistema culturale, ambientale e del turismo, la ricerca e la formazione universitaria, le attività fieristico-congressuali-espositive, l’industria innovativa legata all’ICS); collocando la questione della scelta metropolitana per Roma ad un livello europeo, eppure intermedio tra la scala politica propria della città-capitale e i compiti di programmazione e gestione che il nostro ordinamento costituzionale attribuisce alle province (per l’Europa, le NUT 3). Rispetto a questo obiettivo, Roma non appare in posizione soddisfacente nella mappatura europea delle aree/città capitali metropolitane. Anche se, la spinta al policentrismo impressa dall’Unione potrebbe trovare già una base di corrispondenze nell’organizzazione – soprattutto spontanea - del territorio e dell’economia romana (non solo della Città). Se per un verso, dunque, c’è da augurarsi che attraverso un più stretto recepimento delle indicazioni europee (Cfr. strutture già cooperative su base policentrica), l’area vasta romana, cioè la provincia, diventi nel prossimo periodo 2007-2013 molto più visibile; la mancanza di strumenti appropriati al raggiungimento di questo obiettivo rappresenta un freno alla piena realizzazione di una metropoli diversa dalla semplice somma di progetti ed impostazioni negoziati “dall’alto”, di portata nazionale e regionale, che escludono, ad una lettura “fisica e formale” del territorio, la domanda di integrazione “dal basso”, cioè il riconoscimento, anche economico, delle forme insediative coese riconoscibili romane. In tal senso Roma e la sua provincia rappresentano il livello ideale per una lettura della programmazione territoriale europea, ma anche il livello sussidiario della mediazione tra una visione metropoitana globale e una locale, somma di insediamenti continui, diffusi o nucleari isolati (perirubanizzazione mista ad insediamento puntuale), attualmente privi di orientamento alla governance; lontani cioè da quell’insieme di regole con cui si attua la programmazione spaziale e fisica richiesta dall’Unione, entro cui ogni NUT offre il proprio contributo alla creazione di uno spazio integrato, anche attraverso scelte sussidiarie di metropolitanizzazione (cfr. Territorial Agenda 2007).File | Dimensione | Formato | |
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