C'è un modo spurio di elaborare un discorso teologico sul diritto: è quello che assume come oggetto della teologia l' idea di Dio (l'oggetto immenso, secondo la forte espressione hegeliana) invece che la sua parola e di conseguenza come oggetto della teologia del diritto la legge di Dio, anziché la sua promessa (diatheke, testamentum). E' un modo spurio, perché implicitamente e, in genere, inconsapevolmente sottrae alla teologia la sua specificità (quella di essere il tentativo, sempre inadeguato, di proferire una parola umana che sappia far tesoro e assumere come presupposto un ascolto della parola divina) e la riduce (sia pure con le migliori intenzioni) a mera filosofia della religione, anzi ad una cattiva filosofia della religione, perché incapace di percepire che all'identità fenomenica tra parola di Dio e linguaggio umano corrisponde una irriducibile differenza ontologica.
D'Agostino, F. (2005). Più diritto. IUSTITIA, 58(1), 1-3.
Più diritto
D'AGOSTINO, FRANCESCO
2005-01-01
Abstract
C'è un modo spurio di elaborare un discorso teologico sul diritto: è quello che assume come oggetto della teologia l' idea di Dio (l'oggetto immenso, secondo la forte espressione hegeliana) invece che la sua parola e di conseguenza come oggetto della teologia del diritto la legge di Dio, anziché la sua promessa (diatheke, testamentum). E' un modo spurio, perché implicitamente e, in genere, inconsapevolmente sottrae alla teologia la sua specificità (quella di essere il tentativo, sempre inadeguato, di proferire una parola umana che sappia far tesoro e assumere come presupposto un ascolto della parola divina) e la riduce (sia pure con le migliori intenzioni) a mera filosofia della religione, anzi ad una cattiva filosofia della religione, perché incapace di percepire che all'identità fenomenica tra parola di Dio e linguaggio umano corrisponde una irriducibile differenza ontologica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.