«Gli atlanti, quelli storici e geografici, sono ancora utili nel Terzo Millennio, perché sono la prova tangibile del ruolo che la conoscenza e l’informazione svolgono e devono svolgere nel contesto della società globale secondo principi di sostenibilità. Questa riflessione è parte di una più ampia discussione sull’attualità dei valori portanti le unità del ragionamento geografico-economico e politico, in grado oggi di fornire metodi e strumenti progettuali (in campo ambientale e della pianificazione territoriale e socioeconomica), mantenendosi in stretta continuità storico-culturale con l’integrazione dei saperi. C'è dunque continuità tra un atlante ed il lavoro di redazione di un piano territoriale, secondo una linea culturale che la geografia ha già avuto modo di misurare, a diverse scale, nei vari campi in cui si articola, qui trattata nella sua accezione più ampia di “luogo dei saperi”» . La geografia si misura, alle diverse scale regionali e locali, con i temi essenziali della conoscenza e dell’interpretazione del cambiamento; acquisendo e georeferenziandone la base interpretativa (dati, fenomeni, modelli). L’atlante rappresenta una chiave di orientamento sistematico della conoscenza e della relativa tassonomia, sintesi di interrelazioni tra mutamenti epocali (di pensiero, di approccio scientifico) ed effetti prospettici. L’atlante è manifestazione visibile di un metodo di lavoro capace di stabilire il dominio (estensione) ed il grado di reciprocità dei fenomeni classificati, delle azioni e degli effetti che legano parti differenti di territorio alla sfera dei saperi. Saperi che, nella metodologia che accompagna la redazione di un piano sostenibile, si trasformano in temi essenziali (o componenti) su cui innestare le scelte progettuali (Prezioso, 2003).
Prezioso, M. (2006). Dall’atlante geografico all’atlante di piano. In G. Campione, F. Farinelli, C. Santoro (a cura di), Scritti in onore di Alberto Di Blasi (pp. 1295-1302). Bologna : Pàtron.
Dall’atlante geografico all’atlante di piano
PREZIOSO, MARIA
2006-01-01
Abstract
«Gli atlanti, quelli storici e geografici, sono ancora utili nel Terzo Millennio, perché sono la prova tangibile del ruolo che la conoscenza e l’informazione svolgono e devono svolgere nel contesto della società globale secondo principi di sostenibilità. Questa riflessione è parte di una più ampia discussione sull’attualità dei valori portanti le unità del ragionamento geografico-economico e politico, in grado oggi di fornire metodi e strumenti progettuali (in campo ambientale e della pianificazione territoriale e socioeconomica), mantenendosi in stretta continuità storico-culturale con l’integrazione dei saperi. C'è dunque continuità tra un atlante ed il lavoro di redazione di un piano territoriale, secondo una linea culturale che la geografia ha già avuto modo di misurare, a diverse scale, nei vari campi in cui si articola, qui trattata nella sua accezione più ampia di “luogo dei saperi”» . La geografia si misura, alle diverse scale regionali e locali, con i temi essenziali della conoscenza e dell’interpretazione del cambiamento; acquisendo e georeferenziandone la base interpretativa (dati, fenomeni, modelli). L’atlante rappresenta una chiave di orientamento sistematico della conoscenza e della relativa tassonomia, sintesi di interrelazioni tra mutamenti epocali (di pensiero, di approccio scientifico) ed effetti prospettici. L’atlante è manifestazione visibile di un metodo di lavoro capace di stabilire il dominio (estensione) ed il grado di reciprocità dei fenomeni classificati, delle azioni e degli effetti che legano parti differenti di territorio alla sfera dei saperi. Saperi che, nella metodologia che accompagna la redazione di un piano sostenibile, si trasformano in temi essenziali (o componenti) su cui innestare le scelte progettuali (Prezioso, 2003).File | Dimensione | Formato | |
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