Il libro ripercorre le diverse e contraddittorie tappe del rapporto tra la rete e la società e pone il nodo tecnologico come il centro attorno al quale tracciare i contorni e le implicazioni delle trasformazioni e dell’organizzazione della vita sociale. Il rapporto media e democrazia viene preso in esame affrontando le connessioni tra le nuove tecnologie e tre campi che sono il perno attorno al quale si gioca la sfida di un ripensamento dell’idea stessa di cittadinanza: la formazione, la politica e l’informazione. Questi tre ambiti costituiscono i temi centrali qui analizzati e insieme il fulcro su cui ragionare per governare i processi in atto dal punto di vista cognitivo, teorico e anche nelle pratiche sociali. All’interno di questi tre ambiti, quindi, le tecnologie dell’informazione e della conoscenza divengono fattori strategici di sviluppo e base per una ricostruzione di modi e paradigmi di operare e agire tra gli individui nella società. Le istituzioni della politica, del giornalismo e della formazione qui analizzate vedono l’incrinarsi della loro incisività sociale, perdono aderenza e contatto e non riescono più a costituire un potente filtro per le informazioni. Le tradizionali agenzie di socializzazione devono così mediare, entrare in conflitto e gestire il cambiamento e soprattutto si trovano a dover fare i conti con un caos informazionale che può realmente diventare patrimonio condiviso, conoscenza sociale solo se gestito e recepito correttamente. La valenza sociale delle nuove tecnologie è tanto più evidente nei tre campi presi in esame. Al centro infatti abbiamo la cooperazione, intesa sia come sincronizzazione, come collaborazione e codecisione, uno spazio dove l’interconnessione e lo scambio sono al centro dello spazio relazionale. Il libro è diviso in quattro capitoli. Il primo fornisce una ricognizione dell’impatto profondo e pervasivo che le nuove tecnologie hanno sotto varie forme, sulle interazioni sociali e personali. Le implicazioni profonde di questa rivoluzione intaccano capillarmente i modelli comunicativi, ma anche di rappresentazione della realtà, di strutturazione della conoscenza e del materiale simbolico. In questo senso la capacità di sintonizzarsi su questo nuovo paradigma digitale ha comportato e comporta l'inclusione o l'esclusione da un intero mondo di valori. Il computer è il simbolo di questa rivoluzione. La Rete dunque è l'asse intorno al quale si strutturano le informazioni, la conoscenza, la riorganizzazione del lavoro e l'esperienza stessa degli individui. Tutto questo comporta la diffusione della rete nel senso tecnico, certamente ma, anche e inseparabilmente, nel senso della mentalità della rete, nel senso di una diffusione delle sue categorie mentali e logiche. Il capitolo fa quindi il punto sulle caratteristiche del modello a rete : l'ipertestualità, le realtà virtuali, la multimedialità, l’ interattività, le simulazioni, la personalizzazione e la velocità sono tutte forme interconnesse tra loro. il modello è privo di un grande centro, ha centri parziali, soggetti a cambiamenti e limitati nel tempo. Viene infine vagliata la validità delle teorie tradizionali della comunicazione in relazione alle nuove tecnologie per poi passare al nuovo filone di studi che mette in relazione il computer e la comunicazione fornendo anche indicazioni importanti sul piano interpretativo. I computer sono delle macchine che estendono la mente. Queste novità nel modo di comunicare portano ad un riposizionamento dei modelli di comunicazione. L'arco teorico sulla comunicazione si distingue così in due grandi filoni caratterizzati dall’ opposizione tra approccio relazionale e approccio informazionale. È evidente che l'approccio relazionale è quello che più si adatta alla comunicazione digitale. La centralità della relazione, insieme alla centralità del ricevente si avvicina fortemente alle caratteristiche di internet. Infine, il computer ha introdotto un nuovo campo di ricerca nella teoria della comunicazione. Così i diversi filoni di ricerca vengono analizzati: quello che tiene conto soprattutto della tecnica, quella del modellamento sociale della tecnologia, le teorie temporali e la teoria della costruzione sociale della tecnologia. Il secondo capitolo sposta l’analisi sul campo specifico dell’informazione,, tema critico per lo sviluppo delle democrazie contemporanee. Il tema dell’informazione, che già Tocqueville nel suo La democrazia in America vedeva come unica fonte, per il cittadino, di espressione e autonomia di giudizio e di influenza – un embrione di sfera pubblica diremmo con Habermas – ha assunto una connotazione del tutto nuova, una possibilità di sviluppo del tutto inedita. Si analizzano i mutamenti profondi e le problematiche poste da un nuovo modo di fornire, fare e ricevere informazione. La logica circolare coinvolge la fonte e destinatario rimodellando continuamente la produzione sia nel contenuto sia nelle modalità espressive e comunicative. Il giornalista indossa l’habitus digitale e acquisisce nuove competenze. La disintermediazione esaltata come elemento di democraticità va riconsiderata anche nei suoi limiti e pericoli. Di fronte a questo la necessità di un ordine, di una catalogazione e indicizzazione del materiale per riuscire ad uscire dall’oblio e valorizzare e conservare la memoria impone un salto di qualità nella capacità di mediazione e gestione di ambiti diversi. Di fatto già oggi di fronte al sovraccarico di notizie ricorriamo a degli strumenti che pre-processano l’informazione. Inoltre, la digitalizzazione delle informazioni comporta molti problemi di indici. La digitalizzazione della memoria storica del giornalismo pone problemi di tipo tecnico, economico, politico e culturale. Oltre al problema della memoria e dell’archiviazione il capitolo si sofferma sul tema della ricerca dell’ordine nel grande mondo di internet. Il terzo capitolo analizza il rapporto tra le nuove tecnologie e la politica e il sistema istituzionale, un rapporto sicuramente ambivalente fatto di luci e ombre. Finito il sogno di una democrazia elettronica , si sono evidenziati i rischi della società del controllo. libertà e controllo, sfera pubblica e manipolazione, democrazia e terrorismo, confronti e semplici soliloqui sono le facce del giano bifronte dell’”internet politico La politica, dapprima più lenta ad accorgersi dei cambiamenti in atto con il suo radicamento e attaccamento a i modelli del potere verticale, ha visto erodersi il proprio campo d’azione senza una parallela consapevolezza degli effetti di questi cambiamenti. Dopo anni le politiche dei governi nazionali e locali direttamente propongono e avanzano e sostengono progetti di democrazia partecipativa di e-democracy. Come modalità ormai irrinunciabili di verifica e confronto sulle proprie azioni E questi cambiamenti si sono riflessi con importanza crescente sia nella riflessione teorica sia nelle pratiche realizzate sul nesso media e democrazia e sul riconoscimento e sull’implementazione dell’idea stesa di cittadinanza che ha assunto per certi versi una valenza più ampia e una possibilità fino ad oggi inedita di crescita e valorizzazione. Anche nel rapporto con lo Stato si suggella un nuova reazione in cui la domanda di uno stato funzione si sostituisce all’idea di uno stato-soggetto. Questo cambiamento possibile, percepito così fortemente in tanti ambiti della comunicazione, dell’informazione, del fare amministrazione è nello stesso tempo vanificato da scelte politiche che si muovono in tutt’altre direzioni. Infatti la percezione del possibile cambiamento non intacca l’autoreferenzialità di un sistema complesso che vede in Italia la punta massima di asfittica indifferenza verso i cambiamenti in atto – cambiamenti dovuti anche alla velocità dei processi comunicativi che dovrebbero esaltare l’idea di rete, di orizzontalità di bidirezionalità dei processi e dare un colpo mortale ad un sistema rigido di conservazione di poteri nel rapporto con il cittadino, in primo luogo un potere conoscitivo poco propenso alla diffusione e trasparenza. Ma nonostante le forti resistenze dei sistemi consolidati ad accogliere e guidare i cambiamenti in atto assistiamo ad una destrutturazione e decostruzione dei processi, già messi in evidenza in altri campi del sapere. La politica è in ritardo rispetto alla velocità dei flussi di informazione e alla continua ed effervescente formazione di micro-gruppi e microcomunità. Il paradosso di internet, simbolo di apertura all’infinito sta proprio nella creazione di nicchie chiuse che sono ben lontane da un’idea di spazio pubblico aperto e condiviso che è appunto la pre-condizione per qualunque forma di democrazia. Il dilemma posto dalle nuove tecnologie è quello di capire se ci troviamo innanzi ad un avanzamento della democrazia plebiscitaria o se invece le nuove tecnologie possono aiutare un rafforzamento della democrazia forte, cioè dove la forza dei cittadini attivi possa influire sulle decisioni politiche. Il quarto capitolo riflette sul nesso formazione e nuove tecnologie. Come per gli altri due ambiti si ripercorre la storia e si mettono in luce le concezioni teoriche che sono dietro a questi cambiamenti. Le istituzioni della formazione e in particolare quelle scolastiche, rispetto a questi nuovi veloci orizzonti, sono state in ritardo, spesso troppo rigide e a volte decisamente lente. Molte politiche hanno cercato di superare il gap tecnologico e di sapere e molti studi ne hanno analizzato gli esiti. La “scuola network” che si articola in comunità di pratiche costruisce un ambiente di apprendimento e un sapere distribuito con modalità aperte di accesso alle conoscenze e di elaborazione delle competenze. Si impara ad imparare, a monitorare le proprie prestazioni attraverso un atteggiamento attivo verso l’esperienza, la sua elaborazione ed organizzazione Il capitolo analizza la complessità dell’uso delle nuove tecnologie nella didattica, il fenomeno infatti coinvolge le teorie della conoscenza, lo sviluppo dei paradigmi psicologici e delle teorie dell' apprendimento e i rapporti tra le diverse impostazioni educative. Questi aspetti teorico-epistemici, metodologici e tecnologici trovano la loro sintesi nel “costruttivismo sociale” e in quello cognitivo. L'approccio al sapere pragmatico, arricchito dall'ermeneutica e dal decostruttivismo, dagli sviluppi della “scienza cognitiva”, della teoria dell'infor-mazione e delle neuroscienze è sviluppato in quest’ultimo capitolo e visto nel contesto di rete e del web2.0 che viene analizzato nelle sue implicazioni educative e formative. Rappresenta una nuova idea di piattaforma non proprietaria dove il software non è distribuito, ma utilizzato. E' un diverso modello di sviluppo che riconosce la centralità degli utenti che concorrono attivamente alla crescita ed all'erogazione del servizio, la cui efficienza dipende dalla loro possibilità di partecipare, di interagire, di scegliere, sfruttando standard aperti e accordi di cooperazione e della capacità di questo di aumentare i nodi della rete. I tempi e i luoghi dell’apprendimento sono mutati, ma anche gli stili cognitivi e i comportamenti della relazione educativa. . Le nuove tecnologie favoriscono il lavoro per progetti e la personalizzazione degli interventi educativi. In particolare consentono la rivalutazione dei modelli di apprendimento percettivi-motori ed esperienziali che trovano spazio soprattutto in un modello didattico appropriato. Sono richieste agli insegnanti nuove competenze, che possono essere formate e sviluppate soltanto in luoghi che garantiscano loro la stessa libertà di ricerca e di applicazione che anche gli alunni debbono avere. L'approccio cooperativo alla costruzione delle conoscenze, la valorizzazione dell'autonomia della persona che apprende (che assume la responsabilità del proprio apprendimento), l'esperienza della costruzione di mappe e di bussole concettuali quale strumento efficace per la ricerca e la messa in valore di informazioni significative appaiono i principali fattori di cambiamento in un settore che ancora non ha espresso tutte le sue potenzialità. Hassan C (2010). Rete e democrazia. Politica, informazione e istruzione. vol. 1, p. 1-188, VENEZIA:Marsilio,. ISBN: 978-88-317-9928-7 Il libro ripercorre le diverse e contraddittorie tappe del rapporto tra la rete e la società e pone il nodo tecnologico come il centro attorno al quale tracciare i contorni e le implicazioni delle trasformazioni e dell’organizzazione della vita sociale. Il rapporto media e democrazia viene preso in esame affrontando le connessioni tra le nuove tecnologie e tre campi che sono il perno attorno al quale si gioca la sfida di un ripensamento dell’idea stessa di cittadinanza: la formazione, la politica e l’informazione. Questi tre ambiti costituiscono i temi centrali qui analizzati e insieme il fulcro su cui ragionare per governare i processi in atto dal punto di vista cognitivo, teorico e anche nelle pratiche sociali. All’interno di questi tre ambiti, quindi, le tecnologie dell’informazione e della conoscenza divengono fattori strategici di sviluppo e base per una ricostruzione di modi e paradigmi di operare e agire tra gli individui nella società. Le istituzioni della politica, del giornalismo e della formazione qui analizzate vedono l’incrinarsi della loro incisività sociale, perdono aderenza e contatto e non riescono più a costituire un potente filtro per le informazioni. Le tradizionali agenzie di socializzazione devono così mediare, entrare in conflitto e gestire il cambiamento e soprattutto si trovano a dover fare i conti con un caos informazionale che può realmente diventare patrimonio condiviso, conoscenza sociale solo se gestito e recepito correttamente. La valenza sociale delle nuove tecnologie è tanto più evidente nei tre campi presi in esame. Al centro infatti abbiamo la cooperazione, intesa sia come sincronizzazione, come collaborazione e codecisione, uno spazio dove l’interconnessione e lo scambio sono al centro dello spazio relazionale. Il libro è diviso in quattro capitoli. Il primo fornisce una ricognizione dell’impatto profondo e pervasivo che le nuove tecnologie hanno sotto varie forme, sulle interazioni sociali e personali. Le implicazioni profonde di questa rivoluzione intaccano capillarmente i modelli comunicativi, ma anche di rappresentazione della realtà, di strutturazione della conoscenza e del materiale simbolico. In questo senso la capacità di sintonizzarsi su questo nuovo paradigma digitale ha comportato e comporta l'inclusione o l'esclusione da un intero mondo di valori. Il computer è il simbolo di questa rivoluzione. La Rete dunque è l'asse intorno al quale si strutturano le informazioni, la conoscenza, la riorganizzazione del lavoro e l'esperienza stessa degli individui. Tutto questo comporta la diffusione della rete nel senso tecnico, certamente ma, anche e inseparabilmente, nel senso della mentalità della rete, nel senso di una diffusione delle sue categorie mentali e logiche. Il capitolo fa quindi il punto sulle caratteristiche del modello a rete : l'ipertestualità, le realtà virtuali, la multimedialità, l’ interattività, le simulazioni, la personalizzazione e la velocità sono tutte forme interconnesse tra loro. il modello è privo di un grande centro, ha centri parziali, soggetti a cambiamenti e limitati nel tempo. Viene infine vagliata la validità delle teorie tradizionali della comunicazione in relazione alle nuove tecnologie per poi passare al nuovo filone di studi che mette in relazione il computer e la comunicazione fornendo anche indicazioni importanti sul piano interpretativo. I computer sono delle macchine che estendono la mente. Queste novità nel modo di comunicare portano ad un riposizionamento dei modelli di comunicazione. L'arco teorico sulla comunicazione si distingue così in due grandi filoni caratterizzati dall’ opposizione tra approccio relazionale e approccio informazionale. È evidente che l'approccio relazionale è quello che più si adatta alla comunicazione digitale. La centralità della relazione, insieme alla centralità del ricevente si avvicina fortemente alle caratteristiche di internet. Infine, il computer ha introdotto un nuovo campo di ricerca nella teoria della comunicazione. Così i diversi filoni di ricerca vengono analizzati: quello che tiene conto soprattutto della tecnica, quella del modellamento sociale della tecnologia, le teorie temporali e la teoria della costruzione sociale della tecnologia. Il secondo capitolo sposta l’analisi sul campo specifico dell’informazione,, tema critico per lo sviluppo delle democrazie contemporanee. Il tema dell’informazione, che già Tocqueville nel suo La democrazia in America vedeva come unica fonte, per il cittadino, di espressione e autonomia di giudizio e di influenza – un embrione di sfera pubblica diremmo con Habermas – ha assunto una connotazione del tutto nuova, una possibilità di sviluppo del tutto inedita. Si analizzano i mutamenti profondi e le problematiche poste da un nuovo modo di fornire, fare e ricevere informazione. La logica circolare coinvolge la fonte e destinatario rimodellando continuamente la produzione sia nel contenuto sia nelle modalità espressive e comunicative. Il giornalista indossa l’habitus digitale e acquisisce nuove competenze. La disintermediazione esaltata come elemento di democraticità va riconsiderata anche nei suoi limiti e pericoli. Di fronte a questo la necessità di un ordine, di una catalogazione e indicizzazione del materiale per riuscire ad uscire dall’oblio e valorizzare e conservare la memoria impone un salto di qualità nella capacità di mediazione e gestione di ambiti diversi. Di fatto già oggi di fronte al sovraccarico di notizie ricorriamo a degli strumenti che pre-processano l’informazione. Inoltre, la digitalizzazione delle informazioni comporta molti problemi di indici. La digitalizzazione della memoria storica del giornalismo pone problemi di tipo tecnico, economico, politico e culturale. Oltre al problema della memoria e dell’archiviazione il capitolo si sofferma sul tema della ricerca dell’ordine nel grande mondo di internet. Il terzo capitolo analizza il rapporto tra le nuove tecnologie e la politica e il sistema istituzionale, un rapporto sicuramente ambivalente fatto di luci e ombre. Finito il sogno di una democrazia elettronica , si sono evidenziati i rischi della società del controllo. libertà e controllo, sfera pubblica e manipolazione, democrazia e terrorismo, confronti e semplici soliloqui sono le facce del giano bifronte dell’”internet politico La politica, dapprima più lenta ad accorgersi dei cambiamenti in atto con il suo radicamento e attaccamento a i modelli del potere verticale, ha visto erodersi il proprio campo d’azione senza una parallela consapevolezza degli effetti di questi cambiamenti. Dopo anni le politiche dei governi nazionali e locali direttamente propongono e avanzano e sostengono progetti di democrazia partecipativa di e-democracy. Come modalità ormai irrinunciabili di verifica e confronto sulle proprie azioni E questi cambiamenti si sono riflessi con importanza crescente sia nella riflessione teorica sia nelle pratiche realizzate sul nesso media e democrazia e sul riconoscimento e sull’implementazione dell’idea stesa di cittadinanza che ha assunto per certi versi una valenza più ampia e una possibilità fino ad oggi inedita di crescita e valorizzazione. Anche nel rapporto con lo Stato si suggella un nuova reazione in cui la domanda di uno stato funzione si sostituisce all’idea di uno stato-soggetto. Questo cambiamento possibile, percepito così fortemente in tanti ambiti della comunicazione, dell’informazione, del fare amministrazione è nello stesso tempo vanificato da scelte politiche che si muovono in tutt’altre direzioni. Infatti la percezione del possibile cambiamento non intacca l’autoreferenzialità di un sistema complesso che vede in Italia la punta massima di asfittica indifferenza verso i cambiamenti in atto – cambiamenti dovuti anche alla velocità dei processi comunicativi che dovrebbero esaltare l’idea di rete, di orizzontalità di bidirezionalità dei processi e dare un colpo mortale ad un sistema rigido di conservazione di poteri nel rapporto con il cittadino, in primo luogo un potere conoscitivo poco propenso alla diffusione e trasparenza. Ma nonostante le forti resistenze dei sistemi consolidati ad accogliere e guidare i cambiamenti in atto assistiamo ad una destrutturazione e decostruzione dei processi, già messi in evidenza in altri campi del sapere. La politica è in ritardo rispetto alla velocità dei flussi di informazione e alla continua ed effervescente formazione di micro-gruppi e microcomunità. Il paradosso di internet, simbolo di apertura all’infinito sta proprio nella creazione di nicchie chiuse che sono ben lontane da un’idea di spazio pubblico aperto e condiviso che è appunto la pre-condizione per qualunque forma di democrazia. Il dilemma posto dalle nuove tecnologie è quello di capire se ci troviamo innanzi ad un avanzamento della democrazia plebiscitaria o se invece le nuove tecnologie possono aiutare un rafforzamento della democrazia forte, cioè dove la forza dei cittadini attivi possa influire sulle decisioni politiche. Il quarto capitolo riflette sul nesso formazione e nuove tecnologie. Come per gli altri due ambiti si ripercorre la storia e si mettono in luce le concezioni teoriche che sono dietro a questi cambiamenti. Le istituzioni della formazione e in particolare quelle scolastiche, rispetto a questi nuovi veloci orizzonti, sono state in ritardo, spesso troppo rigide e a volte decisamente lente. Molte politiche hanno cercato di superare il gap tecnologico e di sapere e molti studi ne hanno analizzato gli esiti. La “scuola network” che si articola in comunità di pratiche costruisce un ambiente di apprendimento e un sapere distribuito con modalità aperte di accesso alle conoscenze e di elaborazione delle competenze. Si impara ad imparare, a monitorare le proprie prestazioni attraverso un atteggiamento attivo verso l’esperienza, la sua elaborazione ed organizzazione Il capitolo analizza la complessità dell’uso delle nuove tecnologie nella didattica, il fenomeno infatti coinvolge le teorie della conoscenza, lo sviluppo dei paradigmi psicologici e delle teorie dell' apprendimento e i rapporti tra le diverse impostazioni educative. Questi aspetti teorico-epistemici, metodologici e tecnologici trovano la loro sintesi nel “costruttivismo sociale” e in quello cognitivo. L'approccio al sapere pragmatico, arricchito dall'ermeneutica e dal decostruttivismo, dagli sviluppi della “scienza cognitiva”, della teoria dell'infor-mazione e delle neuroscienze è sviluppato in quest’ultimo capitolo e visto nel contesto di rete e del web2.0 che viene analizzato nelle sue implicazioni educative e formative. Rappresenta una nuova idea di piattaforma non proprietaria dove il software non è distribuito, ma utilizzato. E' un diverso modello di sviluppo che riconosce la centralità degli utenti che concorrono attivamente alla crescita ed all'erogazione del servizio, la cui efficienza dipende dalla loro possibilità di partecipare, di interagire, di scegliere, sfruttando standard aperti e accordi di cooperazione e della capacità di questo di aumentare i nodi della rete. I tempi e i luoghi dell’apprendimento sono mutati, ma anche gli stili cognitivi e i comportamenti della relazione educativa. . Le nuove tecnologie favoriscono il lavoro per progetti e la personalizzazione degli interventi educativi. In particolare consentono la rivalutazione dei modelli di apprendimento percettivi-motori ed esperienziali che trovano spazio soprattutto in un modello didattico appropriato. Sono richieste agli insegnanti nuove competenze, che possono essere formate e sviluppate soltanto in luoghi che garantiscano loro la stessa libertà di ricerca e di applicazione che anche gli alunni debbono avere. L'approccio cooperativo alla costruzione delle conoscenze, la valorizzazione dell'autonomia della persona che apprende (che assume la responsabilità del proprio apprendimento), l'esperienza della costruzione di mappe e di bussole concettuali quale strumento efficace per la ricerca e la messa in valore di informazioni significative appaiono i principali fattori di cambiamento in un settore che ancora non ha espresso tutte le sue potenzialità.

Hassan, C.g. (2010). Rete e democrazia: politica, informazione e istruzione. Venezia : Marsilio.

Rete e democrazia: politica, informazione e istruzione

HASSAN, CLAUDIA GINA
2010-03-01

Abstract

Il libro ripercorre le diverse e contraddittorie tappe del rapporto tra la rete e la società e pone il nodo tecnologico come il centro attorno al quale tracciare i contorni e le implicazioni delle trasformazioni e dell’organizzazione della vita sociale. Il rapporto media e democrazia viene preso in esame affrontando le connessioni tra le nuove tecnologie e tre campi che sono il perno attorno al quale si gioca la sfida di un ripensamento dell’idea stessa di cittadinanza: la formazione, la politica e l’informazione. Questi tre ambiti costituiscono i temi centrali qui analizzati e insieme il fulcro su cui ragionare per governare i processi in atto dal punto di vista cognitivo, teorico e anche nelle pratiche sociali. All’interno di questi tre ambiti, quindi, le tecnologie dell’informazione e della conoscenza divengono fattori strategici di sviluppo e base per una ricostruzione di modi e paradigmi di operare e agire tra gli individui nella società. Le istituzioni della politica, del giornalismo e della formazione qui analizzate vedono l’incrinarsi della loro incisività sociale, perdono aderenza e contatto e non riescono più a costituire un potente filtro per le informazioni. Le tradizionali agenzie di socializzazione devono così mediare, entrare in conflitto e gestire il cambiamento e soprattutto si trovano a dover fare i conti con un caos informazionale che può realmente diventare patrimonio condiviso, conoscenza sociale solo se gestito e recepito correttamente. La valenza sociale delle nuove tecnologie è tanto più evidente nei tre campi presi in esame. Al centro infatti abbiamo la cooperazione, intesa sia come sincronizzazione, come collaborazione e codecisione, uno spazio dove l’interconnessione e lo scambio sono al centro dello spazio relazionale. Il libro è diviso in quattro capitoli. Il primo fornisce una ricognizione dell’impatto profondo e pervasivo che le nuove tecnologie hanno sotto varie forme, sulle interazioni sociali e personali. Le implicazioni profonde di questa rivoluzione intaccano capillarmente i modelli comunicativi, ma anche di rappresentazione della realtà, di strutturazione della conoscenza e del materiale simbolico. In questo senso la capacità di sintonizzarsi su questo nuovo paradigma digitale ha comportato e comporta l'inclusione o l'esclusione da un intero mondo di valori. Il computer è il simbolo di questa rivoluzione. La Rete dunque è l'asse intorno al quale si strutturano le informazioni, la conoscenza, la riorganizzazione del lavoro e l'esperienza stessa degli individui. Tutto questo comporta la diffusione della rete nel senso tecnico, certamente ma, anche e inseparabilmente, nel senso della mentalità della rete, nel senso di una diffusione delle sue categorie mentali e logiche. Il capitolo fa quindi il punto sulle caratteristiche del modello a rete : l'ipertestualità, le realtà virtuali, la multimedialità, l’ interattività, le simulazioni, la personalizzazione e la velocità sono tutte forme interconnesse tra loro. il modello è privo di un grande centro, ha centri parziali, soggetti a cambiamenti e limitati nel tempo. Viene infine vagliata la validità delle teorie tradizionali della comunicazione in relazione alle nuove tecnologie per poi passare al nuovo filone di studi che mette in relazione il computer e la comunicazione fornendo anche indicazioni importanti sul piano interpretativo. I computer sono delle macchine che estendono la mente. Queste novità nel modo di comunicare portano ad un riposizionamento dei modelli di comunicazione. L'arco teorico sulla comunicazione si distingue così in due grandi filoni caratterizzati dall’ opposizione tra approccio relazionale e approccio informazionale. È evidente che l'approccio relazionale è quello che più si adatta alla comunicazione digitale. La centralità della relazione, insieme alla centralità del ricevente si avvicina fortemente alle caratteristiche di internet. Infine, il computer ha introdotto un nuovo campo di ricerca nella teoria della comunicazione. Così i diversi filoni di ricerca vengono analizzati: quello che tiene conto soprattutto della tecnica, quella del modellamento sociale della tecnologia, le teorie temporali e la teoria della costruzione sociale della tecnologia. Il secondo capitolo sposta l’analisi sul campo specifico dell’informazione,, tema critico per lo sviluppo delle democrazie contemporanee. Il tema dell’informazione, che già Tocqueville nel suo La democrazia in America vedeva come unica fonte, per il cittadino, di espressione e autonomia di giudizio e di influenza – un embrione di sfera pubblica diremmo con Habermas – ha assunto una connotazione del tutto nuova, una possibilità di sviluppo del tutto inedita. Si analizzano i mutamenti profondi e le problematiche poste da un nuovo modo di fornire, fare e ricevere informazione. La logica circolare coinvolge la fonte e destinatario rimodellando continuamente la produzione sia nel contenuto sia nelle modalità espressive e comunicative. Il giornalista indossa l’habitus digitale e acquisisce nuove competenze. La disintermediazione esaltata come elemento di democraticità va riconsiderata anche nei suoi limiti e pericoli. Di fronte a questo la necessità di un ordine, di una catalogazione e indicizzazione del materiale per riuscire ad uscire dall’oblio e valorizzare e conservare la memoria impone un salto di qualità nella capacità di mediazione e gestione di ambiti diversi. Di fatto già oggi di fronte al sovraccarico di notizie ricorriamo a degli strumenti che pre-processano l’informazione. Inoltre, la digitalizzazione delle informazioni comporta molti problemi di indici. La digitalizzazione della memoria storica del giornalismo pone problemi di tipo tecnico, economico, politico e culturale. Oltre al problema della memoria e dell’archiviazione il capitolo si sofferma sul tema della ricerca dell’ordine nel grande mondo di internet. Il terzo capitolo analizza il rapporto tra le nuove tecnologie e la politica e il sistema istituzionale, un rapporto sicuramente ambivalente fatto di luci e ombre. Finito il sogno di una democrazia elettronica , si sono evidenziati i rischi della società del controllo. libertà e controllo, sfera pubblica e manipolazione, democrazia e terrorismo, confronti e semplici soliloqui sono le facce del giano bifronte dell’”internet politico La politica, dapprima più lenta ad accorgersi dei cambiamenti in atto con il suo radicamento e attaccamento a i modelli del potere verticale, ha visto erodersi il proprio campo d’azione senza una parallela consapevolezza degli effetti di questi cambiamenti. Dopo anni le politiche dei governi nazionali e locali direttamente propongono e avanzano e sostengono progetti di democrazia partecipativa di e-democracy. Come modalità ormai irrinunciabili di verifica e confronto sulle proprie azioni E questi cambiamenti si sono riflessi con importanza crescente sia nella riflessione teorica sia nelle pratiche realizzate sul nesso media e democrazia e sul riconoscimento e sull’implementazione dell’idea stesa di cittadinanza che ha assunto per certi versi una valenza più ampia e una possibilità fino ad oggi inedita di crescita e valorizzazione. Anche nel rapporto con lo Stato si suggella un nuova reazione in cui la domanda di uno stato funzione si sostituisce all’idea di uno stato-soggetto. Questo cambiamento possibile, percepito così fortemente in tanti ambiti della comunicazione, dell’informazione, del fare amministrazione è nello stesso tempo vanificato da scelte politiche che si muovono in tutt’altre direzioni. Infatti la percezione del possibile cambiamento non intacca l’autoreferenzialità di un sistema complesso che vede in Italia la punta massima di asfittica indifferenza verso i cambiamenti in atto – cambiamenti dovuti anche alla velocità dei processi comunicativi che dovrebbero esaltare l’idea di rete, di orizzontalità di bidirezionalità dei processi e dare un colpo mortale ad un sistema rigido di conservazione di poteri nel rapporto con il cittadino, in primo luogo un potere conoscitivo poco propenso alla diffusione e trasparenza. Ma nonostante le forti resistenze dei sistemi consolidati ad accogliere e guidare i cambiamenti in atto assistiamo ad una destrutturazione e decostruzione dei processi, già messi in evidenza in altri campi del sapere. La politica è in ritardo rispetto alla velocità dei flussi di informazione e alla continua ed effervescente formazione di micro-gruppi e microcomunità. Il paradosso di internet, simbolo di apertura all’infinito sta proprio nella creazione di nicchie chiuse che sono ben lontane da un’idea di spazio pubblico aperto e condiviso che è appunto la pre-condizione per qualunque forma di democrazia. Il dilemma posto dalle nuove tecnologie è quello di capire se ci troviamo innanzi ad un avanzamento della democrazia plebiscitaria o se invece le nuove tecnologie possono aiutare un rafforzamento della democrazia forte, cioè dove la forza dei cittadini attivi possa influire sulle decisioni politiche. Il quarto capitolo riflette sul nesso formazione e nuove tecnologie. Come per gli altri due ambiti si ripercorre la storia e si mettono in luce le concezioni teoriche che sono dietro a questi cambiamenti. Le istituzioni della formazione e in particolare quelle scolastiche, rispetto a questi nuovi veloci orizzonti, sono state in ritardo, spesso troppo rigide e a volte decisamente lente. Molte politiche hanno cercato di superare il gap tecnologico e di sapere e molti studi ne hanno analizzato gli esiti. La “scuola network” che si articola in comunità di pratiche costruisce un ambiente di apprendimento e un sapere distribuito con modalità aperte di accesso alle conoscenze e di elaborazione delle competenze. Si impara ad imparare, a monitorare le proprie prestazioni attraverso un atteggiamento attivo verso l’esperienza, la sua elaborazione ed organizzazione Il capitolo analizza la complessità dell’uso delle nuove tecnologie nella didattica, il fenomeno infatti coinvolge le teorie della conoscenza, lo sviluppo dei paradigmi psicologici e delle teorie dell' apprendimento e i rapporti tra le diverse impostazioni educative. Questi aspetti teorico-epistemici, metodologici e tecnologici trovano la loro sintesi nel “costruttivismo sociale” e in quello cognitivo. L'approccio al sapere pragmatico, arricchito dall'ermeneutica e dal decostruttivismo, dagli sviluppi della “scienza cognitiva”, della teoria dell'infor-mazione e delle neuroscienze è sviluppato in quest’ultimo capitolo e visto nel contesto di rete e del web2.0 che viene analizzato nelle sue implicazioni educative e formative. Rappresenta una nuova idea di piattaforma non proprietaria dove il software non è distribuito, ma utilizzato. E' un diverso modello di sviluppo che riconosce la centralità degli utenti che concorrono attivamente alla crescita ed all'erogazione del servizio, la cui efficienza dipende dalla loro possibilità di partecipare, di interagire, di scegliere, sfruttando standard aperti e accordi di cooperazione e della capacità di questo di aumentare i nodi della rete. I tempi e i luoghi dell’apprendimento sono mutati, ma anche gli stili cognitivi e i comportamenti della relazione educativa. . Le nuove tecnologie favoriscono il lavoro per progetti e la personalizzazione degli interventi educativi. In particolare consentono la rivalutazione dei modelli di apprendimento percettivi-motori ed esperienziali che trovano spazio soprattutto in un modello didattico appropriato. Sono richieste agli insegnanti nuove competenze, che possono essere formate e sviluppate soltanto in luoghi che garantiscano loro la stessa libertà di ricerca e di applicazione che anche gli alunni debbono avere. L'approccio cooperativo alla costruzione delle conoscenze, la valorizzazione dell'autonomia della persona che apprende (che assume la responsabilità del proprio apprendimento), l'esperienza della costruzione di mappe e di bussole concettuali quale strumento efficace per la ricerca e la messa in valore di informazioni significative appaiono i principali fattori di cambiamento in un settore che ancora non ha espresso tutte le sue potenzialità. Hassan C (2010). Rete e democrazia. Politica, informazione e istruzione. vol. 1, p. 1-188, VENEZIA:Marsilio,. ISBN: 978-88-317-9928-7 Il libro ripercorre le diverse e contraddittorie tappe del rapporto tra la rete e la società e pone il nodo tecnologico come il centro attorno al quale tracciare i contorni e le implicazioni delle trasformazioni e dell’organizzazione della vita sociale. Il rapporto media e democrazia viene preso in esame affrontando le connessioni tra le nuove tecnologie e tre campi che sono il perno attorno al quale si gioca la sfida di un ripensamento dell’idea stessa di cittadinanza: la formazione, la politica e l’informazione. Questi tre ambiti costituiscono i temi centrali qui analizzati e insieme il fulcro su cui ragionare per governare i processi in atto dal punto di vista cognitivo, teorico e anche nelle pratiche sociali. All’interno di questi tre ambiti, quindi, le tecnologie dell’informazione e della conoscenza divengono fattori strategici di sviluppo e base per una ricostruzione di modi e paradigmi di operare e agire tra gli individui nella società. Le istituzioni della politica, del giornalismo e della formazione qui analizzate vedono l’incrinarsi della loro incisività sociale, perdono aderenza e contatto e non riescono più a costituire un potente filtro per le informazioni. Le tradizionali agenzie di socializzazione devono così mediare, entrare in conflitto e gestire il cambiamento e soprattutto si trovano a dover fare i conti con un caos informazionale che può realmente diventare patrimonio condiviso, conoscenza sociale solo se gestito e recepito correttamente. La valenza sociale delle nuove tecnologie è tanto più evidente nei tre campi presi in esame. Al centro infatti abbiamo la cooperazione, intesa sia come sincronizzazione, come collaborazione e codecisione, uno spazio dove l’interconnessione e lo scambio sono al centro dello spazio relazionale. Il libro è diviso in quattro capitoli. Il primo fornisce una ricognizione dell’impatto profondo e pervasivo che le nuove tecnologie hanno sotto varie forme, sulle interazioni sociali e personali. Le implicazioni profonde di questa rivoluzione intaccano capillarmente i modelli comunicativi, ma anche di rappresentazione della realtà, di strutturazione della conoscenza e del materiale simbolico. In questo senso la capacità di sintonizzarsi su questo nuovo paradigma digitale ha comportato e comporta l'inclusione o l'esclusione da un intero mondo di valori. Il computer è il simbolo di questa rivoluzione. La Rete dunque è l'asse intorno al quale si strutturano le informazioni, la conoscenza, la riorganizzazione del lavoro e l'esperienza stessa degli individui. Tutto questo comporta la diffusione della rete nel senso tecnico, certamente ma, anche e inseparabilmente, nel senso della mentalità della rete, nel senso di una diffusione delle sue categorie mentali e logiche. Il capitolo fa quindi il punto sulle caratteristiche del modello a rete : l'ipertestualità, le realtà virtuali, la multimedialità, l’ interattività, le simulazioni, la personalizzazione e la velocità sono tutte forme interconnesse tra loro. il modello è privo di un grande centro, ha centri parziali, soggetti a cambiamenti e limitati nel tempo. Viene infine vagliata la validità delle teorie tradizionali della comunicazione in relazione alle nuove tecnologie per poi passare al nuovo filone di studi che mette in relazione il computer e la comunicazione fornendo anche indicazioni importanti sul piano interpretativo. I computer sono delle macchine che estendono la mente. Queste novità nel modo di comunicare portano ad un riposizionamento dei modelli di comunicazione. L'arco teorico sulla comunicazione si distingue così in due grandi filoni caratterizzati dall’ opposizione tra approccio relazionale e approccio informazionale. È evidente che l'approccio relazionale è quello che più si adatta alla comunicazione digitale. La centralità della relazione, insieme alla centralità del ricevente si avvicina fortemente alle caratteristiche di internet. Infine, il computer ha introdotto un nuovo campo di ricerca nella teoria della comunicazione. Così i diversi filoni di ricerca vengono analizzati: quello che tiene conto soprattutto della tecnica, quella del modellamento sociale della tecnologia, le teorie temporali e la teoria della costruzione sociale della tecnologia. Il secondo capitolo sposta l’analisi sul campo specifico dell’informazione,, tema critico per lo sviluppo delle democrazie contemporanee. Il tema dell’informazione, che già Tocqueville nel suo La democrazia in America vedeva come unica fonte, per il cittadino, di espressione e autonomia di giudizio e di influenza – un embrione di sfera pubblica diremmo con Habermas – ha assunto una connotazione del tutto nuova, una possibilità di sviluppo del tutto inedita. Si analizzano i mutamenti profondi e le problematiche poste da un nuovo modo di fornire, fare e ricevere informazione. La logica circolare coinvolge la fonte e destinatario rimodellando continuamente la produzione sia nel contenuto sia nelle modalità espressive e comunicative. Il giornalista indossa l’habitus digitale e acquisisce nuove competenze. La disintermediazione esaltata come elemento di democraticità va riconsiderata anche nei suoi limiti e pericoli. Di fronte a questo la necessità di un ordine, di una catalogazione e indicizzazione del materiale per riuscire ad uscire dall’oblio e valorizzare e conservare la memoria impone un salto di qualità nella capacità di mediazione e gestione di ambiti diversi. Di fatto già oggi di fronte al sovraccarico di notizie ricorriamo a degli strumenti che pre-processano l’informazione. Inoltre, la digitalizzazione delle informazioni comporta molti problemi di indici. La digitalizzazione della memoria storica del giornalismo pone problemi di tipo tecnico, economico, politico e culturale. Oltre al problema della memoria e dell’archiviazione il capitolo si sofferma sul tema della ricerca dell’ordine nel grande mondo di internet. Il terzo capitolo analizza il rapporto tra le nuove tecnologie e la politica e il sistema istituzionale, un rapporto sicuramente ambivalente fatto di luci e ombre. Finito il sogno di una democrazia elettronica , si sono evidenziati i rischi della società del controllo. libertà e controllo, sfera pubblica e manipolazione, democrazia e terrorismo, confronti e semplici soliloqui sono le facce del giano bifronte dell’”internet politico La politica, dapprima più lenta ad accorgersi dei cambiamenti in atto con il suo radicamento e attaccamento a i modelli del potere verticale, ha visto erodersi il proprio campo d’azione senza una parallela consapevolezza degli effetti di questi cambiamenti. Dopo anni le politiche dei governi nazionali e locali direttamente propongono e avanzano e sostengono progetti di democrazia partecipativa di e-democracy. Come modalità ormai irrinunciabili di verifica e confronto sulle proprie azioni E questi cambiamenti si sono riflessi con importanza crescente sia nella riflessione teorica sia nelle pratiche realizzate sul nesso media e democrazia e sul riconoscimento e sull’implementazione dell’idea stesa di cittadinanza che ha assunto per certi versi una valenza più ampia e una possibilità fino ad oggi inedita di crescita e valorizzazione. Anche nel rapporto con lo Stato si suggella un nuova reazione in cui la domanda di uno stato funzione si sostituisce all’idea di uno stato-soggetto. Questo cambiamento possibile, percepito così fortemente in tanti ambiti della comunicazione, dell’informazione, del fare amministrazione è nello stesso tempo vanificato da scelte politiche che si muovono in tutt’altre direzioni. Infatti la percezione del possibile cambiamento non intacca l’autoreferenzialità di un sistema complesso che vede in Italia la punta massima di asfittica indifferenza verso i cambiamenti in atto – cambiamenti dovuti anche alla velocità dei processi comunicativi che dovrebbero esaltare l’idea di rete, di orizzontalità di bidirezionalità dei processi e dare un colpo mortale ad un sistema rigido di conservazione di poteri nel rapporto con il cittadino, in primo luogo un potere conoscitivo poco propenso alla diffusione e trasparenza. Ma nonostante le forti resistenze dei sistemi consolidati ad accogliere e guidare i cambiamenti in atto assistiamo ad una destrutturazione e decostruzione dei processi, già messi in evidenza in altri campi del sapere. La politica è in ritardo rispetto alla velocità dei flussi di informazione e alla continua ed effervescente formazione di micro-gruppi e microcomunità. Il paradosso di internet, simbolo di apertura all’infinito sta proprio nella creazione di nicchie chiuse che sono ben lontane da un’idea di spazio pubblico aperto e condiviso che è appunto la pre-condizione per qualunque forma di democrazia. Il dilemma posto dalle nuove tecnologie è quello di capire se ci troviamo innanzi ad un avanzamento della democrazia plebiscitaria o se invece le nuove tecnologie possono aiutare un rafforzamento della democrazia forte, cioè dove la forza dei cittadini attivi possa influire sulle decisioni politiche. Il quarto capitolo riflette sul nesso formazione e nuove tecnologie. Come per gli altri due ambiti si ripercorre la storia e si mettono in luce le concezioni teoriche che sono dietro a questi cambiamenti. Le istituzioni della formazione e in particolare quelle scolastiche, rispetto a questi nuovi veloci orizzonti, sono state in ritardo, spesso troppo rigide e a volte decisamente lente. Molte politiche hanno cercato di superare il gap tecnologico e di sapere e molti studi ne hanno analizzato gli esiti. La “scuola network” che si articola in comunità di pratiche costruisce un ambiente di apprendimento e un sapere distribuito con modalità aperte di accesso alle conoscenze e di elaborazione delle competenze. Si impara ad imparare, a monitorare le proprie prestazioni attraverso un atteggiamento attivo verso l’esperienza, la sua elaborazione ed organizzazione Il capitolo analizza la complessità dell’uso delle nuove tecnologie nella didattica, il fenomeno infatti coinvolge le teorie della conoscenza, lo sviluppo dei paradigmi psicologici e delle teorie dell' apprendimento e i rapporti tra le diverse impostazioni educative. Questi aspetti teorico-epistemici, metodologici e tecnologici trovano la loro sintesi nel “costruttivismo sociale” e in quello cognitivo. L'approccio al sapere pragmatico, arricchito dall'ermeneutica e dal decostruttivismo, dagli sviluppi della “scienza cognitiva”, della teoria dell'infor-mazione e delle neuroscienze è sviluppato in quest’ultimo capitolo e visto nel contesto di rete e del web2.0 che viene analizzato nelle sue implicazioni educative e formative. Rappresenta una nuova idea di piattaforma non proprietaria dove il software non è distribuito, ma utilizzato. E' un diverso modello di sviluppo che riconosce la centralità degli utenti che concorrono attivamente alla crescita ed all'erogazione del servizio, la cui efficienza dipende dalla loro possibilità di partecipare, di interagire, di scegliere, sfruttando standard aperti e accordi di cooperazione e della capacità di questo di aumentare i nodi della rete. I tempi e i luoghi dell’apprendimento sono mutati, ma anche gli stili cognitivi e i comportamenti della relazione educativa. . Le nuove tecnologie favoriscono il lavoro per progetti e la personalizzazione degli interventi educativi. In particolare consentono la rivalutazione dei modelli di apprendimento percettivi-motori ed esperienziali che trovano spazio soprattutto in un modello didattico appropriato. Sono richieste agli insegnanti nuove competenze, che possono essere formate e sviluppate soltanto in luoghi che garantiscano loro la stessa libertà di ricerca e di applicazione che anche gli alunni debbono avere. L'approccio cooperativo alla costruzione delle conoscenze, la valorizzazione dell'autonomia della persona che apprende (che assume la responsabilità del proprio apprendimento), l'esperienza della costruzione di mappe e di bussole concettuali quale strumento efficace per la ricerca e la messa in valore di informazioni significative appaiono i principali fattori di cambiamento in un settore che ancora non ha espresso tutte le sue potenzialità.
mar-2010
Settore SPS/07 - SOCIOLOGIA GENERALE
Settore SPS/08 - SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI E COMUNICATIVI
Italian
Rilevanza nazionale
Monografia
rete; democrazia; istruzione; informazione
Hassan, C.g. (2010). Rete e democrazia: politica, informazione e istruzione. Venezia : Marsilio.
Monografia
Hassan, Cg
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