A partire dal 2012 la Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) ha mappato e classificato il territorio italiano perimetrando le aree interne sulla base di una serie di “gradienti di perifericità”, calcolati in base all’accessibilità ai servizi essenziali in termini di mobilità, salute, istruzione. La SNAI ha prodotto una rappresentazione dei territori fragili individuando tutte le caratteristiche che contribuiscono a delinearne i contorni: sociodemografiche (impoverimento del capitale umano), naturali ed eco-sistemiche (degrado del patrimonio), frutto della minore capacità della spesa pubblica di investire in termini di manutenzione e gestione del territorio. La pluralità delle rappresentazioni ha accompagnato il dibattito scaturito a livello nazionale con innumerevoli declinazioni: la suddivisione tra un’Italia della “polpa” e una dell’“osso” (Doria, 1958); la denominazione di terre “invisibili” o di «places that don’t matter» (Rodríguez-Pose, 2018), in altre parole, di aree che non contano (Esposito, 2021; Rousseau, Béal, Chauchi-Duval, 2022). Nonostante l’esistenza di una politica pubblica tesa a colmare le disuguaglianze territoriali, l’esodo dalle aree interne non si è ancora arrestato. L’attuale revisione della Strategia e la redazione di un nuovo Piano strategico aprono nuovi scenari per costruire traiettorie di sviluppo a lungo termine che possano riavvicinare ai margini quell’Italia ancora “lontana” (Lucatelli, Luisi, Tantillo, 2022). Un’Italia che deve invertire lo sguardo partendo dalle periferie delle aree interne, attivando politiche più mirate alla convergenza tra le aree di prossimità per ricomporre i divari territoriali e sociali. Il lavoro presentato vuole aprire una riflessione sulla necessità di colmare le disuguaglianze spaziali a partire dalla messa in atto interventi diretti alla reinfrastrutturazione “lenta” dei territori che, oltre a garantire quei servizi essenziali di mobilità, siano in grado di costruire scenari futuri per le popolazioni locali a partire dalla rigenerazione del patrimonio abbandonato e dismesso per incentivare le forme di turismo sostenibile e di esplorazione diffusa del capitale territoriale. L’adeguata pianificazione di reti di mobilità sostenibili nei territori delle aree interne, a partire soprattutto dal riutilizzo del patrimonio infrastrutturale in disuso (tra cui le ferrovie dismesse), contribuirebbe a mettere in atto quelle opere necessarie di messa in sicurezza del territorio arginando i processi di degenerazione territoriale; di ri-utilizzare il capitale territoriale anche attraverso il recupero della memoria storica dei luoghi; di promuovere la conoscenza diffusa delle risorse delle aree marginali, assumendo una visione progettuale di tipo partecipativo che consideri la pluralità dei luoghi e la cocreazione comunitaria come elementi di politiche placed-based e place-sensitive.

Varasano, L.g. (2024). La riconversione delle ferrovie dismesse: modelli di governance per lo sviluppo locale delle aree interne. Il caso della Basilicata.

La riconversione delle ferrovie dismesse: modelli di governance per lo sviluppo locale delle aree interne. Il caso della Basilicata

VARASANO, LUCIA GRAZIA
2024-01-01

Abstract

A partire dal 2012 la Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) ha mappato e classificato il territorio italiano perimetrando le aree interne sulla base di una serie di “gradienti di perifericità”, calcolati in base all’accessibilità ai servizi essenziali in termini di mobilità, salute, istruzione. La SNAI ha prodotto una rappresentazione dei territori fragili individuando tutte le caratteristiche che contribuiscono a delinearne i contorni: sociodemografiche (impoverimento del capitale umano), naturali ed eco-sistemiche (degrado del patrimonio), frutto della minore capacità della spesa pubblica di investire in termini di manutenzione e gestione del territorio. La pluralità delle rappresentazioni ha accompagnato il dibattito scaturito a livello nazionale con innumerevoli declinazioni: la suddivisione tra un’Italia della “polpa” e una dell’“osso” (Doria, 1958); la denominazione di terre “invisibili” o di «places that don’t matter» (Rodríguez-Pose, 2018), in altre parole, di aree che non contano (Esposito, 2021; Rousseau, Béal, Chauchi-Duval, 2022). Nonostante l’esistenza di una politica pubblica tesa a colmare le disuguaglianze territoriali, l’esodo dalle aree interne non si è ancora arrestato. L’attuale revisione della Strategia e la redazione di un nuovo Piano strategico aprono nuovi scenari per costruire traiettorie di sviluppo a lungo termine che possano riavvicinare ai margini quell’Italia ancora “lontana” (Lucatelli, Luisi, Tantillo, 2022). Un’Italia che deve invertire lo sguardo partendo dalle periferie delle aree interne, attivando politiche più mirate alla convergenza tra le aree di prossimità per ricomporre i divari territoriali e sociali. Il lavoro presentato vuole aprire una riflessione sulla necessità di colmare le disuguaglianze spaziali a partire dalla messa in atto interventi diretti alla reinfrastrutturazione “lenta” dei territori che, oltre a garantire quei servizi essenziali di mobilità, siano in grado di costruire scenari futuri per le popolazioni locali a partire dalla rigenerazione del patrimonio abbandonato e dismesso per incentivare le forme di turismo sostenibile e di esplorazione diffusa del capitale territoriale. L’adeguata pianificazione di reti di mobilità sostenibili nei territori delle aree interne, a partire soprattutto dal riutilizzo del patrimonio infrastrutturale in disuso (tra cui le ferrovie dismesse), contribuirebbe a mettere in atto quelle opere necessarie di messa in sicurezza del territorio arginando i processi di degenerazione territoriale; di ri-utilizzare il capitale territoriale anche attraverso il recupero della memoria storica dei luoghi; di promuovere la conoscenza diffusa delle risorse delle aree marginali, assumendo una visione progettuale di tipo partecipativo che consideri la pluralità dei luoghi e la cocreazione comunitaria come elementi di politiche placed-based e place-sensitive.
2024
2023/2024
Beni culturali, formazione e territorio
36.
Settore GEOG-01/B - Geografia economico-politica
Italian
Tesi di dottorato
Varasano, L.g. (2024). La riconversione delle ferrovie dismesse: modelli di governance per lo sviluppo locale delle aree interne. Il caso della Basilicata.
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