Dalla sua emanazione ad oggi, il dibattito circa l’opportunità di riforma del testo costituzionale non ha mai cessato di sopirsi. Diversi negli anni sono stati i tentativi di riforma della Costituzione volti ad assicurare una migliore governabilità del Paese ed una più efficiente produzione legislativa. Dai più è stata espressa la necessità di superare il modello di bicameralismo paritario ritenuto ormai anacronistico e privo di effettivi benefici pratici. Il presente studio intende analizzare alcuni aspetti della riforma costituzionale “Renzi – Boschi” che, tra il 2014 e il 2016, nel corso della XVII legislatura, ha interessato l’Italia, prima dell’esito negativo del referendum costituzionale. Si è scelto di trattare le tematiche che più hanno mostrato conflittualità sia nel corso dell’iter parlamentare, con accelerazioni e battute d’arresto, sia sul piano del dibattito pubblico. Pilastro fondamentale della riforma è proprio il superamento del bicameralismo paritario attraverso lo “scollamento” del Senato dal rapporto di fiducia con il Governo e ad una sensibile riduzione del ruolo di questo nel procedimento legislativo. La riforma costituzionale si poneva l’ambizioso obiettivo di rafforzare e semplificare il governo del Paese, intervenendo solo sulla Parte Seconda della Costituzione. Più nel dettaglio, la legge di revisione mirava ad alterare la morfologia del Parlamento modificando il rapporto tra le due Camere e trasformando il Senato in un’assemblea dimezzata in quanto a membri, e che rappresentasse le Autonomie locali. In tale contesto, venivano nuovamente ridisegnati i rapporti fra Stato e Regioni, conferendo al primo un numero maggiore di ambiti nei quali dispiegare il proprio potere legislativo, ampliando al contempo la rappresentanza di Regioni e Comuni in Parlamento grazie alla composizione del nuovo Senato. L’analisi verterà sul progetto di riforma, iniziato con la presentazione del D.d.l. n°1429 l’8 aprile 2014, e sulla sua evoluzione, fino all’approvazione del testo definitivo e dei risultati del referendum del 4 dicembre 2016. Altresì si cercherà di individuare i riflessi di tale esperienza riformatrice sia sul versante del contributo alla futura elaborazione legislativa e dottrinaria che sulla rinnovata attenzione civica verso le tematiche istituzionali. Ancorché l’esito del progetto di revisione costituzionale si sia concluso con un nulla di fatto, ciò non ha mancato di suscitare ampio dibattito tra gli studiosi del diritto ed ha nuovamente posto l’attenzione sulla necessità di ripensare l’attuale sistema costituzionale attraverso un definitivo superamento del bicameralismo paritario. Se nel dibattito pubblico, in un primo momento, la seconda Camera era rappresentata come elemento utile a conferire maggiore rappresentatività, migliore ponderazione nel corso del procedimento legislativo ed equilibrio tra i poteri, tali effetti sembrano ora perdere rilevanza, a beneficio di considerazioni sugli ingenti costi che esso comporta. Per identificare i “principali nodi” della riforma costituzionale si sono integrati materiali di studio eterogenei; partendo dalle versioni dei testi della riforma che si sono evoluti con lo svolgersi della letture parlamentari (segnalando gli emendamenti di maggior rilievo), senza dimenticare le altre fonti vigore o approvate nelle more della revisione costituzionale, che vengono necessariamente coinvolte da un ambizioso processo riformista che ha interessato la legislazione elettorale della Camera e quella degli Enti provinciali. Oltre a tali “materie prime”, verranno richiamati i contributi della dottrina, svolti in prima battuta in sede di audizioni conoscitive presso le Camere e nella periodica d’area, alcune risorse giornalistiche, la copiosa letteratura istantanea (in molti casi “politicamente colorita”) che ha affollato gli scaffali delle librerie nei mesi precedenti alla consultazione referendaria e le pronunce della Consulta chiamata anche in questo caso, forse ormai “normalmente”, ad un ruolo per diversi aspetti co – autoriale nei procedimenti relativi alle riforme istituzionali. Nel corso dell’esposizione, ove possibile, sarà riportato in nota il collegamento ipertestuale al documento citato che, immediatamente attingibile in internet, vivacizza la consultazione dello scritto nella sua versione digitale.
Scarinci, S. (2019). Profili della riforma costituzionale della 17. Legislatura. I maggiori nodi sul tappeto.
Profili della riforma costituzionale della 17. Legislatura. I maggiori nodi sul tappeto
SCARINCI, SIMONE
2019-01-01
Abstract
Dalla sua emanazione ad oggi, il dibattito circa l’opportunità di riforma del testo costituzionale non ha mai cessato di sopirsi. Diversi negli anni sono stati i tentativi di riforma della Costituzione volti ad assicurare una migliore governabilità del Paese ed una più efficiente produzione legislativa. Dai più è stata espressa la necessità di superare il modello di bicameralismo paritario ritenuto ormai anacronistico e privo di effettivi benefici pratici. Il presente studio intende analizzare alcuni aspetti della riforma costituzionale “Renzi – Boschi” che, tra il 2014 e il 2016, nel corso della XVII legislatura, ha interessato l’Italia, prima dell’esito negativo del referendum costituzionale. Si è scelto di trattare le tematiche che più hanno mostrato conflittualità sia nel corso dell’iter parlamentare, con accelerazioni e battute d’arresto, sia sul piano del dibattito pubblico. Pilastro fondamentale della riforma è proprio il superamento del bicameralismo paritario attraverso lo “scollamento” del Senato dal rapporto di fiducia con il Governo e ad una sensibile riduzione del ruolo di questo nel procedimento legislativo. La riforma costituzionale si poneva l’ambizioso obiettivo di rafforzare e semplificare il governo del Paese, intervenendo solo sulla Parte Seconda della Costituzione. Più nel dettaglio, la legge di revisione mirava ad alterare la morfologia del Parlamento modificando il rapporto tra le due Camere e trasformando il Senato in un’assemblea dimezzata in quanto a membri, e che rappresentasse le Autonomie locali. In tale contesto, venivano nuovamente ridisegnati i rapporti fra Stato e Regioni, conferendo al primo un numero maggiore di ambiti nei quali dispiegare il proprio potere legislativo, ampliando al contempo la rappresentanza di Regioni e Comuni in Parlamento grazie alla composizione del nuovo Senato. L’analisi verterà sul progetto di riforma, iniziato con la presentazione del D.d.l. n°1429 l’8 aprile 2014, e sulla sua evoluzione, fino all’approvazione del testo definitivo e dei risultati del referendum del 4 dicembre 2016. Altresì si cercherà di individuare i riflessi di tale esperienza riformatrice sia sul versante del contributo alla futura elaborazione legislativa e dottrinaria che sulla rinnovata attenzione civica verso le tematiche istituzionali. Ancorché l’esito del progetto di revisione costituzionale si sia concluso con un nulla di fatto, ciò non ha mancato di suscitare ampio dibattito tra gli studiosi del diritto ed ha nuovamente posto l’attenzione sulla necessità di ripensare l’attuale sistema costituzionale attraverso un definitivo superamento del bicameralismo paritario. Se nel dibattito pubblico, in un primo momento, la seconda Camera era rappresentata come elemento utile a conferire maggiore rappresentatività, migliore ponderazione nel corso del procedimento legislativo ed equilibrio tra i poteri, tali effetti sembrano ora perdere rilevanza, a beneficio di considerazioni sugli ingenti costi che esso comporta. Per identificare i “principali nodi” della riforma costituzionale si sono integrati materiali di studio eterogenei; partendo dalle versioni dei testi della riforma che si sono evoluti con lo svolgersi della letture parlamentari (segnalando gli emendamenti di maggior rilievo), senza dimenticare le altre fonti vigore o approvate nelle more della revisione costituzionale, che vengono necessariamente coinvolte da un ambizioso processo riformista che ha interessato la legislazione elettorale della Camera e quella degli Enti provinciali. Oltre a tali “materie prime”, verranno richiamati i contributi della dottrina, svolti in prima battuta in sede di audizioni conoscitive presso le Camere e nella periodica d’area, alcune risorse giornalistiche, la copiosa letteratura istantanea (in molti casi “politicamente colorita”) che ha affollato gli scaffali delle librerie nei mesi precedenti alla consultazione referendaria e le pronunce della Consulta chiamata anche in questo caso, forse ormai “normalmente”, ad un ruolo per diversi aspetti co – autoriale nei procedimenti relativi alle riforme istituzionali. Nel corso dell’esposizione, ove possibile, sarà riportato in nota il collegamento ipertestuale al documento citato che, immediatamente attingibile in internet, vivacizza la consultazione dello scritto nella sua versione digitale.| File | Dimensione | Formato | |
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