Il presente lavoro si propone l’obiettivo di esaminare - allo stato, ma con uno sguardo rivolto al futuro - gli effetti della tutela dei diritti fondamentali nella disciplina del mandato d’arresto europeo. I recenti arresti giurisprudenziali della Corte di giustizia mostrano come questa abbia dismesso le vesti di strenuo difensore dei principi del mutuo riconoscimento e della fiducia reciproca, sui cui si fonda tale strumento di cooperazione giudiziaria, e come abbia invece cominciato ad abbracciare un’esegesi più “attenta” ai diritti, alle libertà ed alle garanzie individuali. Un percorso virtuoso, tutt’ora in fieri, che impone di riflettere sul concetto di mutua fiducia – precondizione indispensabile per sviluppare in modo soddisfacente il reciproco riconoscimento – inizialmente intesa come dato acquisto ed implicito tra Stati membri, ma che oggi assume un significato diverso. Per lungo tempo, infatti, il fondamento di tale fiducia ha trovato giustificazione nella convinzione che la condivisione di valori comuni, tra i quali la democrazia e il rispetto dei diritti umani, fosse garantito ed assicurato dal fatto che i Paesi partners aderissero tutti alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. A seguito delle recenti pronunce con cui la Corte di Lussemburgo ha “allargato le maglie” dei casi eccezionali in cui può essere rifiutata la consegna del ricercato, la mutual trust sembra non potersi più fondare su questo meccanismo presuntivo. Appare, piuttosto, un elemento sul cui dover investire e lavorare per poter renderlo davvero effettivo. D’altro canto, il mutato contesto storico-politico, la crisi dello Stato di diritto in alcuni Paesi membri dell’Unione europea, le preoccupanti condizioni carcerarie in altri Stati e, da ultimo, l’emergenza pandemica rappresentano chiari segnali di una fiducia il cui impianto continua a “scricchiolare” e da cui nasce l’esigenza di adottare “nuovi” standards di tutela dei diritti fondamentali dell’individuo. Si è tentato allora di capire se l’interrelazione simbiotica esistente tra confiance mutuelle e fundamental rights possa tradursi effettivamente in una limitazione del principio mutual recognition e, dunque, minare le fondamenta del meccanismo di consegna di nuovo conio. Si parte da un dato certo, l’assenza di uno specifico motivo di rifiuto della consegna per violazione dei diritti fondamentali. Un tema, questo, fortemente controverso che spinge a chiedersi se non sia davvero necessario intervenire con modifiche normative o se questa causa di diniego possa ricavarsi implicitamente dai consideranda nn. 12 e 13 e dall’art. 1, par. 3, della decisione quadro. Nel tentativo di rispondere a tali quesiti, dapprima, saranno esaminate le origini del principio del mutuo riconoscimento e la sua diversa declinazione nell’ambito dello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia; successivamente, si delineerà la disciplina del mandato d’arresto europeo, dando evidenza delle recenti riforme nazionali che hanno interessato la legge di attuazione della decisione quadro 200/584/GAI in una prospettiva di armonizzazione della normativa italiana con quella sovranazionale. L’analisi proseguirà lungo due direttrici. In primo luogo, si procederà alla ricostruzione normativa e giurisprudenziale di uno dei punti più nevralgici dell’intera disciplina, quello dei motivi di rifiuto della consegna. Se ne indagherà la ratio, la natura e gli effetti che dette cause di diniego producono sul meccanismo di consegna. Particolare attenzione, sarà dedicata all’evoluzione interpretativa dei Giudici di Lussemburgo, passati nel corso degli anni da una politica di crime control ad una di due process, nonché all’importanza di inserire una specifica causa ostativa per violazione dei diritti fondamentali. Infine, verrà indagato il principio di proporzionalità che, seppur “assente” nell’atto europeo, sembra essere un criterio quanto mai fondamentale per il corretto funzionamento del mandato d’arresto europeo. A tal proposito, si cercherà di capire se e in che modo il suo impiego possa contribuire alla tutela dei menzionati diritti e a consolidare la mutua fiducia.

Proia, F. (2022). Mandato d’arresto europeo e tutela dei diritti fondamentali [10.58015/proia-francesca_phd2022].

Mandato d’arresto europeo e tutela dei diritti fondamentali

Proia, Francesca
2022-01-01

Abstract

Il presente lavoro si propone l’obiettivo di esaminare - allo stato, ma con uno sguardo rivolto al futuro - gli effetti della tutela dei diritti fondamentali nella disciplina del mandato d’arresto europeo. I recenti arresti giurisprudenziali della Corte di giustizia mostrano come questa abbia dismesso le vesti di strenuo difensore dei principi del mutuo riconoscimento e della fiducia reciproca, sui cui si fonda tale strumento di cooperazione giudiziaria, e come abbia invece cominciato ad abbracciare un’esegesi più “attenta” ai diritti, alle libertà ed alle garanzie individuali. Un percorso virtuoso, tutt’ora in fieri, che impone di riflettere sul concetto di mutua fiducia – precondizione indispensabile per sviluppare in modo soddisfacente il reciproco riconoscimento – inizialmente intesa come dato acquisto ed implicito tra Stati membri, ma che oggi assume un significato diverso. Per lungo tempo, infatti, il fondamento di tale fiducia ha trovato giustificazione nella convinzione che la condivisione di valori comuni, tra i quali la democrazia e il rispetto dei diritti umani, fosse garantito ed assicurato dal fatto che i Paesi partners aderissero tutti alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. A seguito delle recenti pronunce con cui la Corte di Lussemburgo ha “allargato le maglie” dei casi eccezionali in cui può essere rifiutata la consegna del ricercato, la mutual trust sembra non potersi più fondare su questo meccanismo presuntivo. Appare, piuttosto, un elemento sul cui dover investire e lavorare per poter renderlo davvero effettivo. D’altro canto, il mutato contesto storico-politico, la crisi dello Stato di diritto in alcuni Paesi membri dell’Unione europea, le preoccupanti condizioni carcerarie in altri Stati e, da ultimo, l’emergenza pandemica rappresentano chiari segnali di una fiducia il cui impianto continua a “scricchiolare” e da cui nasce l’esigenza di adottare “nuovi” standards di tutela dei diritti fondamentali dell’individuo. Si è tentato allora di capire se l’interrelazione simbiotica esistente tra confiance mutuelle e fundamental rights possa tradursi effettivamente in una limitazione del principio mutual recognition e, dunque, minare le fondamenta del meccanismo di consegna di nuovo conio. Si parte da un dato certo, l’assenza di uno specifico motivo di rifiuto della consegna per violazione dei diritti fondamentali. Un tema, questo, fortemente controverso che spinge a chiedersi se non sia davvero necessario intervenire con modifiche normative o se questa causa di diniego possa ricavarsi implicitamente dai consideranda nn. 12 e 13 e dall’art. 1, par. 3, della decisione quadro. Nel tentativo di rispondere a tali quesiti, dapprima, saranno esaminate le origini del principio del mutuo riconoscimento e la sua diversa declinazione nell’ambito dello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia; successivamente, si delineerà la disciplina del mandato d’arresto europeo, dando evidenza delle recenti riforme nazionali che hanno interessato la legge di attuazione della decisione quadro 200/584/GAI in una prospettiva di armonizzazione della normativa italiana con quella sovranazionale. L’analisi proseguirà lungo due direttrici. In primo luogo, si procederà alla ricostruzione normativa e giurisprudenziale di uno dei punti più nevralgici dell’intera disciplina, quello dei motivi di rifiuto della consegna. Se ne indagherà la ratio, la natura e gli effetti che dette cause di diniego producono sul meccanismo di consegna. Particolare attenzione, sarà dedicata all’evoluzione interpretativa dei Giudici di Lussemburgo, passati nel corso degli anni da una politica di crime control ad una di due process, nonché all’importanza di inserire una specifica causa ostativa per violazione dei diritti fondamentali. Infine, verrà indagato il principio di proporzionalità che, seppur “assente” nell’atto europeo, sembra essere un criterio quanto mai fondamentale per il corretto funzionamento del mandato d’arresto europeo. A tal proposito, si cercherà di capire se e in che modo il suo impiego possa contribuire alla tutela dei menzionati diritti e a consolidare la mutua fiducia.
2022
2021/2022
Diritto pubblico
34.
Settore GIUR-13/A - Diritto processuale penale
Italian
Tesi di dottorato
Proia, F. (2022). Mandato d’arresto europeo e tutela dei diritti fondamentali [10.58015/proia-francesca_phd2022].
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