L’articolo analizza l’evoluzione normativa e applicativa dell’art. 7 dell’Ordinamento penitenziario in materia di vestiario e corredo dei detenuti. Partendo dalle disposizioni del regolamento del 1931, che imponevano un trattamento fortemente stigmatizzante e disumanizzante, si ripercorrono le tappe che, grazie alle pressioni parlamentari e internazionali, hanno condotto alla riforma del 1975. La normativa attuale mira a garantire il rispetto della dignità umana, prevedendo la fornitura di abiti decorosi, la possibilità di utilizzare effetti personali, e l’accesso a oggetti di particolare valore morale o affettivo. L’articolo evidenzia, inoltre, le criticità operative legate alla gestione del vestiario, alla pulizia degli indumenti e alla regolamentazione interna degli istituti, nonché il rischio che l’uso di abiti di lusso possa compromettere l’uguaglianza tra detenuti e l’ordine penitenziario. L’analisi è arricchita dal riferimento alle fonti internazionali e dalla riflessione sulle implicazioni simboliche dell’abbigliamento carcerario, inteso anche come mezzo di affermazione identitaria e relazionale.
Violante, M. (2025). Commentario alla disciplina penitenziaria. Codice penale, Codice di procedura penale, Legislazione speciale, Ordinamento penitenziario. In A. Scalfati (a cura di), Art. 7 Vestiario e corredo. Pacini Editore srl.
Commentario alla disciplina penitenziaria. Codice penale, Codice di procedura penale, Legislazione speciale, Ordinamento penitenziario
Violante M.
2025-01-01
Abstract
L’articolo analizza l’evoluzione normativa e applicativa dell’art. 7 dell’Ordinamento penitenziario in materia di vestiario e corredo dei detenuti. Partendo dalle disposizioni del regolamento del 1931, che imponevano un trattamento fortemente stigmatizzante e disumanizzante, si ripercorrono le tappe che, grazie alle pressioni parlamentari e internazionali, hanno condotto alla riforma del 1975. La normativa attuale mira a garantire il rispetto della dignità umana, prevedendo la fornitura di abiti decorosi, la possibilità di utilizzare effetti personali, e l’accesso a oggetti di particolare valore morale o affettivo. L’articolo evidenzia, inoltre, le criticità operative legate alla gestione del vestiario, alla pulizia degli indumenti e alla regolamentazione interna degli istituti, nonché il rischio che l’uso di abiti di lusso possa compromettere l’uguaglianza tra detenuti e l’ordine penitenziario. L’analisi è arricchita dal riferimento alle fonti internazionali e dalla riflessione sulle implicazioni simboliche dell’abbigliamento carcerario, inteso anche come mezzo di affermazione identitaria e relazionale.| File | Dimensione | Formato | |
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