Si ricostruisce il contesto storico-poetologico che fa da sfondo alla prima produzione lirica di Miguel Hernández, con particolare riferimento all’elegia e ai sei sonetti apparsi sul numero CL della “Revista de Occidente” (dicembre 1935). I testi formano parte del libro El rayo que no cesa, allora in stampa, che sarebbe stato pubblicato il mese dopo (gennaio 1936). Qui vengono presentati come una specie di casus belli che rianima il dibattito già molto acceso tra i paladini della poesia cosiddetta pura (con diversa motivazione Jiménez e Ramón Sijé principalmente) e i loro detrattori (Neruda e Alberti). Stretto tra le due posizioni, vicino e al tempo stesso distante da ognuna di esse, Hernández, con questi suoi versi folli e sconcertanti (così sono entusiasticamente definiti da Jiménez), viene qui situato al crocevia tra le contrapposte istanze (oggettiviste/ soggettiviste, puriste/realistico-surreali) dominanti il panorama lirico coevo e valorizzato per quel radicale, straniante, stile enunciativo “a-personale” cui affida l’espressione delle sue più profonde e non altrimenti “verbalizzabili” emozioni-ideazioni.
Frattale, L. (2008). Notas sobre una “loca” elegía y seis sonetos “desconcertantes” de Miguel Hernández. REVISTA ANTHROPOS, 220, 160-167.
Notas sobre una “loca” elegía y seis sonetos “desconcertantes” de Miguel Hernández.
FRATTALE, LORETTA
2008-01-01
Abstract
Si ricostruisce il contesto storico-poetologico che fa da sfondo alla prima produzione lirica di Miguel Hernández, con particolare riferimento all’elegia e ai sei sonetti apparsi sul numero CL della “Revista de Occidente” (dicembre 1935). I testi formano parte del libro El rayo que no cesa, allora in stampa, che sarebbe stato pubblicato il mese dopo (gennaio 1936). Qui vengono presentati come una specie di casus belli che rianima il dibattito già molto acceso tra i paladini della poesia cosiddetta pura (con diversa motivazione Jiménez e Ramón Sijé principalmente) e i loro detrattori (Neruda e Alberti). Stretto tra le due posizioni, vicino e al tempo stesso distante da ognuna di esse, Hernández, con questi suoi versi folli e sconcertanti (così sono entusiasticamente definiti da Jiménez), viene qui situato al crocevia tra le contrapposte istanze (oggettiviste/ soggettiviste, puriste/realistico-surreali) dominanti il panorama lirico coevo e valorizzato per quel radicale, straniante, stile enunciativo “a-personale” cui affida l’espressione delle sue più profonde e non altrimenti “verbalizzabili” emozioni-ideazioni.File | Dimensione | Formato | |
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