Nel collezionismo di arte islamica l’Europa si confronta con un mondo molteplice, “altro” da sé, portatore di valori non solo estetici differenti, realizzando una operazione complessa di riconsiderazione e di definizione identitaria sulla base del confronto con quanto viene sentito come diverso. E’ questo un fenomeno di lunga durata che percorre la storia culturale dell’Europa sin dal medioevo. Dopo avere per sommi capi illustrato le modalità attraverso le quali l’interesse per l’oriente si è manifestato in Italia dal medioevo al XVIII secolo, l’attenzione si concentra sulla svolta segnata dall’espansione coloniale del XIX secolo. In Italia, come nel resto d’Europa, la maggiore conoscenza e consapevolezza che il progresso delle discipline orientali ha generato, dà adito al diffondersi di una conoscenza più ragionata e diretta dell’arte islamica e, più in generale, ad un atteggiamento nuovo nei confronti dell’Oriente, più motivato politicamente e soprattutto più socialmente diffuso, considerato l’ingresso sulla scena della borghesia, interessata ad imitare i modelli comportamentali e culturali della nobiltà. L’approccio all’arte orientale si realizza attraverso due modalità non sempre distinte, cioè: la raccolta di oggetti e la riproduzione degli stessi. Del contesto italiano in cui nell’800 si sviluppa il collezionismo rivolto all’Oriente si prende in esame, a titolo esemplificativo, quanto avveniva a Firenze, Milano e Roma escludendo Venezia, come anche Napoli e la Sicilia i cui contatti con il mondo islamico seguono, come si sa, percorsi più specifici. Nell’Ottocento Roma, meta del grand tour , centro della riscoperta dell’antico e, per alcuni, passaggio verso oriente, accoglie viaggiatori, studiosi, artisti e collezionisti da tutta Europa che animano una realtà socio-culturale caratterizzata dalla minore rilevanza, rispetto ad altri città, della borghesia imprenditoriale e intellettuale. Fra i numerosi artisti stranieri che soggiornarono per periodi più o meno lunghi a Roma, numerosi gli spagnoli e, fra questi, Mariano Fortùny y Marsal. Si è scelto di soffermare l’attenzione sulla sua personalità e la sua opera in quanto le si ritiene, per molti versi, epitome delle variegate esperienze artistiche che diedero luogo, a metà dell’ottocento, a fenomeni spesso ricondotti sotto l’etichetta di “orientalismo”. Il suo atelier romano, di cui sono state rintracciate riproduzioni pittoriche e fotografiche, fu notissimo e ambìto luogo di incontro di artisti, intellettuali e collezionisti. A conclusione dell’indagine, sembra plausibile pensare che la passione di Fortuny per l’arte islamica abbia certamente contribuito ad orientare in quel senso il gusto in ambito romano ma non abbastanza da impedire che, alla sua morte, l’atelier fosse smantellato e la collezione dispersa con la vendita presso la casa d’aste Druot a Parigi.

Stasolla, M.g. (2006). “Il collezionismo di arte islamica fra Italia e Spagna: Mariano Fortuny y Marsal”.. In J. Beltràn Fortes, B. Cacciotti, B. Palma Venetucci (a cura di), “Arqueologia, colleccionismo y antiguedad. Espana e Italia en el siglo XIX” (pp. 661-685). Sevilla : Secretariado de Publicaciones Universidad de Sevilla.

“Il collezionismo di arte islamica fra Italia e Spagna: Mariano Fortuny y Marsal”.

STASOLLA, MARIA GIOVANNA
2006-01-01

Abstract

Nel collezionismo di arte islamica l’Europa si confronta con un mondo molteplice, “altro” da sé, portatore di valori non solo estetici differenti, realizzando una operazione complessa di riconsiderazione e di definizione identitaria sulla base del confronto con quanto viene sentito come diverso. E’ questo un fenomeno di lunga durata che percorre la storia culturale dell’Europa sin dal medioevo. Dopo avere per sommi capi illustrato le modalità attraverso le quali l’interesse per l’oriente si è manifestato in Italia dal medioevo al XVIII secolo, l’attenzione si concentra sulla svolta segnata dall’espansione coloniale del XIX secolo. In Italia, come nel resto d’Europa, la maggiore conoscenza e consapevolezza che il progresso delle discipline orientali ha generato, dà adito al diffondersi di una conoscenza più ragionata e diretta dell’arte islamica e, più in generale, ad un atteggiamento nuovo nei confronti dell’Oriente, più motivato politicamente e soprattutto più socialmente diffuso, considerato l’ingresso sulla scena della borghesia, interessata ad imitare i modelli comportamentali e culturali della nobiltà. L’approccio all’arte orientale si realizza attraverso due modalità non sempre distinte, cioè: la raccolta di oggetti e la riproduzione degli stessi. Del contesto italiano in cui nell’800 si sviluppa il collezionismo rivolto all’Oriente si prende in esame, a titolo esemplificativo, quanto avveniva a Firenze, Milano e Roma escludendo Venezia, come anche Napoli e la Sicilia i cui contatti con il mondo islamico seguono, come si sa, percorsi più specifici. Nell’Ottocento Roma, meta del grand tour , centro della riscoperta dell’antico e, per alcuni, passaggio verso oriente, accoglie viaggiatori, studiosi, artisti e collezionisti da tutta Europa che animano una realtà socio-culturale caratterizzata dalla minore rilevanza, rispetto ad altri città, della borghesia imprenditoriale e intellettuale. Fra i numerosi artisti stranieri che soggiornarono per periodi più o meno lunghi a Roma, numerosi gli spagnoli e, fra questi, Mariano Fortùny y Marsal. Si è scelto di soffermare l’attenzione sulla sua personalità e la sua opera in quanto le si ritiene, per molti versi, epitome delle variegate esperienze artistiche che diedero luogo, a metà dell’ottocento, a fenomeni spesso ricondotti sotto l’etichetta di “orientalismo”. Il suo atelier romano, di cui sono state rintracciate riproduzioni pittoriche e fotografiche, fu notissimo e ambìto luogo di incontro di artisti, intellettuali e collezionisti. A conclusione dell’indagine, sembra plausibile pensare che la passione di Fortuny per l’arte islamica abbia certamente contribuito ad orientare in quel senso il gusto in ambito romano ma non abbastanza da impedire che, alla sua morte, l’atelier fosse smantellato e la collezione dispersa con la vendita presso la casa d’aste Druot a Parigi.
2006
Settore L-OR/10 - STORIA DEI PAESI ISLAMICI
Italian
Rilevanza internazionale
Capitolo o saggio
Collecting islamic art, Italy, Spain, XIX c., Mariano Fortùny
Collezionismo, arte islamica, Italia-Spagna,XIX sec., Mariano Fortùny
Stasolla, M.g. (2006). “Il collezionismo di arte islamica fra Italia e Spagna: Mariano Fortuny y Marsal”.. In J. Beltràn Fortes, B. Cacciotti, B. Palma Venetucci (a cura di), “Arqueologia, colleccionismo y antiguedad. Espana e Italia en el siglo XIX” (pp. 661-685). Sevilla : Secretariado de Publicaciones Universidad de Sevilla.
Stasolla, Mg
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2108/40816
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