I Fatti dei Romani incisero nella cultura non solo fiorentina e toscana un segno che sarebbe durato a lungo [...]. Testi non disdegnati dai dotti, ma ancor di più apprezzati dal popolo, letti e copiati molte volte, e a volte ritradotti o rimaneggiati e comunque adattati alle esigenze della notorietà e del successo. Così dei Fatti ci restano più traduzioni, e della principale più redazioni, e di queste diversi manoscritti, più numerosi per la redazione più breve. Anche limitandosi, come fa Marroni, all’esame della principale traduzione integrale giunta fino a noi, i rapporti fra i testimoni sopravvissuti appaiono molto intricati e la contaminazione frequente [...]. Il testo continua a vivere modificandosi, svestendosi di panni francesi e rivestendone di toscani in modi diversi lungo i diversi rami della tradizione. Ne risulta una stratificazione complessa attraverso cui è dato scorgere a tratti, e spesso velatamente, l’aspetto della traduzione originale, ammesso che in situazioni di questo tipo sia davvero legittimo, o, meglio, utile, usare quest’espressione. Il dato più consistente che il metodo d’edizione di Marroni consente di cogliere in modo visivamente nitido è la continua trasformazione del testo, un testo inteso come uno e molteplice al tempo stesso, a cui reagisce immancabilmente durante tutta la sua attività, dove con maggiore dove con minore energia, l’individuo che copia, che adatta, che aggiorna, che traduce [...]. Marroni definisce la sua edizione “stratigrafica”, poiché le varianti si dispongono su strati sovrapposti in ordine cronologico correlati con la crosta superficiale, costituita dal codex optimus, il Riccardiano 2418, datato 1313. La loro collocazione, numerosi accorgimenti grafici, un sistema facilmente interpretabile di simboli e l’apparato delle note consentono più percorsi di lettura, dal più ovvio, lungo il solo testo del Riccardiano, ai più complessi, che invocano l’insieme delle varianti sostanziali: ricostruzione delle testimonianze dei diversi codici, ipotesi di percorsi variantistici, prospetti di fasi primitive del volgarizzamento, più o meno particolareggiati in ragione dei dati in nostro possesso. Non ne risulta, per questo, intaccato il testo di base, sul quale può così fare pieno affidamento anche lo storico della lingua: ciò che ha di fronte è, per quanto interpretato, un dato realmente esistito in tutte le sue parti. (dalla Presentazione di Ignazio Baldelli)

Marroni, S. (2004). I fatti dei Romani. Saggio di edizione critica di un volgarizzamento fiorentino del Duecento. Roma : Viella.

I fatti dei Romani. Saggio di edizione critica di un volgarizzamento fiorentino del Duecento

MARRONI, SERGIO
2004-01-01

Abstract

I Fatti dei Romani incisero nella cultura non solo fiorentina e toscana un segno che sarebbe durato a lungo [...]. Testi non disdegnati dai dotti, ma ancor di più apprezzati dal popolo, letti e copiati molte volte, e a volte ritradotti o rimaneggiati e comunque adattati alle esigenze della notorietà e del successo. Così dei Fatti ci restano più traduzioni, e della principale più redazioni, e di queste diversi manoscritti, più numerosi per la redazione più breve. Anche limitandosi, come fa Marroni, all’esame della principale traduzione integrale giunta fino a noi, i rapporti fra i testimoni sopravvissuti appaiono molto intricati e la contaminazione frequente [...]. Il testo continua a vivere modificandosi, svestendosi di panni francesi e rivestendone di toscani in modi diversi lungo i diversi rami della tradizione. Ne risulta una stratificazione complessa attraverso cui è dato scorgere a tratti, e spesso velatamente, l’aspetto della traduzione originale, ammesso che in situazioni di questo tipo sia davvero legittimo, o, meglio, utile, usare quest’espressione. Il dato più consistente che il metodo d’edizione di Marroni consente di cogliere in modo visivamente nitido è la continua trasformazione del testo, un testo inteso come uno e molteplice al tempo stesso, a cui reagisce immancabilmente durante tutta la sua attività, dove con maggiore dove con minore energia, l’individuo che copia, che adatta, che aggiorna, che traduce [...]. Marroni definisce la sua edizione “stratigrafica”, poiché le varianti si dispongono su strati sovrapposti in ordine cronologico correlati con la crosta superficiale, costituita dal codex optimus, il Riccardiano 2418, datato 1313. La loro collocazione, numerosi accorgimenti grafici, un sistema facilmente interpretabile di simboli e l’apparato delle note consentono più percorsi di lettura, dal più ovvio, lungo il solo testo del Riccardiano, ai più complessi, che invocano l’insieme delle varianti sostanziali: ricostruzione delle testimonianze dei diversi codici, ipotesi di percorsi variantistici, prospetti di fasi primitive del volgarizzamento, più o meno particolareggiati in ragione dei dati in nostro possesso. Non ne risulta, per questo, intaccato il testo di base, sul quale può così fare pieno affidamento anche lo storico della lingua: ciò che ha di fronte è, per quanto interpretato, un dato realmente esistito in tutte le sue parti. (dalla Presentazione di Ignazio Baldelli)
2004
Settore L-FIL-LET/12 - LINGUISTICA ITALIANA
Settore L-FIL-LET/09 - FILOLOGIA E LINGUISTICA ROMANZA
Italian
Rilevanza internazionale
Monografia
Marroni, S. (2004). I fatti dei Romani. Saggio di edizione critica di un volgarizzamento fiorentino del Duecento. Roma : Viella.
Monografia
Marroni, S
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2108/40350
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