Edizione, corredata di traduzione italiana e note di commento, di un arcaico inno alfabetico per la resurrezione di Cristo, anonimo e mutilo della fine, finora ignoto, tramandato, insieme ad altri componimenti innografici già noti appartenenti all'ufficio della settima settimana dell'Ottoeco, «da un solo bifoglio greco membranaceo di provenienza medio-orientale, ora Oslo/London, The Schøyen Collection, ms. 1776/8». L'edizione dell'inno è preceduta da uno studio, di ampio respiro, di carattere paleografico e storico-innologico. La sezione paleografica di tale studio verte sulla scrittura del frammento Schøyen, ovvero la peculiare tipologia grafica nota come «scrittura mista», di cui D'Aiuto presenta qui cinque nuove testimonianze, che ne «ampliano il quadro d'insieme delle occorrenze [...], confermando l'impressione di un impiego non episodico, ma alquanto protrattosi nel tempo e forse [...] meno circoscritto nello spazio di quanto si è ritenuto» finora. La sezione innologica, invece, che ha come scopo dichiarato la contestualizzazione dell'inedito inno tramandato dal bifoglio della collezione Schøyen all'interno della produzione delle più antiche composizioni innodiche alfabetiche ecclesiastiche in lingua greca tramandate nei papiri e nei manoscritti medievali, costituisce una sorta di articolato status quaestionis delle nostre conoscenze sulla primitiva produzione innodico-liturgica in greco «non più legata alla versificazione di tipo classico, ma anzi aperta alle nuove forme poetiche e in alcuni casi già strutturata secondo quei principi ritmici che saranno caratteristici dell'innografia bizantina» [Così, fin qui, l'Abstract di Andrea Luzzi per la Byzantinische Zeitschrift]. -- Si può aggiungere che l'inno qui edito per la prima volta è di particolare importanza non solo per la sua antichità e per la sua probabilissima origine palestinese (e forse proprio gerosolimitana), ma anche per la sua arcaica e curiosa struttura. D'Aiuto vi individua un genere innografico polistrofico finora non individuato come tale (e che era attestato finora solo molto frammentariamente, per lo più da papiri): un genere più antico del contacio, che dové essere piuttosto comunemente utilizzato in età tardoantica e protobizantina, ma che la fioritura di più evolute forme innografiche in età successive condannò rapidamente alla sparizione.
D'Aiuto, F. (2009). Un antico inno per la Resurrezione (con nuove testimonianze di «scrittura mista» d'area orientale). RIVISTA DI STUDI BIZANTINI E NEOELLENICI, 45, 3-135.
Un antico inno per la Resurrezione (con nuove testimonianze di «scrittura mista» d'area orientale)
D'AIUTO, FRANCESCO
2009-01-01
Abstract
Edizione, corredata di traduzione italiana e note di commento, di un arcaico inno alfabetico per la resurrezione di Cristo, anonimo e mutilo della fine, finora ignoto, tramandato, insieme ad altri componimenti innografici già noti appartenenti all'ufficio della settima settimana dell'Ottoeco, «da un solo bifoglio greco membranaceo di provenienza medio-orientale, ora Oslo/London, The Schøyen Collection, ms. 1776/8». L'edizione dell'inno è preceduta da uno studio, di ampio respiro, di carattere paleografico e storico-innologico. La sezione paleografica di tale studio verte sulla scrittura del frammento Schøyen, ovvero la peculiare tipologia grafica nota come «scrittura mista», di cui D'Aiuto presenta qui cinque nuove testimonianze, che ne «ampliano il quadro d'insieme delle occorrenze [...], confermando l'impressione di un impiego non episodico, ma alquanto protrattosi nel tempo e forse [...] meno circoscritto nello spazio di quanto si è ritenuto» finora. La sezione innologica, invece, che ha come scopo dichiarato la contestualizzazione dell'inedito inno tramandato dal bifoglio della collezione Schøyen all'interno della produzione delle più antiche composizioni innodiche alfabetiche ecclesiastiche in lingua greca tramandate nei papiri e nei manoscritti medievali, costituisce una sorta di articolato status quaestionis delle nostre conoscenze sulla primitiva produzione innodico-liturgica in greco «non più legata alla versificazione di tipo classico, ma anzi aperta alle nuove forme poetiche e in alcuni casi già strutturata secondo quei principi ritmici che saranno caratteristici dell'innografia bizantina» [Così, fin qui, l'Abstract di Andrea Luzzi per la Byzantinische Zeitschrift]. -- Si può aggiungere che l'inno qui edito per la prima volta è di particolare importanza non solo per la sua antichità e per la sua probabilissima origine palestinese (e forse proprio gerosolimitana), ma anche per la sua arcaica e curiosa struttura. D'Aiuto vi individua un genere innografico polistrofico finora non individuato come tale (e che era attestato finora solo molto frammentariamente, per lo più da papiri): un genere più antico del contacio, che dové essere piuttosto comunemente utilizzato in età tardoantica e protobizantina, ma che la fioritura di più evolute forme innografiche in età successive condannò rapidamente alla sparizione.File | Dimensione | Formato | |
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