La guerra di Etiopia fuori dall’Italia: le posizioni dei vescovi cattolici europei

Il saggio ricostruisce le posizioni assunte dai vescovi cattolici dei principali Paesi europei dinanzi al conflitto italo-etiopico. Più precisamente a essere seguite con preoccupazione e partecipazione furono le tensioni internazionali e le trattative diplomatiche che precedettero l’invasione italiana dell’Etiopia. Il dibattito e gli interventi pubblici si concentrano infatti nel periodo che va dal gennaio all’ottobre del 1935, con una certa ripresa in occasione del Natale, coincidendo questa festività con i tradizionali appelli alla pace, e subito dopo il discorso di Pio XI del 12 maggio 1936, con il quale il pontefice avrebbe salutato la proclamazione dell’Impero fascista come affermazione della pace, rallegrandosi per la «letizia trionfale di tutto un grande e buon popolo». Gli interventi pubblici dei vescovi sulla crisi di Etiopia sono strettamente connessi al rilievo che la questione assume nell’opinione pubblica e sugli organi di stampa dei rispettivi paesi. La tragica esperienza della grande guerra, la realtà della coscrizione militare obbligatoria, il potenziale di distruzione dei nuovi armamenti sembravano rendere quanto mai realistico e pressante il timore che la crisi etiopica potesse aprire la strada a un nuovo conflitto europeo. Inoltre suscitava, a seconda dei casi, speranze o perplessità la presenza di un organismo internazionale, la Società delle nazioni, la cui identità, il cui ruolo e i cui strumenti di intervento non avevano mancato di provocare prese di posizione anche molto distanti all’interno delle Chiese cristiane europee, e che per la prima volta entrava più direttamente in azione attraverso la minacciata attuazione dell’art. 16.