Cultural work covers a wide range of industrial and non-industrial activities. In Italy, as in other countries, its transversality with respect to the economic sectors in which it is exercised is evident. In recent years, the cultural labour market has undergone significant changes due to the socio-economic transformations taking place. However, its contribution to the economy is evident (particularly in the tourism and entertainment sectors, along with education and training), but so is the fragility of its employment structure, at least in the private sector: discontinuous, irregular and atypical work, with few guarantees, strong seasonality, gender and generational inequalities, as well as the prevalence of small and micro enterprises with problems of access to credit, little public support and wide territorial gaps. On the other hand, a particularly positive fact is the level of education, at least tertiary, of the employed, which is much higher than that of the economy as a whole. A strategy that creates links and synergies between the different levels of government (local and regional with the national level), as well as with the private sector and the education and professional sectors, is now urgently needed. It is also indispensable to adopt an approach to ‘culture’ not only as a public good that entails a cost, but rather as a valuable resource in which high professional profiles are valued and adequate protection for workers is recognised contractually.

Il lavoro culturale copre un’ampia gamma di attività industriali e non industriali. In Italia, come negli altri Paesi, è infatti evidente la sua trasversalità rispetto ai settori economici nel quale si esercita. In questi ultimi anni il mercato del lavoro culturale è stato sottoposto a significativi cambiamenti in ragione delle trasformazioni socio-economiche in atto. Evidente è comunque il suo contributo all’economia (particolarmente nel comparto del turismo e dell’intrattenimento, insieme a quelli dell’istruzione e dell’educazione), ma anche la fragilità della sua struttura occupazionale, almeno nel settore privato: lavoro discontinuo, irregolare e atipico, con poche garanzie, forte stagionalità, disparità di genere e generazionale, nonché prevalenza di piccole e micro imprese con problemi di accesso al credito, scarso sostegno pubblico e forti divari territoriali. Un dato particolarmente positivo è invece quello relativo al livello di istruzione, almeno terziario, degli occupati, molto superiore rispetto a quello dell’economia nel suo complesso. Risulta ormai necessaria e urgente una strategia che crei collegamenti e sinergie tra i diversi livelli di governo (locali e regionali con il livello nazionale), nonché con i privati e con i settori dell’istruzione e delle professioni. È inoltre indispensabile adottare un approccio alla «cultura» non solo quale bene pubblico che comporta un costo, quanto, piuttosto, quale preziosa risorsa in cui i profili professionali elevati siano valorizzati e vengano riconosciute, sotto il profilo contrattuale, adeguate tutele ai lavoratori.

D'Andrea, A. (2024). Lavoro culturale, occupazione e sviluppo economico(17 luglio 2024).

Lavoro culturale, occupazione e sviluppo economico

D'ANDREA ANTONELLA
2024-07-17

Abstract

Cultural work covers a wide range of industrial and non-industrial activities. In Italy, as in other countries, its transversality with respect to the economic sectors in which it is exercised is evident. In recent years, the cultural labour market has undergone significant changes due to the socio-economic transformations taking place. However, its contribution to the economy is evident (particularly in the tourism and entertainment sectors, along with education and training), but so is the fragility of its employment structure, at least in the private sector: discontinuous, irregular and atypical work, with few guarantees, strong seasonality, gender and generational inequalities, as well as the prevalence of small and micro enterprises with problems of access to credit, little public support and wide territorial gaps. On the other hand, a particularly positive fact is the level of education, at least tertiary, of the employed, which is much higher than that of the economy as a whole. A strategy that creates links and synergies between the different levels of government (local and regional with the national level), as well as with the private sector and the education and professional sectors, is now urgently needed. It is also indispensable to adopt an approach to ‘culture’ not only as a public good that entails a cost, but rather as a valuable resource in which high professional profiles are valued and adequate protection for workers is recognised contractually.
17-lug-2024
Pubblicato
Rilevanza nazionale
Articolo
Esperti anonimi
Settore IUS/07
Italian
Il lavoro culturale copre un’ampia gamma di attività industriali e non industriali. In Italia, come negli altri Paesi, è infatti evidente la sua trasversalità rispetto ai settori economici nel quale si esercita. In questi ultimi anni il mercato del lavoro culturale è stato sottoposto a significativi cambiamenti in ragione delle trasformazioni socio-economiche in atto. Evidente è comunque il suo contributo all’economia (particolarmente nel comparto del turismo e dell’intrattenimento, insieme a quelli dell’istruzione e dell’educazione), ma anche la fragilità della sua struttura occupazionale, almeno nel settore privato: lavoro discontinuo, irregolare e atipico, con poche garanzie, forte stagionalità, disparità di genere e generazionale, nonché prevalenza di piccole e micro imprese con problemi di accesso al credito, scarso sostegno pubblico e forti divari territoriali. Un dato particolarmente positivo è invece quello relativo al livello di istruzione, almeno terziario, degli occupati, molto superiore rispetto a quello dell’economia nel suo complesso. Risulta ormai necessaria e urgente una strategia che crei collegamenti e sinergie tra i diversi livelli di governo (locali e regionali con il livello nazionale), nonché con i privati e con i settori dell’istruzione e delle professioni. È inoltre indispensabile adottare un approccio alla «cultura» non solo quale bene pubblico che comporta un costo, quanto, piuttosto, quale preziosa risorsa in cui i profili professionali elevati siano valorizzati e vengano riconosciute, sotto il profilo contrattuale, adeguate tutele ai lavoratori.
Cultural work; employment; economic development
Lavoro culturale; occupazione; sviluppo economico
https://www.isper.org/ISPER-HR-Review/Post/ISPER0221-Lavoro-culturale-occupazione-sviluppo-economico.htm
D'Andrea, A. (2024). Lavoro culturale, occupazione e sviluppo economico(17 luglio 2024).
D'Andrea, A
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2108/376263
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