Oggetto di questo primo volume sulla via Appia è il tratto più prossimo alla città della più celebre via consolare di Roma, quella che il poeta Stazio definì la “regina delle strade” e che, realizzata da Appius Claudius Caecus nel 312 a.C., fu la prima via censoria di Roma. L’asse viario, uscendo dalla porta Capena delle più antiche Mura Serviane e, quindi, dall’omonima porta del circuito di Aureliano, giungeva alla città Bovillae con un percorso pressoché rettilineo per XI miglia, progettato in funzione di un agile e veloce collegamento con il Sud e capace di sfidare le discontinuità morfologiche del territorio. Calcata dai più celebri vedutisti del Settecento, cui si devono suggestive immagini di splendidi edifici in abbandono o disinvoltamente riutilizzati, l’Appia, anche grazie alla costituzione del parco pubblico nel 1965, si è miracolosamente sottratta a quella indiscriminata urbanizzazione che segna per lo più il suburbio romano; la visita, perciò, articolata in quattro tappe dal ritmo inevitabilmente serrato, si configura come un suggestivo e irripetibile itinerario attraverso un patrimonio universale dal valore inestimabile, un vero e proprio tesoro di antichità che riassumono l’incalzante divenire dell’uomo e del suo mondo attraverso i secoli.
Spera, L., Mineo, S. (2004). Antiche strade. Lazio: Via Appia. I. Roma : Istituto poligrafico e zecca dello stato.
Antiche strade. Lazio: Via Appia. I
SPERA, LUCREZIA;
2004-01-01
Abstract
Oggetto di questo primo volume sulla via Appia è il tratto più prossimo alla città della più celebre via consolare di Roma, quella che il poeta Stazio definì la “regina delle strade” e che, realizzata da Appius Claudius Caecus nel 312 a.C., fu la prima via censoria di Roma. L’asse viario, uscendo dalla porta Capena delle più antiche Mura Serviane e, quindi, dall’omonima porta del circuito di Aureliano, giungeva alla città Bovillae con un percorso pressoché rettilineo per XI miglia, progettato in funzione di un agile e veloce collegamento con il Sud e capace di sfidare le discontinuità morfologiche del territorio. Calcata dai più celebri vedutisti del Settecento, cui si devono suggestive immagini di splendidi edifici in abbandono o disinvoltamente riutilizzati, l’Appia, anche grazie alla costituzione del parco pubblico nel 1965, si è miracolosamente sottratta a quella indiscriminata urbanizzazione che segna per lo più il suburbio romano; la visita, perciò, articolata in quattro tappe dal ritmo inevitabilmente serrato, si configura come un suggestivo e irripetibile itinerario attraverso un patrimonio universale dal valore inestimabile, un vero e proprio tesoro di antichità che riassumono l’incalzante divenire dell’uomo e del suo mondo attraverso i secoli.File | Dimensione | Formato | |
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