“Le albe” ha scritto Rimbaud “sono strazianti”. È arduo effettuare cambiamenti drastici nella propria vita, senza che ciò comporti, di solito, fatiche e pene. A volte assai gravi. Non si nasce a una nuova esistenza, senza qualche spargimento di sangue… Non vi può essere Mattino se non nel rifiuto decisivo della Notte – contrariamente a quanto Nietzsche credette, a un certo punto, sperando vi potesse essere un buon accordo tra il futuro e la rivoluzione, e la Storia. Ma abbandonare per sempre la Notte scegliendo il Mattino, può risultare luttuoso. Ebbene: la letteratura è un luogo dove il Mattino c’è, ma non sanguina. In sé, anzi, la letteratura è Mattino: si schiude la narrazione ai propri svolgimenti, si spalancano le parole a significati diversi da quelli abituali, la sintassi può essere reinventata. Un senso della nascita, dunque: il dolore però non l’accompagna. Nascere, in letteratura, può soltanto stupire, eccitare. Ed ecco una domanda: si potrebbe imparare a leggere, e a scrivere, esaltando questo punto di vista sulla letteratura, per cui essa è soltanto Mattino? Allora si dovrà creare nuovi spazi: interrompendo, isolando, dimenticando, quando si legge. Associando, o componendo. E quando si scrive, bisogna evitare di definire troppo ciò che si vuole comunicare. Spesso i confini sono solo un errore concettuale. Questo libro è un affascinante viaggio di ricognizione nell’idea della letteratura. Appaiono certi Grandi: Flaubert, Gadda, Manzoni, Proust, Mann, Joyce, Camus, Dürrenmatt, Beckett, Bonnefoy… Sono loro, la Letteratura. Andando in cerca del Mattino, l’Autore osserva con implacata attenzione e veemenza quel che fu definito “l’insensato gioco di scrivere”.
Guaraldo, E. (2004). In cerca del mattino: il senso della nascita in letteratura. Milano : Franco Angeli.
In cerca del mattino: il senso della nascita in letteratura
GUARALDO, ENRICO
2004-01-01
Abstract
“Le albe” ha scritto Rimbaud “sono strazianti”. È arduo effettuare cambiamenti drastici nella propria vita, senza che ciò comporti, di solito, fatiche e pene. A volte assai gravi. Non si nasce a una nuova esistenza, senza qualche spargimento di sangue… Non vi può essere Mattino se non nel rifiuto decisivo della Notte – contrariamente a quanto Nietzsche credette, a un certo punto, sperando vi potesse essere un buon accordo tra il futuro e la rivoluzione, e la Storia. Ma abbandonare per sempre la Notte scegliendo il Mattino, può risultare luttuoso. Ebbene: la letteratura è un luogo dove il Mattino c’è, ma non sanguina. In sé, anzi, la letteratura è Mattino: si schiude la narrazione ai propri svolgimenti, si spalancano le parole a significati diversi da quelli abituali, la sintassi può essere reinventata. Un senso della nascita, dunque: il dolore però non l’accompagna. Nascere, in letteratura, può soltanto stupire, eccitare. Ed ecco una domanda: si potrebbe imparare a leggere, e a scrivere, esaltando questo punto di vista sulla letteratura, per cui essa è soltanto Mattino? Allora si dovrà creare nuovi spazi: interrompendo, isolando, dimenticando, quando si legge. Associando, o componendo. E quando si scrive, bisogna evitare di definire troppo ciò che si vuole comunicare. Spesso i confini sono solo un errore concettuale. Questo libro è un affascinante viaggio di ricognizione nell’idea della letteratura. Appaiono certi Grandi: Flaubert, Gadda, Manzoni, Proust, Mann, Joyce, Camus, Dürrenmatt, Beckett, Bonnefoy… Sono loro, la Letteratura. Andando in cerca del Mattino, l’Autore osserva con implacata attenzione e veemenza quel che fu definito “l’insensato gioco di scrivere”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.