Uno dei meriti maggiori del lavoro storiografico di Alberto Postigliola – come ho avuto modo di dire in altra sede (Giornata in ricordo di A. Postigliola, Roma/Biblioteca Angelica 14-01-2022) – è consistito nell’aver dato voce, tra i primi in Italia, ad autori meno noti della tradizione illuminista francese (Helvétius, Dom Deschamps) e, parallelamente, di aver letto sotto un prisma nuovo autori già ben noti (Montesquieu, Rousseau). Il libro edito da Mariassunta Picardi, "Filosofia e politica nel secolo dei Lumi" (Milano-Udine, Mimesis, 2022), che raccoglie diversi importanti saggi di A. Postigliola, ci consegna una ricca prospettiva di questo secondo aspetto del suo lavoro storiografico. Anzitutto il «ripensamento» dei Lumi e le categorie di analisi e di periodizzazione sono messe in discussione per arrivare a una ridefinizione dell’«etichetta» (secondo alcuni interpreti un po’ consunta) Lumi/Illuminismo, che non ne lascia cadere (al contrario) la carica politica ed emancipatoria. Postigliola è stato infatti testimone diretto degli eventi che dalla metà del secolo scorso hanno segnato gli studi sul Settecento e l’Illuminismo, a partire dalla “soglia” cronologica del 1969, anno di fondazione, ad opera di Theodore Bestermann, dell’ISECS, in seno alla quale si muovevano diverse tendenze storiografiche, conservatrici e progressiste. Il Montesquieu di Postigliola, ad esempio, è innovativo perché viene subito tolto dal novero dei cosiddetti «moderati» – categoria tornata prepotentemente di moda, come opposta ai «radicali», grazie all’opera (celebre) di J. I. Israel, "Radical Enlightenment "(2001) – per essere in certa misura «rousseauizzato». Viceversa, e correlativamente, il Rousseau di Postigliola viene «montesquieuizzato».
Quintili, P. (2023). Alberto Postigliola e il problema del "ripensamento" attuale dei Lumi. STUDI FILOSOFICI, XLVI(2), 161-168.
Alberto Postigliola e il problema del "ripensamento" attuale dei Lumi
Quintili
Membro del Collaboration Group
2023-11-01
Abstract
Uno dei meriti maggiori del lavoro storiografico di Alberto Postigliola – come ho avuto modo di dire in altra sede (Giornata in ricordo di A. Postigliola, Roma/Biblioteca Angelica 14-01-2022) – è consistito nell’aver dato voce, tra i primi in Italia, ad autori meno noti della tradizione illuminista francese (Helvétius, Dom Deschamps) e, parallelamente, di aver letto sotto un prisma nuovo autori già ben noti (Montesquieu, Rousseau). Il libro edito da Mariassunta Picardi, "Filosofia e politica nel secolo dei Lumi" (Milano-Udine, Mimesis, 2022), che raccoglie diversi importanti saggi di A. Postigliola, ci consegna una ricca prospettiva di questo secondo aspetto del suo lavoro storiografico. Anzitutto il «ripensamento» dei Lumi e le categorie di analisi e di periodizzazione sono messe in discussione per arrivare a una ridefinizione dell’«etichetta» (secondo alcuni interpreti un po’ consunta) Lumi/Illuminismo, che non ne lascia cadere (al contrario) la carica politica ed emancipatoria. Postigliola è stato infatti testimone diretto degli eventi che dalla metà del secolo scorso hanno segnato gli studi sul Settecento e l’Illuminismo, a partire dalla “soglia” cronologica del 1969, anno di fondazione, ad opera di Theodore Bestermann, dell’ISECS, in seno alla quale si muovevano diverse tendenze storiografiche, conservatrici e progressiste. Il Montesquieu di Postigliola, ad esempio, è innovativo perché viene subito tolto dal novero dei cosiddetti «moderati» – categoria tornata prepotentemente di moda, come opposta ai «radicali», grazie all’opera (celebre) di J. I. Israel, "Radical Enlightenment "(2001) – per essere in certa misura «rousseauizzato». Viceversa, e correlativamente, il Rousseau di Postigliola viene «montesquieuizzato».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.