Si è soliti chiamarle radici, ma la metafora è erronea, avverte Cambiano, perché induce a pensare a una sorta di sviluppo biologico che non parte da oggetti fisici, ma da termini e concetti quali «democrazia greca, impero e diritto romano, cristianesimo e Medioevo lati- no, umanesimo, rivoluzione scientifica e così via». Tra questi ingredienti, «fanno talvolta la loro comparsa anche la filosofia e la scienza greca». Husserl, Heidegger, Popper, Borges, Todorov, questi gli autori citati in apertura del volume, hanno pensato alla filosofia greca avvalorando «una consueta uniforme immagine di maniera sotto l’insegna della razionali- tà» (p. 9) In verità, si può legittimamente dubitare, ed esattamente questo sarebbe l’obietti- vo del volume, «che la Grecia sia sempre stata considerata terra di origine della filosofia e che la filosofia sia una sua esclusività, poi fatta propria in determinati momenti dall’Europa e dall’Occidente come contrassegno di identità» (p. 10). Cambiano affronta la vicenda del mito della filosofia greca «che dall’antichità arriva fino al Settecento passando attraverso il pensiero rinascimentale di una prisca theologia o di una perennis philosophia», con un approccio che guarda alla longue durée. Le ottocento pagine delle puntuali indagini con- dotte da Cambiano mostrano invece come per molti secoli, pur in contesti assai diversi, la posizione prevalente sia consistita «nel considerare la filosofia greca soltanto come un ingrediente di una più ampia teologia diffusa tra i popoli orientali già prima dei Greci (Her- mes, Zoroastro)». Del resto, nella stessa Grecia antica, furono rare, piuttosto delle ecce- zioni, le posizioni «volte a rivendicare il carattere specificamente greco della filosofia: uno sparuto cenno in contesti epicurei e l’argomentazione, un po’ debole, di Diogene Laerzio secondo cui il termine filosofia è un conio della lingua greca, per cui l’oggetto designato da questo termine non poteva che essere specificamente greco» (p. 11). Fu invece lo sguardo dall’esterno a costruire il mito. Furono i romani Lucrezio, Cice- rone e Seneca a riconoscere che la filosofia era cosa greca, ma per fortuna nel frattempo disponibile anche ai latini. Di qui le basi per «l’integrazione della filosofia greca nel corpo dell’Europa erede della Roma antica». Di qui la nascita del paradigma della translatio studio- rum, inaugurato da Ernst Robert Curtius (Europäische Literatur und lateinisches Mittelalter, Francke, Bern 1948) sulla base delle ricerche del Padre Festugière (La Révélation d’Hermès Trismégiste, Les Belles Lettres, Paris 1944-1954), e codificato da Tullio Gregory (Translatio Studiorum, in M. sgarBi [ed.], Translatio Studiorum. Ancient, Medieval and Modern Bearers of Intellectual History, Brill, Leiden 2012, pp. 1-21; ma cfr. anche id., Origini della termino- logia filosofica moderna. Linee di ricerca, Olschki, Firenze 2006). «Il concetto di identità è un concetto pericoloso: non di rado serve, ricorrendo anche all’ausilio di qualche aspetto di singole filosofie antiche, a negare l’altro e il diverso, a cui tuttavia è inestricabilmente legato» (p. 13). Cambiano propone al riguardo un esempio ben noto: il ricorso ad Aristotele tra la fine del sedicesimo e l’inizio del diciassettesimo secolo per giustificare l’inferiorità e l’asservimento dei popoli delle Americhe appena scoperte. Siamo entrati nella terza decade del ventunesimo secolo, l’avvenuta presa di coscienza della questione della sostenibilità ha portato a un importante cambio di prospettiva. Ci si è resi conto che occorre decolonizzare anche la storia della filosofia, e che la prima cosa da fare è rinunciare alla fabbricazione di una translatio unidirezionale che lega la filosofia greca alle scienze del Medioevo cristiano per guardare lungo altre direzioni. Jürgen Renn ha chiesto di considerare la diffusione e la globalizzazione della conoscenza, guardando specialmente agli sviluppi extraeuropei e alla loro influenza sull’emergere della scienza moderna così come alla soppressione delle conoscenze locali attraverso il colonialismo (J. renn, The Evolution of Knowledge. Rethinking Science for the Anthropocene, Princeton University Press, Princeton 2020). Come ha proposto Souleymane Bachir Diagne (Decolonizing the History of Philo- sophy, in M. KauFmann - r. rottenBurg - r. saCKmann [eds.], Anton Wilhelm Amo Lectures, MLU, Halle 2018, pp. 13-32), la translatio studiorum non ha avuto luogo solo da Gerusalem- me-Atene-Roma-Parigi o Londra o Heidelberg, ma anche da Atene-Nishapur-Bagdad-Cor- doba-Fez-Timbuktu. Ovviamente, non è stato possibile a Cambiano esplorare un territorio tanto vasto che abbraccia più di due millenni nella sua totalità. Il volume si arresta agli anni Ottanta del diciannovesimo secolo, ma per quanto riguarda il ventesimo, Cambiano si era già espresso nel suo Il ritorno degli antichi (Laterza, Roma - Bari 1988).

Pozzo, R. (2023). Recensione a Giuseppe CamBiano, Filosofia greca e identità dell’Occidente. Le avventure di una tradizione, il Mulino, Bologna 2022. RIVISTA DI FILOSOFIA NEOSCOLASTICA, CXV (2023)(1), 229-232.

Recensione a Giuseppe CamBiano, Filosofia greca e identità dell’Occidente. Le avventure di una tradizione, il Mulino, Bologna 2022

Pozzo, R
2023-05-03

Abstract

Si è soliti chiamarle radici, ma la metafora è erronea, avverte Cambiano, perché induce a pensare a una sorta di sviluppo biologico che non parte da oggetti fisici, ma da termini e concetti quali «democrazia greca, impero e diritto romano, cristianesimo e Medioevo lati- no, umanesimo, rivoluzione scientifica e così via». Tra questi ingredienti, «fanno talvolta la loro comparsa anche la filosofia e la scienza greca». Husserl, Heidegger, Popper, Borges, Todorov, questi gli autori citati in apertura del volume, hanno pensato alla filosofia greca avvalorando «una consueta uniforme immagine di maniera sotto l’insegna della razionali- tà» (p. 9) In verità, si può legittimamente dubitare, ed esattamente questo sarebbe l’obietti- vo del volume, «che la Grecia sia sempre stata considerata terra di origine della filosofia e che la filosofia sia una sua esclusività, poi fatta propria in determinati momenti dall’Europa e dall’Occidente come contrassegno di identità» (p. 10). Cambiano affronta la vicenda del mito della filosofia greca «che dall’antichità arriva fino al Settecento passando attraverso il pensiero rinascimentale di una prisca theologia o di una perennis philosophia», con un approccio che guarda alla longue durée. Le ottocento pagine delle puntuali indagini con- dotte da Cambiano mostrano invece come per molti secoli, pur in contesti assai diversi, la posizione prevalente sia consistita «nel considerare la filosofia greca soltanto come un ingrediente di una più ampia teologia diffusa tra i popoli orientali già prima dei Greci (Her- mes, Zoroastro)». Del resto, nella stessa Grecia antica, furono rare, piuttosto delle ecce- zioni, le posizioni «volte a rivendicare il carattere specificamente greco della filosofia: uno sparuto cenno in contesti epicurei e l’argomentazione, un po’ debole, di Diogene Laerzio secondo cui il termine filosofia è un conio della lingua greca, per cui l’oggetto designato da questo termine non poteva che essere specificamente greco» (p. 11). Fu invece lo sguardo dall’esterno a costruire il mito. Furono i romani Lucrezio, Cice- rone e Seneca a riconoscere che la filosofia era cosa greca, ma per fortuna nel frattempo disponibile anche ai latini. Di qui le basi per «l’integrazione della filosofia greca nel corpo dell’Europa erede della Roma antica». Di qui la nascita del paradigma della translatio studio- rum, inaugurato da Ernst Robert Curtius (Europäische Literatur und lateinisches Mittelalter, Francke, Bern 1948) sulla base delle ricerche del Padre Festugière (La Révélation d’Hermès Trismégiste, Les Belles Lettres, Paris 1944-1954), e codificato da Tullio Gregory (Translatio Studiorum, in M. sgarBi [ed.], Translatio Studiorum. Ancient, Medieval and Modern Bearers of Intellectual History, Brill, Leiden 2012, pp. 1-21; ma cfr. anche id., Origini della termino- logia filosofica moderna. Linee di ricerca, Olschki, Firenze 2006). «Il concetto di identità è un concetto pericoloso: non di rado serve, ricorrendo anche all’ausilio di qualche aspetto di singole filosofie antiche, a negare l’altro e il diverso, a cui tuttavia è inestricabilmente legato» (p. 13). Cambiano propone al riguardo un esempio ben noto: il ricorso ad Aristotele tra la fine del sedicesimo e l’inizio del diciassettesimo secolo per giustificare l’inferiorità e l’asservimento dei popoli delle Americhe appena scoperte. Siamo entrati nella terza decade del ventunesimo secolo, l’avvenuta presa di coscienza della questione della sostenibilità ha portato a un importante cambio di prospettiva. Ci si è resi conto che occorre decolonizzare anche la storia della filosofia, e che la prima cosa da fare è rinunciare alla fabbricazione di una translatio unidirezionale che lega la filosofia greca alle scienze del Medioevo cristiano per guardare lungo altre direzioni. Jürgen Renn ha chiesto di considerare la diffusione e la globalizzazione della conoscenza, guardando specialmente agli sviluppi extraeuropei e alla loro influenza sull’emergere della scienza moderna così come alla soppressione delle conoscenze locali attraverso il colonialismo (J. renn, The Evolution of Knowledge. Rethinking Science for the Anthropocene, Princeton University Press, Princeton 2020). Come ha proposto Souleymane Bachir Diagne (Decolonizing the History of Philo- sophy, in M. KauFmann - r. rottenBurg - r. saCKmann [eds.], Anton Wilhelm Amo Lectures, MLU, Halle 2018, pp. 13-32), la translatio studiorum non ha avuto luogo solo da Gerusalem- me-Atene-Roma-Parigi o Londra o Heidelberg, ma anche da Atene-Nishapur-Bagdad-Cor- doba-Fez-Timbuktu. Ovviamente, non è stato possibile a Cambiano esplorare un territorio tanto vasto che abbraccia più di due millenni nella sua totalità. Il volume si arresta agli anni Ottanta del diciannovesimo secolo, ma per quanto riguarda il ventesimo, Cambiano si era già espresso nel suo Il ritorno degli antichi (Laterza, Roma - Bari 1988).
3-mag-2023
Pubblicato
Rilevanza internazionale
Recensione
Comitato scientifico
Settore M-FIL/06 - STORIA DELLA FILOSOFIA
Italian
Storia della filosofia, identità culturale, translatio studiorum
Pozzo, R. (2023). Recensione a Giuseppe CamBiano, Filosofia greca e identità dell’Occidente. Le avventure di una tradizione, il Mulino, Bologna 2022. RIVISTA DI FILOSOFIA NEOSCOLASTICA, CXV (2023)(1), 229-232.
Pozzo, R
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