Il saggio esplora il fenomeno del volontariato in armi all’interno del movimento anarchico italiano, tracciandone le origini, le motivazioni e le traiettorie storiche. Partendo dall’esperienza della Guerra civile spagnola (1936-1939), l’autore evidenzia come il volontarismo militante degli anarchici italiani non sia stato un fenomeno isolato, ma piuttosto una continuità storica che risale al Risorgimento e si estende fino alla Resistenza antifascista e oltre. Il testo analizza come molti anarchici italiani provenissero da una tradizione militante già consolidata, spesso con legami diretti con il garibaldinismo e l’internazionalismo rivoluzionario. Attraverso un approccio biografico, il saggio mette in luce il passaggio di generazioni di militanti tra differenti contesti di lotta, mostrando la persistenza di pratiche e ideologie che giustificavano l’uso della violenza come mezzo di trasformazione sociale. Il saggio si sofferma inoltre sulla relazione tra anarchismo e violenza politica, cercando di comprendere come la scelta volontaria delle armi sia stata interpretata nel tempo e quali siano state le sue implicazioni. L’autore conclude sottolineando la necessità di uno studio più approfondito sul rapporto tra volontariato in armi e terrorismo anarchico, proponendo una riflessione sulle mobilitazioni contemporanee, come quelle dei combattenti internazionali nel Rojava e in altre zone di conflitto.
Acciai, E. (2023). "Con la speranza di essere utile agli oppressi" : l’anarchismo italiano e la scelta volontaria delle armi. In Giorgio Sacchetti (a cura di), Piombo con piombo» : Il 1921 e la guerra civile italiana (pp. 83-94). Carocci.
"Con la speranza di essere utile agli oppressi" : l’anarchismo italiano e la scelta volontaria delle armi
Acciai
2023-01-01
Abstract
Il saggio esplora il fenomeno del volontariato in armi all’interno del movimento anarchico italiano, tracciandone le origini, le motivazioni e le traiettorie storiche. Partendo dall’esperienza della Guerra civile spagnola (1936-1939), l’autore evidenzia come il volontarismo militante degli anarchici italiani non sia stato un fenomeno isolato, ma piuttosto una continuità storica che risale al Risorgimento e si estende fino alla Resistenza antifascista e oltre. Il testo analizza come molti anarchici italiani provenissero da una tradizione militante già consolidata, spesso con legami diretti con il garibaldinismo e l’internazionalismo rivoluzionario. Attraverso un approccio biografico, il saggio mette in luce il passaggio di generazioni di militanti tra differenti contesti di lotta, mostrando la persistenza di pratiche e ideologie che giustificavano l’uso della violenza come mezzo di trasformazione sociale. Il saggio si sofferma inoltre sulla relazione tra anarchismo e violenza politica, cercando di comprendere come la scelta volontaria delle armi sia stata interpretata nel tempo e quali siano state le sue implicazioni. L’autore conclude sottolineando la necessità di uno studio più approfondito sul rapporto tra volontariato in armi e terrorismo anarchico, proponendo una riflessione sulle mobilitazioni contemporanee, come quelle dei combattenti internazionali nel Rojava e in altre zone di conflitto.File | Dimensione | Formato | |
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