Composta e rappresentata in occasione delle celebrazioni bolognesi per l’incoronazione di Carlo V e stampata a Venezia (1533), la commedia dei Tre tiranni era opera di un giovanissimo lucchese, Agostino Ricchi, futuro archiatra pontificio ma nella sua prima stagione “creato” di Pietro Aretino. Le strategie politico-economiche dei letterati del tempo indussero il Ricchi a non perdere l’opportunità di ingraziarsi oltre a quella imperiale anche la parte opposta. Così qualcuno (Aretino?) suggerì all’autore di “ritoccare” la pièce in senso filo-francese e filo-turco. Il nuovo testo, di cui è pervenuta una lussuosa copia manoscritta ora a Lucca, era destinato in primo luogo a Luigi (Alvise) Gritti, figlio naturale del doge Andrea e abile commerciante di preziosi con alte ambizioni nel regno d’Ungheria, allora nelle grazie del sultano turco e del potente Ibrahìm pascià. A ragione della nuova destinazione, nella versione manoscritta subentra la collaborazione di un noto umanista greco, formatosi nella Roma dei papati medicei, il corfiota Nicola Sofianòs. A lui Ricchi affiderà la composizione in greco moderno di alcuni dialoghi del quinto atto contenenti gli encomi per il destinatario orientale, in sostituzione delle parti in spagnolo che invece caratterizzavano il primo progetto della stampa. Da questo punto di vista la versione manoscritta della commedia è una testimonianza significativa, che coinvolge, oltre agli italianisti, anche gli studiosi di neogrecistica, in quanto documento di destinazione letteraria e teatrale di un greco volgare al tempo ancora di incerta definizione. Il dialogo scritto da Sofianòs era stato oggetto di studio di una documentata monografia di Mario Vitti (1966); oggi, rivisitato in un’ulteriore veste critica e in combinazione con il resto dell’opera, esso appare per la prima volta nella sua sede naturale in seno alla commedia.
Luciani, C. (2012). I tre tiranni : (secondo la redazione del cod. lucchese 1375) / Agostino Ricchi, Nicola Sofianòs. MANZIANA : Vecchiarelli Editore.
I tre tiranni : (secondo la redazione del cod. lucchese 1375) / Agostino Ricchi, Nicola Sofianòs
LUCIANI C
2012-01-01
Abstract
Composta e rappresentata in occasione delle celebrazioni bolognesi per l’incoronazione di Carlo V e stampata a Venezia (1533), la commedia dei Tre tiranni era opera di un giovanissimo lucchese, Agostino Ricchi, futuro archiatra pontificio ma nella sua prima stagione “creato” di Pietro Aretino. Le strategie politico-economiche dei letterati del tempo indussero il Ricchi a non perdere l’opportunità di ingraziarsi oltre a quella imperiale anche la parte opposta. Così qualcuno (Aretino?) suggerì all’autore di “ritoccare” la pièce in senso filo-francese e filo-turco. Il nuovo testo, di cui è pervenuta una lussuosa copia manoscritta ora a Lucca, era destinato in primo luogo a Luigi (Alvise) Gritti, figlio naturale del doge Andrea e abile commerciante di preziosi con alte ambizioni nel regno d’Ungheria, allora nelle grazie del sultano turco e del potente Ibrahìm pascià. A ragione della nuova destinazione, nella versione manoscritta subentra la collaborazione di un noto umanista greco, formatosi nella Roma dei papati medicei, il corfiota Nicola Sofianòs. A lui Ricchi affiderà la composizione in greco moderno di alcuni dialoghi del quinto atto contenenti gli encomi per il destinatario orientale, in sostituzione delle parti in spagnolo che invece caratterizzavano il primo progetto della stampa. Da questo punto di vista la versione manoscritta della commedia è una testimonianza significativa, che coinvolge, oltre agli italianisti, anche gli studiosi di neogrecistica, in quanto documento di destinazione letteraria e teatrale di un greco volgare al tempo ancora di incerta definizione. Il dialogo scritto da Sofianòs era stato oggetto di studio di una documentata monografia di Mario Vitti (1966); oggi, rivisitato in un’ulteriore veste critica e in combinazione con il resto dell’opera, esso appare per la prima volta nella sua sede naturale in seno alla commedia.File | Dimensione | Formato | |
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