Abstract After devoting himself to informal painting and poetry, Vincenzo Agnetti (1926-1981) plays in the group linked to Azimuth magazine, publishing writings of aesthetics and art criticism, essential to his future investigations, focused, since 1967, on art and language. Antinomy, cancellation, denial, are the basis of his work, in accordance with a doubtful attitude towards reality which Agnetti applies deviance as access to new meanings. "I have always discussed and written about things that do not work because it was the only viable way to close the art-aesthetic discourse" – he writes - and defines art as a "choice" phenomenon equal to politics and sciences, and like such engaged in the present and oriented to produce objects to be considered as "recolling" of thought processes. My essay will analyze the artist's practice, based on the use of fallacious spaces of logic and codes, focusing on some works including La macchina drogata (1969) and the series of works 'derived' by it (like Semiosi, Dissolvenze, Comete, Aritmetiche), relating them with the socio-cultural context, with particular reference to conceptual art and concrete poetry engaged in a re-functionalization of language, from writing to technology. La macchina drogata, built by modifying a calculator Divisumma Olivetti, replacing the numbers with letters, is the creator of an unpredictable combination of syllables. According to the assumption that similarity reaffirms difference, the exterior of the machine, as well as its function of creating signs, remain almost the same to those of calculators produced in series, but content changes. The betrayal of the numerical code reverses identity and purpose of the technological medium as well as the dynamics of arithmetic of numbers, breaking all custom and transmuting the object-art work in an "imperfect fact that tends to make current income prevailing on axiomatic".

Dopo un periodo in cui, giovanissimo, si dedica alla pittura informale e alla poesia, Vincenzo Agnetti (1926-1981) si lega al gruppo e alla rivista milanese Azimuth, pubblicando scritti di estetica e critica d’arte, basilari per l’elaborazione futura del suo lavoro, incentrato, a partire dal 1967, su l’arte e il linguaggio. L'antinomia, la cancellazione, la negazione, sono i fondamenti delle sue opere, secondo un atteggiamento dubitativo nei confronti della realtà cui l’artista applica la devianza come accesso a nuove esplosioni di significato. «Ho sempre discusso e scritto sulle cose che non funzionano perché era l'unico modo valido per chiudere il discorso arte-estetica» - scrive Agnetti - e definisce l’arte come «fenomeno di scelte» pari alla politica e le scienze e, come tale, coinvolto nel presente e indirizzato alla creazione di oggetti da intendersi quali «rammentatori» di processi di pensiero. Il mio contributo intende analizzare la pratica dell’artista basata sull'esercizio degli spazi fallaci delle logica e dei codici, soffermandosi su alcuni lavori tra cui La macchina drogata (1969) e la serie delle opere che da questa ‘derivano’ (Semiosi, Dissolvenze, Comete, Aritmetiche), mettendoli in relazione con il contesto socio-culturale con particolare riferimento alle ricerche dell’area concettuale e della Poesia concreta, impegnate in una ri-funzionalizzazione del linguaggio, dalla scrittura alla tecnologia. La Macchina drogata, costruita modificando una calcolatrice Divisumma Olivetti, sostituendo i numeri con delle lettere, è l’artefice di un combinarsi imprevedibile di sillabe. Secondo l’assunto per cui la somiglianza riafferma la differenza, l’aspetto della macchina, come pure la funzione di produrre segni, rimangono pressoché identici a quelle delle calcolatrici prodotte in serie, a cambiare è il contenuto. Il tradimento del codice numerico ribalta l’identità e lo scopo del mezzo tecnologico come pure la dinamica dell’aritmetica dei numeri, spezzando ogni consuetudine fino a fare dell’oggetto-opera «un fatto imperfetto che tende a far prevalere l'attuale sul reddito assiomatico».

SYLOS CALO', C. (2016). Un fatto imperfetto: La Macchina drogata di Vincenzo Agnetti. PIANO B.

Un fatto imperfetto: La Macchina drogata di Vincenzo Agnetti

Carlotta Sylos Calo'
2016-01-01

Abstract

Abstract After devoting himself to informal painting and poetry, Vincenzo Agnetti (1926-1981) plays in the group linked to Azimuth magazine, publishing writings of aesthetics and art criticism, essential to his future investigations, focused, since 1967, on art and language. Antinomy, cancellation, denial, are the basis of his work, in accordance with a doubtful attitude towards reality which Agnetti applies deviance as access to new meanings. "I have always discussed and written about things that do not work because it was the only viable way to close the art-aesthetic discourse" – he writes - and defines art as a "choice" phenomenon equal to politics and sciences, and like such engaged in the present and oriented to produce objects to be considered as "recolling" of thought processes. My essay will analyze the artist's practice, based on the use of fallacious spaces of logic and codes, focusing on some works including La macchina drogata (1969) and the series of works 'derived' by it (like Semiosi, Dissolvenze, Comete, Aritmetiche), relating them with the socio-cultural context, with particular reference to conceptual art and concrete poetry engaged in a re-functionalization of language, from writing to technology. La macchina drogata, built by modifying a calculator Divisumma Olivetti, replacing the numbers with letters, is the creator of an unpredictable combination of syllables. According to the assumption that similarity reaffirms difference, the exterior of the machine, as well as its function of creating signs, remain almost the same to those of calculators produced in series, but content changes. The betrayal of the numerical code reverses identity and purpose of the technological medium as well as the dynamics of arithmetic of numbers, breaking all custom and transmuting the object-art work in an "imperfect fact that tends to make current income prevailing on axiomatic".
2016
Pubblicato
Rilevanza internazionale
Articolo
Esperti anonimi
Settore L-ART/03 - STORIA DELL'ARTE CONTEMPORANEA
English
Italian
Dopo un periodo in cui, giovanissimo, si dedica alla pittura informale e alla poesia, Vincenzo Agnetti (1926-1981) si lega al gruppo e alla rivista milanese Azimuth, pubblicando scritti di estetica e critica d’arte, basilari per l’elaborazione futura del suo lavoro, incentrato, a partire dal 1967, su l’arte e il linguaggio. L'antinomia, la cancellazione, la negazione, sono i fondamenti delle sue opere, secondo un atteggiamento dubitativo nei confronti della realtà cui l’artista applica la devianza come accesso a nuove esplosioni di significato. «Ho sempre discusso e scritto sulle cose che non funzionano perché era l'unico modo valido per chiudere il discorso arte-estetica» - scrive Agnetti - e definisce l’arte come «fenomeno di scelte» pari alla politica e le scienze e, come tale, coinvolto nel presente e indirizzato alla creazione di oggetti da intendersi quali «rammentatori» di processi di pensiero. Il mio contributo intende analizzare la pratica dell’artista basata sull'esercizio degli spazi fallaci delle logica e dei codici, soffermandosi su alcuni lavori tra cui La macchina drogata (1969) e la serie delle opere che da questa ‘derivano’ (Semiosi, Dissolvenze, Comete, Aritmetiche), mettendoli in relazione con il contesto socio-culturale con particolare riferimento alle ricerche dell’area concettuale e della Poesia concreta, impegnate in una ri-funzionalizzazione del linguaggio, dalla scrittura alla tecnologia. La Macchina drogata, costruita modificando una calcolatrice Divisumma Olivetti, sostituendo i numeri con delle lettere, è l’artefice di un combinarsi imprevedibile di sillabe. Secondo l’assunto per cui la somiglianza riafferma la differenza, l’aspetto della macchina, come pure la funzione di produrre segni, rimangono pressoché identici a quelle delle calcolatrici prodotte in serie, a cambiare è il contenuto. Il tradimento del codice numerico ribalta l’identità e lo scopo del mezzo tecnologico come pure la dinamica dell’aritmetica dei numeri, spezzando ogni consuetudine fino a fare dell’oggetto-opera «un fatto imperfetto che tende a far prevalere l'attuale sul reddito assiomatico».
Project, Language, Convention, Deviance, Rollover
progetto, linguaggio, convenzione, devianza, ribaltamento
https://pianob.unibo.it/article/view/6516
SYLOS CALO', C. (2016). Un fatto imperfetto: La Macchina drogata di Vincenzo Agnetti. PIANO B.
SYLOS CALO', C
Articolo su rivista
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
5_Sylos Calò_Un fatto Imperfetto_pianob_2016.pdf

solo utenti autorizzati

Licenza: Non specificato
Dimensione 538.13 kB
Formato Adobe PDF
538.13 kB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2108/312751
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact