La presente analisi muove dalla sintesi di alcune tesi principali dei primi tre libri del De aspectibus di Alhazen che hanno un riscontro nel Convivio rispetto alla teoria della visione diretta. Il secondo paragrafo verte sul criterio geometrico della certezza visiva «per retta linea» (Cv II ix 4), attraverso la quale sono ricevute nell’occhio le forme della luce, del colore e le altre forme visibili. Il terzo paragrafo esamina l’adesione di Dante alla tesi antiaristotelica sulla luce come sensibile proprio della vista, fondamento della geometria ottica di Alhazen, e propone un emendamento della punteggiatura adottata in tutte le edizioni moderne di Cv III ix 6 sui visibili propri e comuni, passo non esaminato finora con la dovuta attenzione. Tale modifica si rende necessaria per ragioni filologiche ma anche in forza dell’individuazione della fonte, cioè la Perspectiva di Bacone. Il quarto paragrafo considera le nozioni di forma e intentio riferite alla visione diretta, e mostra come Dante si discosti da Tommaso e Alberto, pur ispirandosi ad alcuni passi dei loro commenti a De anima e De sensu. Infine, la sezione conclusiva del contributo torna sulla questione del «mezzo» negli errori della visione diretta e sulla «legge naturale» richiamata in Par XXX 118-123, ponendola in relazione con la teoria ottica di Dante che è stata ricostruita.
Panti, C. (2022). Il visibile «per retta linea»: Dante, la perspettiva e una proposta di emendamento in Convivio 3. 9. 6. In Dante e il mondo : tra realtà e poesia tra storia e letteratura : atti del 58. Convegno storico internazionale, Todi, 10-12 ottobre 2021 (pp. 143-180). Spoleto : Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo - Accademia Tudertina.
Il visibile «per retta linea»: Dante, la perspettiva e una proposta di emendamento in Convivio 3. 9. 6
Cecilia Panti
2022-01-01
Abstract
La presente analisi muove dalla sintesi di alcune tesi principali dei primi tre libri del De aspectibus di Alhazen che hanno un riscontro nel Convivio rispetto alla teoria della visione diretta. Il secondo paragrafo verte sul criterio geometrico della certezza visiva «per retta linea» (Cv II ix 4), attraverso la quale sono ricevute nell’occhio le forme della luce, del colore e le altre forme visibili. Il terzo paragrafo esamina l’adesione di Dante alla tesi antiaristotelica sulla luce come sensibile proprio della vista, fondamento della geometria ottica di Alhazen, e propone un emendamento della punteggiatura adottata in tutte le edizioni moderne di Cv III ix 6 sui visibili propri e comuni, passo non esaminato finora con la dovuta attenzione. Tale modifica si rende necessaria per ragioni filologiche ma anche in forza dell’individuazione della fonte, cioè la Perspectiva di Bacone. Il quarto paragrafo considera le nozioni di forma e intentio riferite alla visione diretta, e mostra come Dante si discosti da Tommaso e Alberto, pur ispirandosi ad alcuni passi dei loro commenti a De anima e De sensu. Infine, la sezione conclusiva del contributo torna sulla questione del «mezzo» negli errori della visione diretta e sulla «legge naturale» richiamata in Par XXX 118-123, ponendola in relazione con la teoria ottica di Dante che è stata ricostruita.File | Dimensione | Formato | |
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