Tra gli anni ’60 e gli anni ’70 esperienze artistiche come la conceptual art, la land art e la performance art mettono in discussione lo statuto oggettuale dell’opera d’arte e le modalità tradizionali della sua fruizione museale. In questo contesto la rivista diviene «spazio alternativo di esposizione» di pratiche artistiche immateriali, temporanee o legate a luoghi specifici e difficilmente accessibili. Nel mio contributo esaminerò Avalanche, periodico edito da Willoughby Sharp e Liza Béar in tredici numeri tra il 1970 e il 1976 e legato ai circuiti dell’avanguardia newyorkese e internazionale di questo periodo. In Avalanche, che esclude dalle proprie pagine la critica per dare voce agli artisti, assumono un ruolo fondamentale interviste, documentazioni di performance e opere, testi d’artista o lavori pensati per il formato-rivista. Nell’intervento analizzerò il particolare statuto mediale della rivista e le strategie di presentazione e rappresentazione scelte dai suoi curatori. Scopo del contributo è indagare la dialettica tra unicità e riproducibilità, origine e processo, che caratterizza la trascrizione e traduzione dell’effimero, del concettuale e del performativo nel medium della rivista.
Gusman, T. (2017). Avalanche: rivista, medium, voce d’artista. In C.M. Laudando (a cura di), Del performativo: reti, corpi, narrazioni (pp. 157-169). Morlacchi [10.17169/refubium-456].
Avalanche: rivista, medium, voce d’artista
Tancredi Gusman
2017-01-01
Abstract
Tra gli anni ’60 e gli anni ’70 esperienze artistiche come la conceptual art, la land art e la performance art mettono in discussione lo statuto oggettuale dell’opera d’arte e le modalità tradizionali della sua fruizione museale. In questo contesto la rivista diviene «spazio alternativo di esposizione» di pratiche artistiche immateriali, temporanee o legate a luoghi specifici e difficilmente accessibili. Nel mio contributo esaminerò Avalanche, periodico edito da Willoughby Sharp e Liza Béar in tredici numeri tra il 1970 e il 1976 e legato ai circuiti dell’avanguardia newyorkese e internazionale di questo periodo. In Avalanche, che esclude dalle proprie pagine la critica per dare voce agli artisti, assumono un ruolo fondamentale interviste, documentazioni di performance e opere, testi d’artista o lavori pensati per il formato-rivista. Nell’intervento analizzerò il particolare statuto mediale della rivista e le strategie di presentazione e rappresentazione scelte dai suoi curatori. Scopo del contributo è indagare la dialettica tra unicità e riproducibilità, origine e processo, che caratterizza la trascrizione e traduzione dell’effimero, del concettuale e del performativo nel medium della rivista.File | Dimensione | Formato | |
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