Ai primi del Novecento domina nella critica teatrale tedesca, seppure in maniera contrastata, una dimensione soggettiva, che in altro modo riprende l'atteggiamento romantico. Il critico non viene visto come un recensore ma come un autore creativo. Il maggior rappresentante di questa posizione, espressione di un soggettivismo brillante e ironico, è Alfred Kerr, critico dal 1901 al 1919 di «Der Tag» e dal 1919 al 1933 del «Berliner Tageblatt», quotidiano per la borghesia colta, di orientamento democratico liberale. Kerr è uno scrittore, ebreo, molto noto per i suoi scritti di viaggi e per il suo inconfondibile stile, impressionistico e frammentario, i suoi aforismi, e la sua sferzante ironia. Le sue recensioni, raccolte in diverse edizioni e molto amate dal pubblico, rappresentano un oggetto letterario autonomo rispetto al testo drammatico e allo spettacolo teatrale. Dopo la fine della guerra, durante gli anni di Weimar, a Berlino nasce un nuovo teatro, con Jessner, Piscator e Brecht. Emerge allora la figura di un giovane critico, Herbert Ihering (grande sostenitore di Brecht), di una generazione più giovane di Kerr, che scrive dal 1918 al 1933 sul «Berliner Börsen-Courier», quotidiano rivolto a un pubblico allargato. La critica per Ihering non è come per Kerr comunicazione delle impressioni soggettive di chi recensisce, ma deve mettersi al servizio della battaglia teatrale, abbandonare ogni velleità estetica, diventare produttiva; il teatro deve interessarsi non a conflitti privati e psicologici, ma ai problemi oggettivi e collettivi del suo tempo. Così la 'guerra' fra Kerr e Ihering, entrambi di orientamento democratico e progressista, ma rappresentanti di due antitetici modi di intendere la critica teatrale, anima tutta la vita teatrale della Repubblica fino all'avvento di Hitler. All'indomani dell'avvento di Hitler le strade di Kerr e di Ihering si separano. Kerr, che era ebreo, emigra e si stabilisce in Inghilterra. In esilio la dimensione etica e civile che lo aveva sempre animato diventa centrale. Non può più fare il critico, ma continua a scrivere e attacca duramente tutti gli artisti e gli intellettuali che non hanno il coraggio di opporsi al nazismo. Tra questi c'è anche Herbert Ihering, rimasto in Germania per tutti gli anni del regime. Nel 1948, non volendo sopravvivere alle devastanti conseguenze di un ictus, Kerr si toglie la vita. Dividendo la sua vita tra l'attività di Dramaturg e critico a Berlino est e la sua casa a Berlino ovest, Ihering gli sopravviverà quasi 30 anni, fino al 1977. Questa è la storia, ricostruita attraverso recensioni, scritti e documenti d'archivio, raccontata da questo libro. Un libro che attraverso l'analisi delle idee di due personalità di eccezionale livello intellettuale, evoca la storia di un'epoca straordinaria in cui il teatro era un bene condiviso e essenziale.
Gusman, T. (2016). L’arpa e la fionda. Kerr, Ihering e la critica teatrale tedesca tra fine Ottocento e il nazionalsocialismo. Fabrizio Serra Editore.
L’arpa e la fionda. Kerr, Ihering e la critica teatrale tedesca tra fine Ottocento e il nazionalsocialismo
Gusman, T
2016-01-01
Abstract
Ai primi del Novecento domina nella critica teatrale tedesca, seppure in maniera contrastata, una dimensione soggettiva, che in altro modo riprende l'atteggiamento romantico. Il critico non viene visto come un recensore ma come un autore creativo. Il maggior rappresentante di questa posizione, espressione di un soggettivismo brillante e ironico, è Alfred Kerr, critico dal 1901 al 1919 di «Der Tag» e dal 1919 al 1933 del «Berliner Tageblatt», quotidiano per la borghesia colta, di orientamento democratico liberale. Kerr è uno scrittore, ebreo, molto noto per i suoi scritti di viaggi e per il suo inconfondibile stile, impressionistico e frammentario, i suoi aforismi, e la sua sferzante ironia. Le sue recensioni, raccolte in diverse edizioni e molto amate dal pubblico, rappresentano un oggetto letterario autonomo rispetto al testo drammatico e allo spettacolo teatrale. Dopo la fine della guerra, durante gli anni di Weimar, a Berlino nasce un nuovo teatro, con Jessner, Piscator e Brecht. Emerge allora la figura di un giovane critico, Herbert Ihering (grande sostenitore di Brecht), di una generazione più giovane di Kerr, che scrive dal 1918 al 1933 sul «Berliner Börsen-Courier», quotidiano rivolto a un pubblico allargato. La critica per Ihering non è come per Kerr comunicazione delle impressioni soggettive di chi recensisce, ma deve mettersi al servizio della battaglia teatrale, abbandonare ogni velleità estetica, diventare produttiva; il teatro deve interessarsi non a conflitti privati e psicologici, ma ai problemi oggettivi e collettivi del suo tempo. Così la 'guerra' fra Kerr e Ihering, entrambi di orientamento democratico e progressista, ma rappresentanti di due antitetici modi di intendere la critica teatrale, anima tutta la vita teatrale della Repubblica fino all'avvento di Hitler. All'indomani dell'avvento di Hitler le strade di Kerr e di Ihering si separano. Kerr, che era ebreo, emigra e si stabilisce in Inghilterra. In esilio la dimensione etica e civile che lo aveva sempre animato diventa centrale. Non può più fare il critico, ma continua a scrivere e attacca duramente tutti gli artisti e gli intellettuali che non hanno il coraggio di opporsi al nazismo. Tra questi c'è anche Herbert Ihering, rimasto in Germania per tutti gli anni del regime. Nel 1948, non volendo sopravvivere alle devastanti conseguenze di un ictus, Kerr si toglie la vita. Dividendo la sua vita tra l'attività di Dramaturg e critico a Berlino est e la sua casa a Berlino ovest, Ihering gli sopravviverà quasi 30 anni, fino al 1977. Questa è la storia, ricostruita attraverso recensioni, scritti e documenti d'archivio, raccontata da questo libro. Un libro che attraverso l'analisi delle idee di due personalità di eccezionale livello intellettuale, evoca la storia di un'epoca straordinaria in cui il teatro era un bene condiviso e essenziale.File | Dimensione | Formato | |
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