Nel secondo dopoguerra, al traino del piano Marshall, in Italia non arrivano soltanto innovazioni tecnologiche e operative destinate a modificare profondamente l’assetto di alcuni settori industriali. Iniziano a diffondersi anche nuove idee sul rapporto fra aziende e lavoratori. Il tema dell’alienazione del lavoro di fabbrica, messo in evidenza dai critici del neocapitalismo, viene affrontato dalla sociologia statunitense attraverso l’attribuzione di nuovi compiti all’impresa. Fra questi rientra l’elevazione culturale dei dipendenti. In questa sede ci si sofferma sulla “politica culturale” di uno dei principali gruppi industriali italiani di quel momento: Finsider. L’azienda creata da quest'ultima per gestire il ricostruito stabilimento siderurgico di Cornigliano – in quel momento “punta di diamante” del gruppo – si colloca all’avanguardia in questa evoluzione. Vengono aperti circoli aziendali per i lavoratori in tutte le sedi in cui il gruppo opera; si dà vita a un’intensa attività editoriale, che gravita soprattutto attorno alla pubblicazione di riviste; viene reclutato un importante pittore e grafico, Eugenio Carmi, come “direttore artistico” per la realizzazione di grandi iniziative. Quale obiettivo perseguono i dirigenti della siderurgia pubblica? L’ipotesi su cui si concentra questo contributo è che si possano individuare due finalità distinte che convergono in un comune orizzonte strategico. Da una parte, il gruppo punta a presentarsi all’esterno come forza propulsiva di un processo di modernizzazione che va oltre l’elemento tecnico-industriale e prova ad affrontare e risolvere anche i nodi problematici dello sviluppo. Dall’altra, c’è il tentativo di coinvolgere gli stessi lavoratori in questa prospettiva, offrendo al loro sforzo quotidiano un senso complessivo su cui fondare un’identificazione con gli obiettivi propugnati dai loro vertici. Questi percorsi, profondamente intrecciati, riflettono l’ambizione – non solo di Finsider, ma di buona parte della grande impresa italiana – di affermare il proprio ruolo guida nello sviluppo del paese. L’opzione tecnocratica che emerge fra anni ’50 e ’60 sarà l’espressione più coerente di questa istanza. Ma quali effetti sortisce sui lavoratori la politica culturale del gruppo? A giudicare dalla contestazione, che nel corso del “lungo autunno caldo” divampa negli stabilimenti Finsider non meno che nelle altre grandi fabbriche italiane, verrebbe da dire che quel tentativo si è risolto in un completo fallimento. Allargando lo sguardo però ci si rende conto che le cose sono un po’ più complesse. Se l’obiettivo di definire una comunità aziendale intorno a un progetto di modernizzazione inteso come gestione tecnocratica dello sviluppo (e delle sue contraddizioni) non va a segno, la politica culturale delle grandi imprese – e di Finsider, in questo caso – svolge un ruolo non irrilevante nel processo di emancipazione culturale che molti lavoratori vivono in quel frangente

Romeo, S. (2022). L'Italsider di Guido Rossa. In Gabriele D'Autilia e Sergio Luzzatto (a cura di), Guido Rossa fotografo. Silvana Editoriale.

L'Italsider di Guido Rossa

Salvatore Romeo
2022-01-01

Abstract

Nel secondo dopoguerra, al traino del piano Marshall, in Italia non arrivano soltanto innovazioni tecnologiche e operative destinate a modificare profondamente l’assetto di alcuni settori industriali. Iniziano a diffondersi anche nuove idee sul rapporto fra aziende e lavoratori. Il tema dell’alienazione del lavoro di fabbrica, messo in evidenza dai critici del neocapitalismo, viene affrontato dalla sociologia statunitense attraverso l’attribuzione di nuovi compiti all’impresa. Fra questi rientra l’elevazione culturale dei dipendenti. In questa sede ci si sofferma sulla “politica culturale” di uno dei principali gruppi industriali italiani di quel momento: Finsider. L’azienda creata da quest'ultima per gestire il ricostruito stabilimento siderurgico di Cornigliano – in quel momento “punta di diamante” del gruppo – si colloca all’avanguardia in questa evoluzione. Vengono aperti circoli aziendali per i lavoratori in tutte le sedi in cui il gruppo opera; si dà vita a un’intensa attività editoriale, che gravita soprattutto attorno alla pubblicazione di riviste; viene reclutato un importante pittore e grafico, Eugenio Carmi, come “direttore artistico” per la realizzazione di grandi iniziative. Quale obiettivo perseguono i dirigenti della siderurgia pubblica? L’ipotesi su cui si concentra questo contributo è che si possano individuare due finalità distinte che convergono in un comune orizzonte strategico. Da una parte, il gruppo punta a presentarsi all’esterno come forza propulsiva di un processo di modernizzazione che va oltre l’elemento tecnico-industriale e prova ad affrontare e risolvere anche i nodi problematici dello sviluppo. Dall’altra, c’è il tentativo di coinvolgere gli stessi lavoratori in questa prospettiva, offrendo al loro sforzo quotidiano un senso complessivo su cui fondare un’identificazione con gli obiettivi propugnati dai loro vertici. Questi percorsi, profondamente intrecciati, riflettono l’ambizione – non solo di Finsider, ma di buona parte della grande impresa italiana – di affermare il proprio ruolo guida nello sviluppo del paese. L’opzione tecnocratica che emerge fra anni ’50 e ’60 sarà l’espressione più coerente di questa istanza. Ma quali effetti sortisce sui lavoratori la politica culturale del gruppo? A giudicare dalla contestazione, che nel corso del “lungo autunno caldo” divampa negli stabilimenti Finsider non meno che nelle altre grandi fabbriche italiane, verrebbe da dire che quel tentativo si è risolto in un completo fallimento. Allargando lo sguardo però ci si rende conto che le cose sono un po’ più complesse. Se l’obiettivo di definire una comunità aziendale intorno a un progetto di modernizzazione inteso come gestione tecnocratica dello sviluppo (e delle sue contraddizioni) non va a segno, la politica culturale delle grandi imprese – e di Finsider, in questo caso – svolge un ruolo non irrilevante nel processo di emancipazione culturale che molti lavoratori vivono in quel frangente
gen-2022
Settore M-STO/04 - STORIA CONTEMPORANEA
Italian
Rilevanza nazionale
Capitolo o saggio
Guido Rossa, Italsider, Storia d'impresa, Storia del movimento operaio,
Romeo, S. (2022). L'Italsider di Guido Rossa. In Gabriele D'Autilia e Sergio Luzzatto (a cura di), Guido Rossa fotografo. Silvana Editoriale.
Romeo, S
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